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Quale politica? – L’intervento di Alberto Chezzi

29 nov 2010
Quale politica? – L’intervento di Alberto Chezzi
La politica, intesa come arte di governare gli stati o la cosa pubblica, sembra essersi per il nostro Paese persa per strada. Pur essendo in vigore una legge elettorale che per il momento garantisce un minimo di stabilità, non si intravedono idee chiare in chi guida il Paese. Lo testimonia la legge finanziaria all’esame del Consiglio Grande e Generale: un tentativo in extremis mal riuscito di reperire risorse finanziare per ridurre il deficit di bilancio. Nella speranza poi che non vengano introdotti vergognosi condoni fiscali o edilizi. E’ arrivato il momento per chi ha la responsabilità politica, non solo di governare ma anche di fare opposizione, di definire chiaramente quel’è il futuro che ha disegnato per San Marino e che strada intende percorre per portarlo a compimento. Tenendo conto dei limiti oggettivi nei quali ci troviamo ad operare: di territorio, di popolazione ed oggettivamente di sistema. La nostra unica grande e incommensurabile ricchezza è la libertà e l’autonomia di cui godiamo che da sempre ha permeato la nostra storia. Se è la libertà e l’autonomia che vogliamo salvaguardare per mantenere le nostre peculiarità e per sedere alla pari con tutti gli altri Stati del mondo, sono già chiare le scelte da fare sia di politica interna che estera. L’adozione di codici e comportamenti etici nel mondo della politica, della finanza e della società civile. Il ritorno dei concorsi per accedere alla pubblica amministrazione ed alle cariche pubbliche. L’eliminazione di tutti i privilegi che in questi anni si sono prodotti. Ma soprattutto la creazione delle condizioni affinché il nostro Paese possa essere veramente definito come la terra della libertà. Libertà di poter scegliere i metodi educativi dei propri figli, di poter scegliere tra pubblico e privato lo stesso servizio, libertà di poter assumere una persona in base al merito ed alle competenze, libertà di farsi rappresentare da un sindacato piuttosto che un’altro. Infine in politica estera aderire all’Unione Europea, sarebbe come delegare tutta una serie di prerogative interne sulle quali non avremo più voce in capitolo. I vincoli sarebbero notevoli in termini di sovranità. Ed i vantaggi ancora nessuno li ha spiegati.

Alberto Rino Chezzi

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