Ieri mattina la III Commissione Consiliare permanente ha analizzato finalmente, dopo undici incomprensibili (vista l’urgenza del provvedimento) mesi di stallo, la Proposta di Legge sul cosiddetto Reddito di Cittadinanza, o reddito minimo garantito che dir si voglia.
In tutto questo tempo è stato detto di tutto su questo PdL, sicuramente sono state dette tantissime inesattezze e falsità dette da persone che poi hanno anche ammesso candidamente di non averne letto il testo.
Dopo infinite discussioni, e dopo le notizie di famiglie intere costrette per mangiare a rivolgersi alla Caritas, in tanti si erano convinti della necessità di avere uno strumento di questo tipo: un ammortizzatore sociale di ultima istanza per chi non godeva di nessun’altra forma di tutela, purché fosse stato alla ricerca attiva di un posto di lavoro.
Questo perchè, se da un lato non intendevamo assolutamente sussidiare l’inattività o lo stare fermi ad aspettare la chiamata, dall’altro ritenevamo inaccettabile che in un Paese civile persone che stanno cercando lavoro, sono disponibili ad accettare occupazioni, vogliono formarsi e riqualificarsi, debbano rimanere senza un minimo reddito.
Rimanevano da parte di molti delle perplessità, in particolare sul metodo di finanziamento individuato nella legge, su cui noi proponenti ci eravamo detti fin da subito apertissimi al dialogo.
Perché quello che importava era arrivare prima possibile ad avere un reddito minimo garantito, non come finanziarlo. Nonostante questa immediata apertura, e nonostante il riconoscimento unanime dell’urgenza di provvedimenti a tutela di chi è rimasto senza reddito, il PdL è stato lasciato marcire come detto nei cassetti del Presidente della III Commissione per undici (UNDICI!) mesi. Giusto per capire di cosa stiamo parlando, alla legge sulla Libera Professione dei Medici sono serviti solamente 5 mesi, fra cui Agosto, per concludere tutti i passaggi parlamentari per l’approvazione.
Ieri mattina, comunque, il reddito di cittadinanza è stato discusso. Anzi, dovremmo dire che NON è stato discusso, dato che la maggioranza, nonostante gli undici mesi di tempo, non ha presentato neppure un emendamento ad un testo il cui principio molti di loro dicevano di condividere e lo ha bocciato senza appello.
Ora il Governo dice che realizzerà in tempi brevi un provvedimento che accoglierà “lo spirito” di quello appena bocciato, speriamo dopo aver avviato un confronto con noi promotori della Legge.
Confidiamo anche che questo progetto arrivi presto in Consiglio perché i disoccupati senza reddito non possono attendere i comodi del Governo.
Noi promotori continueremo a sollecitare l’Esecutivo affinchè l’urgenza che attanaglia quasi 1000 cittadini rimasti senza un reddito, di cui il 70% sono giovani talvolta in cerca di prima occupazione, venga affrontata concretamente e non con le belle parole espresse in Commissione da qualche esponente della maggioranza anche ieri mattina.
Delle chiacchere ci facciamo ben poco servono i fatti e ieri si è persa, a nostro avviso, ancora una volta, l’occasione di dimostrare che la politica è cambiata e che inizia a guardare la sostanza dei provvedimenti, piuttosto che le bandierine.
In tutto questo tempo è stato detto di tutto su questo PdL, sicuramente sono state dette tantissime inesattezze e falsità dette da persone che poi hanno anche ammesso candidamente di non averne letto il testo.
Dopo infinite discussioni, e dopo le notizie di famiglie intere costrette per mangiare a rivolgersi alla Caritas, in tanti si erano convinti della necessità di avere uno strumento di questo tipo: un ammortizzatore sociale di ultima istanza per chi non godeva di nessun’altra forma di tutela, purché fosse stato alla ricerca attiva di un posto di lavoro.
Questo perchè, se da un lato non intendevamo assolutamente sussidiare l’inattività o lo stare fermi ad aspettare la chiamata, dall’altro ritenevamo inaccettabile che in un Paese civile persone che stanno cercando lavoro, sono disponibili ad accettare occupazioni, vogliono formarsi e riqualificarsi, debbano rimanere senza un minimo reddito.
Rimanevano da parte di molti delle perplessità, in particolare sul metodo di finanziamento individuato nella legge, su cui noi proponenti ci eravamo detti fin da subito apertissimi al dialogo.
Perché quello che importava era arrivare prima possibile ad avere un reddito minimo garantito, non come finanziarlo. Nonostante questa immediata apertura, e nonostante il riconoscimento unanime dell’urgenza di provvedimenti a tutela di chi è rimasto senza reddito, il PdL è stato lasciato marcire come detto nei cassetti del Presidente della III Commissione per undici (UNDICI!) mesi. Giusto per capire di cosa stiamo parlando, alla legge sulla Libera Professione dei Medici sono serviti solamente 5 mesi, fra cui Agosto, per concludere tutti i passaggi parlamentari per l’approvazione.
Ieri mattina, comunque, il reddito di cittadinanza è stato discusso. Anzi, dovremmo dire che NON è stato discusso, dato che la maggioranza, nonostante gli undici mesi di tempo, non ha presentato neppure un emendamento ad un testo il cui principio molti di loro dicevano di condividere e lo ha bocciato senza appello.
Ora il Governo dice che realizzerà in tempi brevi un provvedimento che accoglierà “lo spirito” di quello appena bocciato, speriamo dopo aver avviato un confronto con noi promotori della Legge.
Confidiamo anche che questo progetto arrivi presto in Consiglio perché i disoccupati senza reddito non possono attendere i comodi del Governo.
Noi promotori continueremo a sollecitare l’Esecutivo affinchè l’urgenza che attanaglia quasi 1000 cittadini rimasti senza un reddito, di cui il 70% sono giovani talvolta in cerca di prima occupazione, venga affrontata concretamente e non con le belle parole espresse in Commissione da qualche esponente della maggioranza anche ieri mattina.
Delle chiacchere ci facciamo ben poco servono i fatti e ieri si è persa, a nostro avviso, ancora una volta, l’occasione di dimostrare che la politica è cambiata e che inizia a guardare la sostanza dei provvedimenti, piuttosto che le bandierine.
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