Una campagna elettorale infuocata, dove irrompono prepotenti i social network, difficilmente gestibili. Un buon giorno che si è visto fin dal mattino, con le irregolarità di manifesti e pubblicità prima dell’avvio per tutti il 22 ottobre. Episodi che la gendarmeria ha segnalato al tribunale, come prevede la legge. A questi si aggiungono le accuse di clientelismo, minacce di querele e denunce incrociate e non ultimo il voto di scambio. Di questi giorni l’allarme lanciato da un candidato, legato proprio alla compravendita di favori elettorali, ma senza dare corso a formale denuncia. Posizione criticata da altri candidati che ritengono un dovere morale, nei confronti degli altri cittadini, rivolgersi al tribunale, a maggior ragione se ci si vuole presentare come esponente politico. La giustizia, finora, si è occupata di soli due esposti, datati 1993 e 1998 e conclusi con l’archiviazione. Un nulla di fatto per le denunce per voto di scambio datate 2006: non sono mai finite in aula, ricordano i promotori delle azioni legali. Qualcosa, invece si è mosso in questa tornata elettorale. In tribunale è stato aperto un fascicolo per compravendita di voti. Il commissario della legge Di Bona ha già ascoltato i primi testimoni. Un buon viatico – il commento di chi si è battuto in questi anni contro questa pratica illegale – segno che qualcosa sta cambiando e che si va formando la consapevolezza che il paese è degenerato anche per le pratiche corruttive del passato. Fenomeni duramente sanzionati dall’articolo 324 del codice penale, con la prigionia di secondo grado e l’interdizione di terzo grado dai diritti politici, sia per chi promette favori, sia per chi li accetta.
Giovanna Bartolucci
Giovanna Bartolucci
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