Il compito di «custode della legge» svolto dal Corpo della Gendarmeria è di per sé importantissimo; il bisogno che la Repubblica ha di bonificare se stessa, lo rende, se possibile, ancora più importante. Serve allora che la Gendarmeria ricomponga le sue fratture, riorganizzi la sua azione, si professionalizzi e torni pienamente a essere un apparato dello Stato al servizio dei cittadini. Perché ciò avvenga occorre anzitutto ripristinare il principio su cui si reggono tutti i corpi militari: l’autorevolezza.
L’uomo incaricato dal governo, il comandante Alessandro Gentili, al contrario, si è distinto per incompetenza e presunzione. Conoscevamo già la sua noncuranza per le tradizioni militari sammarinesi, così come conoscevamo già il fallimento delle misure di contrasto al crimine da lui adottate. Oggi conosciamo anche il suo disprezzo per le istituzioni democratiche dello Stato che lo ospita, per l’autorità giudiziaria e per gli altri corpi di polizia (in particolare per il Nucleo antifrode che sta svolgendo invece con solerzia un compito estremamente delicato). Le affermazioni riportate dai giornali sono inqualificabili e ignominiose. Nei suoi colloqui con i sottoposti – a nostro avviso – si ravvedrebbero addirittura ipotesi di reato come l’ostacolo all’attività di polizia.
Per consuetudine non scritta il comando del Corpo della Gendarmeria da sempre è lasciato a militari italiani. Si tratta di un’ingente cessione di sovranità alla quale dovrebbe corrispondere, se non la fedeltà assoluta, almeno il rispetto.
Chiediamo al comandante Gentili, per dignità, di fare un passo indietro così da evitare che sulle istituzioni si consumi un’inopportuna battaglia politica; allo stesso tempo, il segretario Valentini, dovrebbe iniziare a interrogarsi sulla sua adeguatezza a ricoprire il ruolo di guida di governo. In caso contrario ci impegniamo fin da ora a far la nostra parte nelle sedi a noi assegnate.
I Consiglieri
Federico Pedini Amati
Luca Lazzari
L’uomo incaricato dal governo, il comandante Alessandro Gentili, al contrario, si è distinto per incompetenza e presunzione. Conoscevamo già la sua noncuranza per le tradizioni militari sammarinesi, così come conoscevamo già il fallimento delle misure di contrasto al crimine da lui adottate. Oggi conosciamo anche il suo disprezzo per le istituzioni democratiche dello Stato che lo ospita, per l’autorità giudiziaria e per gli altri corpi di polizia (in particolare per il Nucleo antifrode che sta svolgendo invece con solerzia un compito estremamente delicato). Le affermazioni riportate dai giornali sono inqualificabili e ignominiose. Nei suoi colloqui con i sottoposti – a nostro avviso – si ravvedrebbero addirittura ipotesi di reato come l’ostacolo all’attività di polizia.
Per consuetudine non scritta il comando del Corpo della Gendarmeria da sempre è lasciato a militari italiani. Si tratta di un’ingente cessione di sovranità alla quale dovrebbe corrispondere, se non la fedeltà assoluta, almeno il rispetto.
Chiediamo al comandante Gentili, per dignità, di fare un passo indietro così da evitare che sulle istituzioni si consumi un’inopportuna battaglia politica; allo stesso tempo, il segretario Valentini, dovrebbe iniziare a interrogarsi sulla sua adeguatezza a ricoprire il ruolo di guida di governo. In caso contrario ci impegniamo fin da ora a far la nostra parte nelle sedi a noi assegnate.
I Consiglieri
Federico Pedini Amati
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