Sono onorato di essere stato invitato a partecipare a questa Cerimonia di Investitura degli Eccellentissimi Capitani Reggenti e di avere il singolare privilegio di celebrare l’evento, come è antica consuetudine di questa Serenissima Repubblica, pronunciando l’Orazione Ufficiale.
Il mio discorso sarà incentrato sui temi di grande attualità della ricerca scientifica e della sua valorizzazione come innovazione per la competitività delle imprese, per lo sviluppo dell’economia e la creazione di valore al territorio. Mi riferirò, in particolare, al ruolo dei Parchi Scientifici e Tecnologici, vista la volontà di questo Paese di attivarsi per la realizzazione di un “Parco tecnologico San Marino – Italia” , che vedo come la realizzazione di una strategia intelligente e quanto mai opportuna. Nei Paesi più avanzati la ricerca scientifica rappresenta, rispetto al ruolo prevalentemente culturale attribuitole in passato, un fattore strategico del processo e del progresso economico. L’evoluzione deriva dalla progressiva interazione che si è andata realizzando tra i diversi soggetti che operano nella ricerca e nelle sue applicazioni e, più in generale, nell’innovazione e nello sviluppo dei sistemi economici e produttivi territoriali: istituzioni di ricerca e formazione, imprese, operatori economici e finanziari, autorità locali, regionali e nazionali. Tale interazione si rende oggi indispensabile per fare fronte sia alle minacce sia alle opportunità poste al sistema delle imprese dai cambiamenti radicali che caratterizzano il contesto economico negli ultimi anni, tra i quali la globalizzazione dei mercati e dei conseguenti processi di ristrutturazione delle filiere e dei settori. Si è drasticamente modificato l'ambiente competitivo della maggior parte delle aziende, le quali si devono confrontare con una forte concorrenza nei prezzi, nei tempi, nella qualità e nella originalità dei prodotti non soltanto sui mercati esteri ma anche sul loro mercato interno. Le sfide e le risposte che le Regioni e i Paesi devono porre in atto per fronteggiare tali cambiamenti sono molteplici. Alcune riguardano il sistema-territorio nel suo complesso e consistono nel rimuovere i fattori di ostacolo allo sviluppo economico e industriale, che vengono prevalentemente e generalmente ricondotti alla limitata efficienza dei servizi pubblici, alla complessità delle normative e degli adempimenti, alla debolezza di alcune infrastrutture, alla scarsità degli investimenti pubblici nella ricerca.
Accanto a simili elementi strutturali, altre risposte prima devono venire direttamente dalle imprese e dalla loro capacità di relazionarsi con il mondo della ricerca.Per rimanere competitive le aziende devono orientare la loro organizzazione e i loro investimenti verso la ricerca e verso l’innovazione che la ricerca è in grado di produrre. Ovviamente, le aziende hanno molto più successo nel recuperare e mantenere la propria competitività se possono trarre beneficio dagli specifici vantaggi offerti dal Territorio in cui operano.
Come la produzione diventa sempre più fondata sulla scienza, sulla conoscenza e sulle diverse forme dell’innovazione - e dell’innovazione tecnologica in particolare - i vantaggi che un Territorio può offrire, quali infrastrutture di ricerca ben sviluppate, mano d'opera altamente qualificata e una diffusa cultura dell’innovazione assumono più importanza delle risorse naturali. Ciò indirizza a creare ambienti favorevoli allo sviluppo di aziende innovative e alla creazione di iniziative imprenditoriali ad alta intensità di conoscenza che, in ragione della produttività e dalla competitività delle rispettive imprese, sono in grado di produrre valore al territorio.
Pertanto, le politiche pubbliche di sviluppo territoriali dovrebbero eliminare gli ostacoli alla competizione, rafforzando la dinamica concorrenziale mediante l’adozione di validi strumenti di incentivazione e stimolo delle imprese ad innovare ed ad investire nella ricerca e nella formazione necessarie ad affrontare mercati sempre più sofisticati: in questo quadro, la creazione di reti tra le imprese della stessa filiera produttiva o di filiere complementari e tra le reti e le strutture di ricerca e di innovazione facilita lo stabilirsi di un circolo virtuoso in cui le specializzazioni produttive possono svilupparsi e mantenersi nel tempo. Le Università (come quelle eccellenti di S. Marino, Urbino e Bologna), le istituzioni di ricerca e di alta formazione sono un elemento essenziale di un tale sistema, ovvero di un ambiente favorevole alla innovazione e alla competitività delle imprese.
