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Referendum: i commenti dei comitati

16 mag 2016
Rete e i comitatiReferendum: i commenti dei comitati
Referendum: i commenti dei comitati - Festeggiamenti e brindisi cedono il passo alle riflessioni. Sciolti i comitati rimane la soddisfazio...
Festeggiamenti e brindisi cedono il passo alle riflessioni. Sciolti i comitati rimane la soddisfazione più immediata, quasi istintiva: la risposta dei cittadini. “Che smentisce – sottolinea Erik Casali – chi sosteneva che il referendum fosse faccenda per pochi.” Il quesito sul tetto degli stipendi ha incassato il maggior numero di sì. Addio a professionisti ad alto livello? “Li prenderemo a contratto – suggerisce - come fanno tutti gli altri paesi”. Massima soddisfazione anche per Augusto Casali. “Al referendum sulla preferenza unica – dice - ci stiamo lavorando da 13 anni”. Un rammarico: “se fosse passato nel 2003 – afferma - la storia del paese sarebbe stata diversa”. Fabrizio Perotto è entusiasta: “sapevamo di essere vicini all'obiettivo – ammette - ma non avremmo mai sperato di superare il quorum di 800 voti”. Un risultato clamoroso che premia un impegno personale. Perotto è orgoglioso di provenire da un castello, quello di Città, che con Fiorentino ha ottenuto percentuali bulgare. I sammarinesi hanno deciso quesito per quesito e l'alta partecipazione giovanile dimostra che le nuove generazioni si sono riprese il diritto di decidere. E' stata una campagna referendaria molto difficile – spiega - segnata da una forte attenzione al polo della moda. Era quello il quesito più politicizzato. Una vittoria di misura per il comitato contrario, che sperava in un risultato più netto dei no. “Non è stato facile abbattere in quindici giorni il muro di disinformazione”, – ammette Fabio Toccaceli, così come non è stato facile spiegare che il sì equivaleva ad un no al polo della moda. Rimane il dubbio di quanti abbiano sbagliato nel mettere la loro preferenza. Il comitato per il sì è deluso, non lo nega, ma si dice anche felice per la forte partecipazione e per un risultato non certo facile considerando i mezzi di chi remava contro. Per Sandra Giardi è il segnale che le scelte vanno condivise a monte, “perché c'è un'importante fetta della popolazione che vuole e chiede uno sviluppo diverso”.

MF

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