Nella prossima sessione consiliare approderà in Aula per la seconda lettura la riforma tributaria. Un passaggio politico e istituzionale di indubbia rilevanza, in quanto il varo di tale provvedimento legislativo produrrà – a partire dall’1 gennaio 2014 – un impatto immediato sulle famiglie, sui lavoratori e sulle imprese del nostro Paese. A distanza di quasi trent’anni dall’ultima riforma tributaria, è oggettivamente diventata una necessità assoluta l’adozione di un nuovo impianto normativo in materia fiscale. Tuttavia, la proposta del governo – così come emendata dalla maggioranza nella Commissione Consiliare in sede referente – non risponde minimamente alle reali esigenze del Paese in termini di equità, competitività di sistema e allargamento della base imponibile. Manca l’equità, dato che ad essere maggiormente colpite sono le fasce medie dei redditi da lavoro dipendente. Manca la competitività di sistema, dato che la riforma è del tutto slegata dalla realizzazione del nuovo modello di sviluppo. Manca l’allargamento della base imponibile, dato che le norme sull’accertamento sono ancora fumose e indefinite. Inoltre è doveroso stigmatizzare lo sconcertante metodo portato avanti da governo e maggioranza nell’elaborazione di un provvedimento strategico per il presente e il futuro del Paese, come la riforma tributaria. Il confronto è stato ricercato con tutti, tranne che con le opposizioni. Cosa gravissima se si pensa al fatto che le opposizioni rappresentano il 49,29% del corpo elettorale. Tale atteggiamento è stato ampiamente confermato, nel corso dei lavori in Commissione, dai gruppi di maggioranza, che hanno preferito il “muro contro muro” piuttosto che il confronto democratico sui contenuti. Chi, come parte della CSU, cerca di confondere le acque, pontificando la validità del compromesso raggiunto dopo aver portato sul Pianello migliaia di lavoratori e aver agitato a più riprese lo spettro dello scontro sociale, deve assumersi la responsabilità di essere complice di una riforma che nella sostanza riforma poco o nulla e che alla fine non porterà a casa i risultati auspicati. Pertanto il Partito Socialista non può far altro che preannunciare una durissima opposizione a questo progetto di legge nel corso della prossima sessione consiliare, con la convinzione che la strada del risanamento dei conti pubblici e del rilancio economico debba essere perseguita con modalità completamente diverse rispetto a quelle usate dal governo.
Comunicato stampa
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