Per anni si è adottato in Italia un approccio all’innovazione definito di ‘innovazione senza ricerca’ che, sebbene abbia prodotto risultati generalmente positivi nei settori industriali tradizionali, oggi non sembra più sostenibile poiché produce un deficit di contenuto tecnologico e quindi di
competitività nelle produzioni. Tale fatto è dovuto alla pervasività delle nuove tecnologie trasversali a più settori industriali quali l’informatica e l’elettronica evoluta, la telematica, le micro, nano e biotecnologie ed alla loro integrazione sempre più complessa. Per fare fronte a questa situazione, la ricerca pubblica è chiamata a contribuire al recupero di competitività dell’industria, sia per i settori tradizionali che per quelli hi-tech, con un cambiamento della propria missione e affermando quella che viene chiamata la ‘terza missione’ ovvero il consolidamento di un modello di ‘Università e sistema della ricerca imprenditoriale’. In particolare, l’Università, il cui ruolo tradizionale si colloca nella didattica e nella ricerca di base, sta assumendo un ruolo crescente e strategicamente importante nel campo del trasferimento tecnologico: nelle Università e nei centri di ricerca si analizzano le nuove tecnologie, si concorre con l’industria alla loro valorizzazione, se ne permette l’apprendimento e la successiva applicazione alla innovazione di prodotto e di processo. Appare peraltro evidente che le tecnologie, per essere valorizzabili efficacemente da parte del mondo delle imprese, richiedono di transitare attraverso un processo di trasferimento capace di determinare una sempre maggiore armonizzazione fra gli indirizzi della ricerca e le esigenze dello sviluppo civile, industriale e socio-economico del territorio interessato. Tale processo di trasferimento, per essere funzionale alla crescita civile ed economica, richiede un complesso di strutture e di comportamenti sinergici fra ricerca e industria - al quale concorrono in maniera determinante le Autorità pubbliche e gli operatori economici e finanziari - e soprattutto una capacità di guida e coordinamento dei vari elementi del sistema per la realizzazione di condizioni facilitanti la collaborazione tra Università, enti di ricerca e imprese. Una delle formule organizzative più ampiamente adottate a questo scopo a livello internazionale è quella dei Parchi Scientifici e Tecnologici. I Parchi Scientifici e Tecnologici hanno finalità di politica strutturale, tecnologica e occupazionale. In particolare, i sistemi di innovazione territoriale e di sviluppo competitivo delle imprese che rientrano nella definizione di Parco Scientifico e Tecnologico si pongono l’obiettivo di promuovere la costituzione di nuove imprese – con prioritaria attenzione a quelle di elevato contenuto tecnologico e di conoscenza – nonché lo sviluppo e l’innovazione del sistema economico e produttivo del territorio nel quale risiedono. Una caratteristica peculiare del Parco Scientifico e Tecnologico è l’attenzione particolare per le piccole e medie imprese, per le loro grandi potenzialità e capacità di innovazione e di dinamismo competitivo rispetto alle grandi imprese. In definitiva, i Parchi Scientifici e Tecnologici sono ambienti di innovazione e per l’innovazione. Si configurano come artefatti dotati di infrastrutture intellettuali che generano progetti imprenditoriali per innovare industrie, prodotti e mercati. Infrastrutture che si riconoscono in un insieme di organizzazioni indirizzate alla cooperazione fra la formazione, la ricerca e l’applicazione industriale (particolarmente attraverso meccanismi di collegamento dell’Università con l’impresa); allo sviluppo applicativo delle attività di ricerca; alla diffusione della cultura dell’innovazione; alla incubazione delle nuove imprese; al trasferimento tecnologico; al raccordo tra progetti di innovazione e mercati dei capitali. I Parchi stanno all’incrocio tra sviluppo economico, trasferimento tecnologico, alleanze strategiche e innovazione, anzi quest’ultima - intesa come una mappa globale delle opportunità - rappresenta il denominatore comune degli interessi espressi dai loro protagonisti: Regioni e Paesi, autorità territoriali, enti di finanziamento pubblico e privato, Università e centri di ricerca e formazione, medie e piccole imprese tecnologiche. In un mondo sempre più unito dai mezzi di comunicazione, le idee possono circolare in maniera sempre più ampia e più libera. La sfida consiste nella loro più ampia valorizzazione, ovvero nella creazione di valore economico e sociale. A tal fine, il Parco Scientifico e Tecnologico si caratterizza per l’esistenza di strumenti organizzativi di coinvolgimento attivo di quelle forze – scientifiche, tecniche, imprenditoriali, finanziarie, amministrative – che, agendo in un processo sinergico nella struttura del Parco, lo rendono uno straordinario ed efficacissimo strumento di sviluppo e promozione dell’innovazione. Volendo proporre una sintesi delle caratteristiche del sistema rappresentato dal Parco Scientifico e Tecnologico, ritengo di potere affermare che, secondo un modello internazionalmente condiviso, il Parco si configura come una iniziativa territoriale che:
ha rapporti formali e operativi con Università e centri di ricerca pubblica e privata,
è progettato per incoraggiare la formazione e la crescita di iniziative imprenditoriali, prevalentemente su prodotti e processi ad alta intensità tecnologica e di conoscenza,
? è dotato di strutture gestionali per facilitare il trasferimento di tecnologia e di capacità manageriali alle organizzazioni, pubbliche e private, del territorio nel quale è attivo.
