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Lonfernini: "contro di me e l’Upr ordinata una azione di pulizia etnica”

10 dic 2013
Lonfernini: "contro di me e l’Upr ordinata una azione di pulizia etnica”
Lonfernini: "contro di me e l’Upr ordinata una azione di pulizia etnica”
Sul conto Mazzini attendiamo le risultanze di eventuali addebiti, dice il Segretario agli interni. La Commissione giustizia ha chiesto precisazioni all’autorità giudiziaria. Il procedimento è ancora in corso e il tribunale ha aperto un ulteriore fascicolo per violazione del segreto istruttorio. L’auspicio, conclude Giancarlo Venturini, è che si faccia quanto prima massima chiarezza. Lasciamo lavorare gli organi competenti. Si rivolge direttamente alla Reggenza Giovanni Lonfernini perché, dice, quello che è capitato a me e all'Upr non lo auguro a nessuno. I limiti sono stati superati, afferma, si gioca manifestamente al massacro. “Avrei preferito essere battuto politicamente, sottolinea il capogruppo dell’Upr. Contro di me e il mio partito è stata ordinata una azione di pulizia etnica”. La mia immagine, prosegue, è stata ritratta all’interno di apposite foto segnaletiche. Siamo considerati dei delinquenti e non siamo nemmeno indagati”. Lonfernini racconta di un incontro avuto due mesi fa con il segretario della Dc. Presente una terza persona di cui non fa il nome. “Gatti mi disse che qualcosa di frapponeva nella normalizzazione dei rapporti tra i nostri partiti. La questione riguardava il conto Mazzini. Alcune componenti della maggioranza premevano e, esaurita la stagione dei congressi, la bomba sarebbe esplosa”. A questo Lonfernini affianca la lettera di Tito Masi. "Si parla con assoluta certezza del dettagliato rapporto di polizia giudiziaria. Se Masi ha visto un atto coperto dal segreto istruttorio, afferma, dovrebbe dire chi glielo ha fatto vedere e in quale contesto. Stefano Palmieri, aggiunge, anticipò via Facebook ad Antonio Raschi che a breve potevano venire alla luce questioni poco edificanti che coinvolgevano qualcuno dell’Upr". E Lonfernini ipotizza anche “un confronto dialettico sul canone – introdotto da Masi – dei si sapeva. Si sapeva che Rainer Masera, candidato alla presidenza di Banca Centrale, era un uomo SOPAF: lo diceva il suo curriculum. Si sapeva che il memoriale Ghiotti era vero: lo hanno confermato gli stessi personaggi citati a partire da Gatti, lo stesso Ghiotti, Dal Pino e Farina. Si sapeva che, in un incontro a Palazzo Begni, l’ex segretario alle Finanze illustrò come doveva essere pagato il sovrapprezzo SOPAF di circa 15 milioni. E si sa, conclude Lonfernini, che nonostante i tanti rilievi della società di revisione CARISP, uno dei primi atti della gestione SIBANI–MASI è stato il perfezionamento della consulenza SOPAF”. Appassionato anche l’intervento di Gian Marco Marcucci che nega ogni addebito e anticipa che non permetterà a nessuno di infangare il suo nome e la sua famiglia. Francesca Michelotti dà ragione a Lonfernini. Nomi dell’Upr sul conto Mazzini circolavano durante le elezioni ed erano sui tavoli politici. Il teorema di Lonfernini che disegna un attacco mirato all’accaparramento elettorale da parte di forze che hanno lo stesso approdo politico potrebbe avere senso. Ma dovete spiegare, sottolinea, perché il vostro nome è stato toccato da questo sospetto. L’Upr, ha anticipato Lonfernini, sta valutando la presentazione di una proposta di legge per istituire una commissione d’inchiesta su questa e altre vicende che hanno pesato sul nostro Paese. Intanto Rete, Civico 10 e Sinistra Unite, con un ordine del giorno, chiedono una commissione d’inchiesta su tutte le questioni non chiarite: dal conto Mazzini a Criminal Minds, da Anphora- Smi a Sopaf-Cassa di Risparmio. Tempo di lavoro: 2 anni. Roberto Ciavatta di Rete chiede ai consiglieri citati di dimettersi dall’Aula per meglio difendersi, spiega, e per tutelare l’onorabilità delle istituzioni. Marco Arzilli chiede all’Aula di appoggiare l’azione della magistratura. Il tribunale deve andare avanti e deve avere la forza e l’appoggio di tutti. Così forse, aggiunge, si scoprirà la chiave di lettura di tante vicende. Nessun complotto da parte della maggioranza, afferma il capogruppo della Dc. Tutti, conferma Luigi Mazza, sapevano i nomi che circolavano sul conto Mazzini. Potevamo usarli in campagna elettorale. Ma nessuno ha sollevato la questione perché le responsabilità non erano accertate. Respingo le condanne a priori. Ma chi ha usato quei soldi deve spiegare perché e a quale titolo lo ha fatto.

Sonia Tura

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