Il Decreto del 10 marzo 2014, n. 27, ratificato dal Consiglio Grande e Generale nella sua ultima sessione, all'Art. 9 prevede l'imposizione ai commercianti del centro storico di San Marino, dell'apertura degli esercizi commerciali di cui sono titolari fino alle ore 23,00.
A parte le molte considerazioni che si potrebbero fare al sopra citato Decreto, sia per la filosofia che l'ha ispirata, sia per la sostanza che per i riflessi pratici, salta agli occhi che in un sistema democratico non sia possibile agire in modo autoritario, così come ha fatto il Governo attraverso l'operato del Segretario di Stato per il Turismo che ha presentato il Decreto 10 Marzo 2014, n. 27., scavalcando leggi sancite dalla Dichiarazione dei Diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell'ordinamento e dal libero mercato.
Infatti l'art. 10 della Dichiarazione dei Diritti prevede che "La proprietà e l'iniziativa economica sono garantite. La legge ne prescrive i limiti a tutela dell'interesse pubblico". Tale garanzia deve ovviamente ritenersi operante in tutte le fasi dell'attività, e quindi nel caso concreto, alla libera decisione dei commercianti di tenere aperta l'attività secondo criteri di economicità, che stanno alla base di ogni attività commerciale privata.
Ora, ammesso che sia interesse pubblico l'incentivazione del turismo, molti comportamenti delle istituzioni spesso hanno dimostrato il contrario, la misura adottata non giustifica il limite alla libertà che all'iniziativa privata accorda la Dichiarazione dei Diritti.
Quanto previsto nel Decreto in materia di apertura degli esercizi può essere raccomandato ai commercianti, i quali se riscontrassero un vantaggio economico sicuramente aderirebbero, ma non può essere imposto e sanzionato in caso di mancata attuazione.
All'imprenditore, infatti, deve essere riservato il diritto di scegliere liberamente se attuare l'iniziativa del Governo, in quanto l'imprenditore, la cui libera iniziativa è garantita costituzionalmente, deve valutare se aderire a quella norma sia economicamente compatibile per costi, organizzazione, orari di lavoro, con le proprie risorse umane e finanziarie.
Per tutti i motivi sopra esposti il Partito Socialista ritiene che la norma che impone ai commercianti del centro storico di tenere aperti i propri esercizi fino alle ore 23,00, sia viziata da illegittimità costituzionale.
Comunicato stampa Partito Socialista
A parte le molte considerazioni che si potrebbero fare al sopra citato Decreto, sia per la filosofia che l'ha ispirata, sia per la sostanza che per i riflessi pratici, salta agli occhi che in un sistema democratico non sia possibile agire in modo autoritario, così come ha fatto il Governo attraverso l'operato del Segretario di Stato per il Turismo che ha presentato il Decreto 10 Marzo 2014, n. 27., scavalcando leggi sancite dalla Dichiarazione dei Diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell'ordinamento e dal libero mercato.
Infatti l'art. 10 della Dichiarazione dei Diritti prevede che "La proprietà e l'iniziativa economica sono garantite. La legge ne prescrive i limiti a tutela dell'interesse pubblico". Tale garanzia deve ovviamente ritenersi operante in tutte le fasi dell'attività, e quindi nel caso concreto, alla libera decisione dei commercianti di tenere aperta l'attività secondo criteri di economicità, che stanno alla base di ogni attività commerciale privata.
Ora, ammesso che sia interesse pubblico l'incentivazione del turismo, molti comportamenti delle istituzioni spesso hanno dimostrato il contrario, la misura adottata non giustifica il limite alla libertà che all'iniziativa privata accorda la Dichiarazione dei Diritti.
Quanto previsto nel Decreto in materia di apertura degli esercizi può essere raccomandato ai commercianti, i quali se riscontrassero un vantaggio economico sicuramente aderirebbero, ma non può essere imposto e sanzionato in caso di mancata attuazione.
All'imprenditore, infatti, deve essere riservato il diritto di scegliere liberamente se attuare l'iniziativa del Governo, in quanto l'imprenditore, la cui libera iniziativa è garantita costituzionalmente, deve valutare se aderire a quella norma sia economicamente compatibile per costi, organizzazione, orari di lavoro, con le proprie risorse umane e finanziarie.
Per tutti i motivi sopra esposti il Partito Socialista ritiene che la norma che impone ai commercianti del centro storico di tenere aperti i propri esercizi fino alle ore 23,00, sia viziata da illegittimità costituzionale.
Comunicato stampa Partito Socialista
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