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Le inchieste in Aula. Dal psd solidarietà a Denise Bronzetti

17 mar 2015
Le inchieste in Aula. Dal psd solidarietà a Denise Bronzetti
Le inchieste in Aula. Dal psd solidarietà a Denise Bronzetti
La cronaca giudiziaria ancora una volta torna in Consiglio e tra le carte sequestrate c'è anche anche una sorta di dossier, rivelatosi infondato, per tentare di screditare il consigliere Denise Bronzetti, considerata un ostacolo per il sistema “Stolfi-Podeschi”. Così, mentre Federico Pedini Amati dice di avere letto l'ultima ordinanza del tribunale e chiede a Claudio Felici e Stefano Macina di fare un passo indietro, Gian Nicola Berti replica portando ad esempio proprio la vicenda di Denise Bronzetti. E' prematuro e pericoloso esprimere giudizi, afferma. Una organizzazione malavitosa ha dato vita a una campagna diffamatoria nei confronti di un consigliere della Repubblica. Un fatto grave, che dovrebbe stare in prima pagina, mentre così non è. La verità dell'informazione non è assoluta, sottolinea Berti. Un testimone sul conto Mazzini è stato denunciato dagli indagati e sulla stampa usciva la notizia che le persone per bene erano quelle che lui aveva denunciato.Non ci sta Matteo Zeppa di Rete. Chi non condivide quello che scrivono gli organi di informazione può rispondere e replicare, commenta. La lettura dell'ordinanza parla chiaro dice Zeppa: “Macina e Felici hanno portato il loro partito ad entrare in quel patto scellerato”. Ci sono, condivide invece Elena Tonnini, i rischi di una informazione veicolata. Però, sottolinea, sarebbe fondamentale per la politica prendere atto dei rischi ma anche delle cose accadute. Ringraziamenti pubblici a Berti da parte di Alessandro Mancini. Il consigliere socialista condivide gli incoraggiamenti alla magistratura ad andare avanti. Ma, afferma, ricordando il dossieraggio anche contro la sua persona, non si può venire in quest'Aula a fare i processi. Mancini ricorda di avere chiesto scusa per tutta la politica al congresso del suo partito e registra l'irritazione di Francesca Michelotti. “Io, commenta, non devo chiedere scusa a nessuno e nessuno deve farlo per me. Non mi sta bene essere confusa con quella sottopolitica”. Le persone troppo chiacchierate devono fare un passo indietro, dice, per ridare ossigeno al clima politico che stiamo respirando. E' la politica che ha chiesto al tribunale di indagare perché abbiamo bisogno di verità, rimarca il democristiano Manuel Ciavatta. Ma aldilà delle responsabilità dei singoli, sottolinea, non bisogna ledere le istituzioni. Proprio per tutelare le istituzioni, replica Mimma Zavoli di Civico 10, c'è chi deve fare un passo indietro. Dal psd, per voce di Vladimiro Selva, arriva la solidarietà a Denise Bronzetti “vittima di dossieraggio”. Un attacco, dice, con finalità eversive. Già il nostro segretario, ricorda, aveva condannato questi fenomeni perché attaccano la persona e questioni irrilevanti sul piano politico vengono usate per tutt'altri fini. Rispetto alla richiesta di dimissioni che parte dell'opposizione ha rivolto a Felici e Macina, Selva replica affermando di non accettare denigrazioni che non sono assolutamente vicine alla realtà. Sono persone la cui condizione economica è sotto gli occhi di tutti, dice, e che si sono impegnate per creare le condizioni per un cambiamento per questo Paese. I fatti vanno contestualizzati sulla base delle normative allora vigenti e sono certo, afferma, che non sono stati commessi illeciti. Legare poi la nascita del psd a questi eventi, conclude, è sbagliato e offensivo. I reati accertati si fermano al 2014 commenta il capogruppo di Rete Roberto Ciavatta. E la magistratura scrive che alcuni si trovano ancora in carcere perché godono del sostegno delle istituzioni.

Sonia Tura

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