Le parole chiave nella terminologia anglosassone che ben rappresentano il modello e, al tempo stesso, la finalità del Parco sono ‘cluster’ e ‘network’, ovvero ‘raggruppamento’ sinergico di intelligenze, culture, funzionalità, risorse e strategie per costituire veri e propri vivai di innovazione, e ‘rete’ di partenariato tra enti pubblici e privati con la quale condividere, diffondere e accelerare il trasferimento di tecnologie e saperi. ‘Relazionalità’, dunque, come strumento di progresso. La stessa elaborazione politica europea dell’innovazione si è evoluta ed estesa a un insieme molto complesso di relazioni fondate su reti molto articolate di partenariato pubblico-privato, reti aperte alle influenze esterne, a nuovi membri, a nuove idee. Le politiche territoriali di sviluppo devono pertanto indirizzarsi su tre obiettivi:
innovazione:
la competitività di un Paese o di una Regione è determinata non solo dalle singole aziende ma sempre più dalle attività innovative dell’intero sistema economico, produttivo e di governo del territorio;
cooperazione:
la rapidità dello sviluppo dell’innovazione dipende dal livello di collegamento e di cooperazione tra l’industria - le piccole e medie imprese in particolare - e le istituzioni universitarie e della ricerca;
internazionalizzazione:
le piccole imprese non possiedono sufficienti risorse e know-how per entrare in nuovi mercati e il sostegno all’internazionalizzazione diventa un fattore essenziale di competitività per le aziende e i territori.
Preliminare al conseguimento degli obiettivi è una politica chiara, coerente e condivisa per lo sviluppo di tre livelli di ricerca:
la ricerca per la conoscenza con lo scopo di incrementare il livello generale di conoscenze e di saperi proprio di un territorio nei campi più diversi
la ricerca per la competitività delle aziende che mira ad incrementare la loro capacità di competere sul mercato globale nei settori più innovativi e tecnologicamente avanzati.
la ricerca per la competitività del territorio tesa a migliorare e accrescere la qualità della vita e creare valore al territorio.
Ebbene, i Parchi Scientifici e Tecnologici sono gli strumenti in grado di innescare processi virtuosi di crescita e progresso in tutti e tre i livelli proprio in virtù della funzione di creazione di relazionalità multiformi ed estese che essi svolgono. Creando una rete di mutua relazione fra tutti i soggetti coinvolti, i Parchi facilitano l’incontro delle esigenze di ricerca e innovazione del territorio e dell’industria, in particolare delle piccole imprese, con un’offerta del mondo accademico più orientata al mercato. Desidero una volta di più sottolineare la funzione di relazionalità estesa svolta dai Parchi Scientifici e Tecnologici, in quanto fattore determinante di sostenibilità dello sviluppo economico e industriale di un Territorio fondato sull’accesso, l’utilizzo e la condivisione della conoscenza prodotta, e trasferibile, nel più ampio contesto internazionale e nel quadro di quella rete mondiale di minacce e opportunità che caratterizza e condiziona la competitività delle imprese sul mercato globale. Dunque, il Parco Scientifico e Tecnologico come sistema di internazionalizzazione delle imprese e al tempo stesso come luogo di attrazione, concentrazione, condivisione e coordinamento di conoscenze, culture e saperi internazionalmente originati.
