Guai a chiamarlo scontro, per il Psd si tratta di normale dialettica, positiva da un certo punto di vista perché il fermento è sintomo di un partito vivo, che vuole rialzare la testa dopo la batosta delle elezioni. Eppure è difficile definirla semplice dialettica, soprattutto dopo la piccata reazione di tre membri alle dichiarazioni, rilasciate a Rtv da Iro Belluzzi e Gerardo Giovagnoli, su obiettivi e prospettive future. Al centro del contendere c'è la coalizione: esiste ancora o è esperienza da chiudere nel cassetto? E qui le posizioni si allontanano, con chi vorrebbe tornare battitore libero. Sarà una Direzione al vetriolo? Il capogruppo Giancarlo Capicchioni ridimensiona: “nessuna resa dei conti, piuttosto un bel dibattito”, e si dice fiducioso che si possa arrivare ad una sintesi. Conferma Matteo Rossi, fra i firmatari della nota di critica. “C'è un'aria distesa e costruttiva - dice - nessuna dichiarazione di guerra”. Le posizioni sono quelle espresse dieci giorni fa: “è opportuno ragionare sul partito in termini di Psd, non procedere a braccetto con la Coalizione, soprattutto alla luce di un partito da ricostruire. Un'opinione – spiega – largamente diffusa”. C'è chi guarda a SSD? “Fantapolitica”, taglia corto Rossi. Le elezioni si sono svolte l'altro ieri e già l'indomani circolavano rumors su possibili fughe. “Voci funzionali a qualcuno”. “La politica si farà sui temi”.
Per Dalibor Riccardi è un bel segnale che gli aderenti diano il loro contributo: “siamo troppo abituati a partiti storici che vanno avanti per acclamazione. Cosa sarà meglio per il partito – conclude - lo decideremo tutti insieme in Direzione”.
Monica Fabbri
Per Dalibor Riccardi è un bel segnale che gli aderenti diano il loro contributo: “siamo troppo abituati a partiti storici che vanno avanti per acclamazione. Cosa sarà meglio per il partito – conclude - lo decideremo tutti insieme in Direzione”.
Monica Fabbri
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