Quando parliamo di abusi edilizi, dobbiamo innanzitutto dire che non parliamo di palazzi, centri residenziali o grandi costruzioni.
Purtroppo nel passato, tanti hanno fatto abusi edilizi, ma non di grande entità. Si parla della chiusura di portici, di terrazzi, piuttosto che l’innalzamento di una copertura per avere una maggiore abitabilità di una mansarda e, in altri casi, sono stati progettati degli spazi, solitamente negozi o uffici, dove veniva realizzato un retro negozio o ripostiglio, chiuso con una parete di cartongesso. In un secondo tempo la parete veniva rimossa, creando a questo punto uno spazio unico, ma cambiando così la funzione d’uso dell’immobile, senza aver pagato la relativa concessione e, ovviamente, senza permesso.
Queste in linea di massima sono le casistiche degli abusi a San Marino, cui si uniscono qualche fabbricato allargato di una decina di centimetri e qualche costruzione che usciva di poco dal terreno edificabile. In ogni caso, sono tutti casi di medio-piccola entità, comunque su fabbricati approvati, dove portici e terrazzi esistevano già, così come interrati e seminterrati.
Caso a parte sono invece i capanni agricoli, che sono utilizzati come deposito attrezzi da coltivatori improvvisati. Questi sono per legge autorizzati su superfici minime di 5 mila mq., proprio come deposito attrezzi, ma nella realtà ne vengono costruiti in continuazione senza il rispetto della norma.
La prassi vuole che la segnalazione dell'abuso venga fatta all'Ispettorato al Territorio, il quale effettua un sopralluogo. A seguito di questo il dirigente preposto dell’Ufficio Urbanistica, comunica entro sessanta giorni a mezzo raccomandata a.r. a chi compie l’abuso, la disposizione di immediata cessazione dei lavori, concedendo settanta giorni per il ripristino dello stato dei luoghi.
Questo passaggio viene fatto di concerto con il Tribunale Amministrativo.
Trascorsi i termini, si provvede alla verifica dell’opera abusiva e, nel caso fosse ancora in essere, all’accertamento del suo valore di mercato, incaricando l’AASP del suo abbattimento entro trenta giorni.
Nel caso in cui le opere abusive non possano essere abbattute, viene applicata una sanzione pari al triplo dell’incremento del valore di mercato da eseguire dall’Ufficio del catasto entro quarantacinque giorni.
Se l’abuso, invece, è sanabile poiché non contrasta con le norme vigenti, è ammessa la concessione in sanatoria, con una sanzione pari al doppio del contributo concessorio, stessa prassi per opere come ad esempio cancelli abusivi, che invece dovranno pagare da 500 a 3000 euro per le autorizzazioni necessarie.
Fin qui sembra tutto regolare, una norma severa e funzionale. Ma non sempre tutto funziona. Infatti, a causa di una normativa poco chiara, la demolizione di fatto non viene effettuata. In sostanza, quindi, rimangono gli abusi. Gli aggiornamenti catastali, che ricordiamo scadono il prossimo giugno, daranno una visione reale degli abusi e della loro quantità.
Riguardo gli abusi ci possono essere molte maniere per trovare delle soluzioni, una di queste potrebbe essere applicare una sanzione annuale alta, di 4 o 5 mila euro, fino a che non avviene la demolizione o, in alternativa, la confisca del bene.
Comunicato stampa
Purtroppo nel passato, tanti hanno fatto abusi edilizi, ma non di grande entità. Si parla della chiusura di portici, di terrazzi, piuttosto che l’innalzamento di una copertura per avere una maggiore abitabilità di una mansarda e, in altri casi, sono stati progettati degli spazi, solitamente negozi o uffici, dove veniva realizzato un retro negozio o ripostiglio, chiuso con una parete di cartongesso. In un secondo tempo la parete veniva rimossa, creando a questo punto uno spazio unico, ma cambiando così la funzione d’uso dell’immobile, senza aver pagato la relativa concessione e, ovviamente, senza permesso.
Queste in linea di massima sono le casistiche degli abusi a San Marino, cui si uniscono qualche fabbricato allargato di una decina di centimetri e qualche costruzione che usciva di poco dal terreno edificabile. In ogni caso, sono tutti casi di medio-piccola entità, comunque su fabbricati approvati, dove portici e terrazzi esistevano già, così come interrati e seminterrati.
Caso a parte sono invece i capanni agricoli, che sono utilizzati come deposito attrezzi da coltivatori improvvisati. Questi sono per legge autorizzati su superfici minime di 5 mila mq., proprio come deposito attrezzi, ma nella realtà ne vengono costruiti in continuazione senza il rispetto della norma.
La prassi vuole che la segnalazione dell'abuso venga fatta all'Ispettorato al Territorio, il quale effettua un sopralluogo. A seguito di questo il dirigente preposto dell’Ufficio Urbanistica, comunica entro sessanta giorni a mezzo raccomandata a.r. a chi compie l’abuso, la disposizione di immediata cessazione dei lavori, concedendo settanta giorni per il ripristino dello stato dei luoghi.
Questo passaggio viene fatto di concerto con il Tribunale Amministrativo.
Trascorsi i termini, si provvede alla verifica dell’opera abusiva e, nel caso fosse ancora in essere, all’accertamento del suo valore di mercato, incaricando l’AASP del suo abbattimento entro trenta giorni.
Nel caso in cui le opere abusive non possano essere abbattute, viene applicata una sanzione pari al triplo dell’incremento del valore di mercato da eseguire dall’Ufficio del catasto entro quarantacinque giorni.
Se l’abuso, invece, è sanabile poiché non contrasta con le norme vigenti, è ammessa la concessione in sanatoria, con una sanzione pari al doppio del contributo concessorio, stessa prassi per opere come ad esempio cancelli abusivi, che invece dovranno pagare da 500 a 3000 euro per le autorizzazioni necessarie.
Fin qui sembra tutto regolare, una norma severa e funzionale. Ma non sempre tutto funziona. Infatti, a causa di una normativa poco chiara, la demolizione di fatto non viene effettuata. In sostanza, quindi, rimangono gli abusi. Gli aggiornamenti catastali, che ricordiamo scadono il prossimo giugno, daranno una visione reale degli abusi e della loro quantità.
Riguardo gli abusi ci possono essere molte maniere per trovare delle soluzioni, una di queste potrebbe essere applicare una sanzione annuale alta, di 4 o 5 mila euro, fino a che non avviene la demolizione o, in alternativa, la confisca del bene.
Comunicato stampa
Riproduzione riservata ©