La maggioranza ferma le bocce sull'Istituto Finanziario Pubblico, anche se conferma il progetto e ribadisce gli obiettivi di quello che definisce un importante strumento per lo sviluppo. Il Segretario di Stato alle Finanze lo aveva annunciato e nel corso del vertice della coalizione ha chiesto ed ottenuto uno slittamento dell'esame per dare modo di procedere ad alcuni aggiustamenti e preparare emendamenti che la stessa maggioranza presenterà in aula.
Nessuna intenzione di coprire la spesa corrente attraverso la cartolarizzazione – spiega – e neppure di ricorrere a prestiti esterni per far fronte ai costi. La vendita degli immobili pubblici è già regolamentata per legge, e prevede l'assenso dei due terzi del parlamento. L'IFP – aggiunge la coalizione - dovrà servire per programmare investimenti destinati allo sviluppo”.
Sulla necessità di chiarire meglio alcuni passaggi si era espresso, nei giorni scorsi, il capogruppo di Alleanza Popolare, Mario Venturini, e il coordinatore, Nicola Renzi, rimarca i punti inderogabili.
Un no secco all'IFP è stato ribadito a gran voce da Sinistra Unita, Civico 10, Rete e Sottomarino, che hanno annunciato l'intenzione di non voler fare sconti al Governo. Con questo progetto – hanno affermato nelle serate pubbliche di ieri - si sta mettendo a repentaglio il futuro del Paese, con il rischio di una forte dilatazione del debito pubblico. Lamentano una campagna denigratoria nei loro confronti, ma registrano che grazie alla loro mobilitazione è in atto una marcia indietro tra le fila della maggioranza. Intanto anche il sindacato denuncia troppe zone d'ombra nel progetto, a partire dall'eventuale utilizzo dei fondi pensione relativi al primo pilastro e a Fondiss, sia come liquidità per finanziare interventi da parte dell'Ifp, che come risorse economiche da destinare all'acquisto di strumenti finanziari emessi dallo stesso istituto. La CSU ha scritto al Governo evidenziando la necessità di chiarire gli ambiti di non competenza dell'Ifp. Non dovrà finanziare la spesa corrente improduttiva, non dovrà intervenire per ripianare i debiti generati dal sistema bancario e finanziario, né su progetti imprenditoriali che non abbiano forte connotazione pubblica”. Da censurare, infine, l'ipotesi che l'Ifp possa diventare una scorciatoia per arrivare a dismettere asset pubblici strategici come l'Azienda dei Servizi, e intervenire nei default immobiliari privati.
Sergio Barducci
Nessuna intenzione di coprire la spesa corrente attraverso la cartolarizzazione – spiega – e neppure di ricorrere a prestiti esterni per far fronte ai costi. La vendita degli immobili pubblici è già regolamentata per legge, e prevede l'assenso dei due terzi del parlamento. L'IFP – aggiunge la coalizione - dovrà servire per programmare investimenti destinati allo sviluppo”.
Sulla necessità di chiarire meglio alcuni passaggi si era espresso, nei giorni scorsi, il capogruppo di Alleanza Popolare, Mario Venturini, e il coordinatore, Nicola Renzi, rimarca i punti inderogabili.
Un no secco all'IFP è stato ribadito a gran voce da Sinistra Unita, Civico 10, Rete e Sottomarino, che hanno annunciato l'intenzione di non voler fare sconti al Governo. Con questo progetto – hanno affermato nelle serate pubbliche di ieri - si sta mettendo a repentaglio il futuro del Paese, con il rischio di una forte dilatazione del debito pubblico. Lamentano una campagna denigratoria nei loro confronti, ma registrano che grazie alla loro mobilitazione è in atto una marcia indietro tra le fila della maggioranza. Intanto anche il sindacato denuncia troppe zone d'ombra nel progetto, a partire dall'eventuale utilizzo dei fondi pensione relativi al primo pilastro e a Fondiss, sia come liquidità per finanziare interventi da parte dell'Ifp, che come risorse economiche da destinare all'acquisto di strumenti finanziari emessi dallo stesso istituto. La CSU ha scritto al Governo evidenziando la necessità di chiarire gli ambiti di non competenza dell'Ifp. Non dovrà finanziare la spesa corrente improduttiva, non dovrà intervenire per ripianare i debiti generati dal sistema bancario e finanziario, né su progetti imprenditoriali che non abbiano forte connotazione pubblica”. Da censurare, infine, l'ipotesi che l'Ifp possa diventare una scorciatoia per arrivare a dismettere asset pubblici strategici come l'Azienda dei Servizi, e intervenire nei default immobiliari privati.
Sergio Barducci
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