Le attestazioni di stima, amicizia e rispetto nei confronti della mia persona, nel corso del recente dibattito sulle mie dimissioni, mi hanno riempito profondamente l’animo di orgoglio, e per questo desidero esprimere ancora un ringraziamento sincero a tutti i Consiglieri. Qualcuno ha affermato che la politica è il confronto delle idee per cercare le sintesi tra posizioni diverse, e per mettere insieme la soluzione più giusta per l’intera comunità (l’arte del compromesso in definitiva), che la politica è un sacrificio, che ciascun Consigliere è portatore di specifiche sensibilità, ecc.
Sono parole molto importanti, e lo sarebbero ancor di più se fossero coniugate ad una sensibilità, comune e diffusa, di ciò che dovrebbe rappresentare la politica anche in termini di integrità, in maniera tale, che tali compromessi sempre più difficilmente possano rischiare di prendere derive corrotte, ingiuste, di natura particolaristica e che, come è accaduto quando si è trattato di far sacrifici, questi ricadano maggiormente a carico di tutti i cittadini, per la gran parte onesti. Molti interventi si sono concentrati sul Tema della disabilità, e l’avermi riconosciuto un merito per aver contribuito a far conoscere più da vicino ai membri del Consiglio e a far migliorare nel Paese, questo mondo, mi ha fatto davvero molto piacere. Si è parlato molto, sebbene non ne avessi fatta alcuna menzione nella mia lettera di dimissioni, dei problemi che, nella mia situazione, devo affrontare per sostenere l’impegno Consigliare, della mia delusione per i continui ed inspiegabili rimandi a Progetti di Legge, ecc. Ammetto di essere molto sensibile al tema della disabilità, questo sì, e quando un Consigliere di minoranza, a cui mi sento molto vicino, durante il suo intervento mi ha pregato di non dimettermi ricordando, giustamente, che la nuova normativa in materia coerente con gli obblighi assunti da San Marino a livello internazionale, è lì a un passo, confesso di aver per un momento cambiato idea. Invece no, lascio questa opportunità al Partito dei Socialisti e dei Democratici, confidando che non perderà l’occasione di raccogliere responsabilmente questa sfida, essendo forza di Governo, Partito di sinistra, non indifferente al riconoscimento dei Diritti Umani per tutti, e quindi con il dovere di dare l’impulso necessario all’interno della maggioranza, affinché anche quel passo di cui sopra possa essere compiuto. La condizione emotiva per la quale ho sentito venir meno prestanza e passione, presupposti senza i quali ho capito che non aveva più ragion d’essere la mia presenza in Consiglio, va ben oltre la mia disabilità e le tematiche che ad essa sono correlate. Si tratta, infatti, di una presa di coscienza che abbraccia un arco di situazioni più ampio e profondo, e penso, che chi ha parlato di stanchezza, alla fine abbia usato la parola più giusta, dato l’ottica estesa a cui questo termine può essere riferito. La scelta di fermarmi e riflettere è, semplicemente funzionale ed in linea ad un modo, credo neanche tanto originale, di intendere la politica. Pertanto ringrazio sentitamente per la fiducia accordatami dal Consiglio Grande e Generale, ma confermo le ragioni e gli auspici che ho indicato nella lettera di dimissioni, convinto di poter dare un utile contributo al progresso del Paese anche fuori dall’Aula consigliare.
Mirko Tomassoni
Sono parole molto importanti, e lo sarebbero ancor di più se fossero coniugate ad una sensibilità, comune e diffusa, di ciò che dovrebbe rappresentare la politica anche in termini di integrità, in maniera tale, che tali compromessi sempre più difficilmente possano rischiare di prendere derive corrotte, ingiuste, di natura particolaristica e che, come è accaduto quando si è trattato di far sacrifici, questi ricadano maggiormente a carico di tutti i cittadini, per la gran parte onesti. Molti interventi si sono concentrati sul Tema della disabilità, e l’avermi riconosciuto un merito per aver contribuito a far conoscere più da vicino ai membri del Consiglio e a far migliorare nel Paese, questo mondo, mi ha fatto davvero molto piacere. Si è parlato molto, sebbene non ne avessi fatta alcuna menzione nella mia lettera di dimissioni, dei problemi che, nella mia situazione, devo affrontare per sostenere l’impegno Consigliare, della mia delusione per i continui ed inspiegabili rimandi a Progetti di Legge, ecc. Ammetto di essere molto sensibile al tema della disabilità, questo sì, e quando un Consigliere di minoranza, a cui mi sento molto vicino, durante il suo intervento mi ha pregato di non dimettermi ricordando, giustamente, che la nuova normativa in materia coerente con gli obblighi assunti da San Marino a livello internazionale, è lì a un passo, confesso di aver per un momento cambiato idea. Invece no, lascio questa opportunità al Partito dei Socialisti e dei Democratici, confidando che non perderà l’occasione di raccogliere responsabilmente questa sfida, essendo forza di Governo, Partito di sinistra, non indifferente al riconoscimento dei Diritti Umani per tutti, e quindi con il dovere di dare l’impulso necessario all’interno della maggioranza, affinché anche quel passo di cui sopra possa essere compiuto. La condizione emotiva per la quale ho sentito venir meno prestanza e passione, presupposti senza i quali ho capito che non aveva più ragion d’essere la mia presenza in Consiglio, va ben oltre la mia disabilità e le tematiche che ad essa sono correlate. Si tratta, infatti, di una presa di coscienza che abbraccia un arco di situazioni più ampio e profondo, e penso, che chi ha parlato di stanchezza, alla fine abbia usato la parola più giusta, dato l’ottica estesa a cui questo termine può essere riferito. La scelta di fermarmi e riflettere è, semplicemente funzionale ed in linea ad un modo, credo neanche tanto originale, di intendere la politica. Pertanto ringrazio sentitamente per la fiducia accordatami dal Consiglio Grande e Generale, ma confermo le ragioni e gli auspici che ho indicato nella lettera di dimissioni, convinto di poter dare un utile contributo al progresso del Paese anche fuori dall’Aula consigliare.
Mirko Tomassoni
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