Mario Monti lancia la sua 'sfida' ai partiti su due dossier potenzialmente esplosivi: giustizia e Rai. Il presidente del Consiglio sente il Quirinale, rompe gli indugi e annuncia la fiducia sul ddl anti-corruzione facendo dire al ministro competente, Paola Severino, che in caso di bocciatura il governo andrà a casa. Stesso copione sulla Tv pubblica, per la quale propone i suoi candidati non solo per la poltrona di componente del Cda di nomina del Tesoro, ma anche del presidente e del Direttore Generale. Anna Maria Tarantola, attuale vice direttore generale di Bankitalia, nominata presidente; Luigi Gubitosi, ex ad di Wind, è il direttore generale Rai; Marco Pinto, vicecapo di gabinetto del Tesoro, consigliere rappresentante dello stesso azionista. Nomi a sorpresa, rispetto a quelli circolati nelle ultime settimane, probabilmente a testimoniare la volontà del capo del governo di uno strappo sui nodi ancora da sciogliere. Modifiche alla governance dell'azienda, pur senza toccare la legge Gasparri, nel segno tuttavia di un rafforzamento dei poteri del presidente. La mossa del premier giunge dopo diversi rinvii e soprattutto dopo le polemiche convulse sulle nomine dei componenti dell'Authority, lo scontro sul decreto sviluppo, i maldipancia nella maggioranza. Obiettivo, ha spiegato lo stesso Monti, "rendere più efficace ed efficiente la gestione della Rai", avvicinandola al modello delle grandi aziende europee e mondiali.
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