Il lungo comma Comunicazioni, diventato un dibattito sulla giustizia, si avvia alla conclusione. Un ordine del giorno della maggioranza dà mandato al Congresso di integrare con urgenza il fascicolo già consegnato nel 2018, indicando gli atti illegittimi dalla rimozione dell'ex magistrato dirigente fino ad oggi, trasmettendone copia al Segretario Generale del Consiglio d'Europa. Anche RF deposita il suo ordine del giorno. Chiede di posticipare la convocazione del Consiglio Giudiziario Plenario in attesa del Consiglio Giudiziario Ordinario; di attendere i responsi del Consiglio d'Europa prima di proseguire con atti e deliberazioni; di favorire nuovi momenti di confronto e dialogo fra poteri legislativo e giudiziario. Entrambi verranno votati in ripresa di lavori.
Tornando al dibattito, In maggioranza emerge, chiara, la posizione di Iro Belluzzi, che nel Consiglio Giudiziario Plenario ha votato non in linea con i colleghi di maggioranza. “Il percorso di associazione all'Unione Europea e l'adesione ad organismi internazionali – dice - non sono mostrine da mettere sulla giacca. Non sarebbe stato meglio – chiede - verificare la costituzionalità della norma?”. Incassa la solidarietà di Mirko Dolcini: “I consiglieri siano liberi di decidere e prendere posizioni anche in contrasto con i loro partiti. E' un principio sacrosanto della democrazia”. Ora, sul tavolo del Segretario Generale del Consiglio d'Europa, c'è una lettera firmata da 9 giudici e dal dirigente del tribunale, “gravissima nei contenuti e nel metodo” - attacca il Segretario Dc Giancarlo Venturini, che punta il dito contro magistrati che vogliono sostituirsi alla politica. “Si profila – avverte – un conflitto di attribuzione fra organi dello stato”. Non è il solo a ritenere quella lettera un atto politico. I magistrati non sono andati per le vie giurisdizionali che li competono, non sono ricorsi al collegio garante, fa notare il Segretario alle Finanze Gatti. “Occorre ristabilire un equilibrio istituzionale dei ruoli”, afferma il segretario agli Esteri Beccari. In merito all'autogoverno, amministrare la giustizia è diverso – dice - dallo scrivere le regole del gioco, prerogativa dell'aula consiliare. “Se confondiamo autogoverno con indipendenza e autonomia – avverte Francesco Mussoni - non stiamo parlando del modello sammarinese. E l'aver espresso a un organo di giustizia europeo un taglio di questo tipo, porta fuori strada”.
“I magistrati - attacca Matteo Zeppa - non devono fare le leggi eppure lo pretendono”. Forte anche l'appello al rispetto delle istituzioni. “Il Consiglio – ricorda il Segretario Ciavatta - ha sempre difeso la Reggenza. Qui abbiamo magistrati che chiedono di eliminarla dal Consiglio Ordinario pretendendo di gestire loro quell'organismo”. Sulla ricostruzione degli avvenimenti in tribunale tornano vecchi nodi, su tutti la revoca dell'allora magistrato dirigente. “Oggi è chiaro che lo scopo della legge fosse la retroattività, per cacciare giudici scomodi piuttosto che ragionare come fare funzionare un tribunale, dove cittadini sono in attesa di giudizio da oltre 10 anni”, tuona Maria Katia Savoretti. Ma c'è anche chi chiede alla politica di non concentrare tutte le battaglie sulla giustizia, fumo negli occhi, per Marica Montemaggi, “per spostare l'attenzione dalle grida d'allarme su lavoro e sviluppo”. Anche il capogruppo Dc invita a portare in aula le riforme. “E' anche su questo – dice - che maggioranza e governo devono dare risposta al paese. Rischiamo altrimenti di non essere compresi”.