Infatti il Parco, che per sua natura si configura come un sistema reticolare e relazionale – richiamo qui, amici, i modelli organizzativi precedentemente citati del ‘cluster’ e del ‘network’ – che connette le forme più diverse della ricerca, dell’impresa e dell’innovazione, rappresenta uno degli strumenti più efficaci per promuovere e animare relazioni internazionali di partenariato e reti internazionali di rapporti di livello scientifico, tecnologico, culturale, economico e industriale, nonché per favorire il collegamento delle aziende con le reti internazionali della ricerca. Se la competitività delle imprese sul mercato globalizzato si basa sulla capacità di gestire i processi di valorizzazione della conoscenza e di sviluppo dell’innovazione, allora per acquisire la forza e la rappresentatività necessaria a gestire tali processi occorre confrontarsi con le realtà esterne e con esse cooperare e competere – è la cosiddetta ’co-opetition’ – in una logica di rete internazionale.
Risultano a questo punto evidenti le motivazioni strategiche che sono alla base della decisione di costituire un Parco Scientifico e Tecnologico e, al tempo stesso, i fattori qualitativi che ne possono assicurare il successo: in primo luogo la chiara volontà di cooperazione mirata allo sviluppo, o ancora di relazionalità, da parte delle imprese, dei centri di ricerca e formazione, degli enti pubblici del territorio coinvolti; in secondo luogo, il deciso orientamento a promuovere interazioni e sinergie fra le diverse culture, funzionalità e risorse del territorio, che diano luogo nel Parco a una pluralità di organizzazioni intermedie e di programmi operativi di integrazione e raccordo. Tra questi desidero sottolineare come strategici per un Parco la diffusione della cultura manageriale e il trasferimento di tecnologie e di conoscenze. Inoltre, le esperienze dei Parchi nel mondo fanno registrare origini e modalità di costituzione molto diversificate, ma è possibile individuare sempre un attore dello sviluppo territoriale che ha fornito un contributo sostanziale all’innesco e all’avviamento del Parco. In alcuni casi è una autorità pubblica, ovvero una amministrazione territoriale in grado di riconoscere e fare propri gli strumenti di risposta alle esigenze di crescita economica e civile della società del nostro tempo; in altri casi sono aziende industriali che, in funzione di obiettivi di competitività e di innovazione settoriale, svolgono un ruolo essenziale nella fase di studio e di avviamento del Parco; in molti casi l’attore principale dello sviluppo è rappresentato dall’Università che, in quanto soggetto di produzione e gestione della conoscenza, riconosce nel sistema Parco lo strumento di diffusione e valorizzazione economica, civile e sociale della conoscenza prodotta.Desidero, cari amici, concludere il percorso fin qui svolto nell’esposizione della realtà, per me stimolante e affascinante, dei Parchi Scientifici e Tecnologici con una esaltazione dei valori che il Parco è in grado di produrre:
sostiene lo sviluppo e il successo delle imprese innovative esistenti,
crea un contesto favorevole alla nascita e allo sviluppo di nuova imprenditorialità locale,
favorisce attività di ricerca e formazione più mirate alla interazione e alla cooperazione sinergica con le attività di produzione,
determina lo sviluppo di attività di servizio a valore aggiunto del terziario per la produzione e l’innovazione,
incrementa la competitività delle imprese mediante una articolata e rapida diffusione della conoscenza,
facilita e accelera lo sviluppo delle innovazioni e la loro maturazione per il trasferimento al mercato,
concentra le risorse umane, strumentali e finanziarie e ne consente l’efficace condivisione,
facilita lo sviluppo di visioni comuni contribuendo così al raggiungimento di obiettivi comuni,
crea valore aggiunto per tutto il territorio.
In definitiva, il Parco Scientifico e Tecnologico è un motore dell’innovazione in quanto sistema capace di costruire una mappa delle innovazioni e di padroneggiarla nella sua interezza; è un generatore di reti su finalità specifiche (come il trasferimento tecnologico) e di nuove forme organizzative (per favorire i processi di apprendimento); è un elemento di aggregazione e di solidarietà territoriale (utile a ridurre la frammentazione di tutte le diverse competenze territoriali che afferiscono alle strategie di crescita basata sulla innovazione); è un catalizzatore di processi di sviluppo. Permettetemi ora, amici di San Marino, di tratteggiare la realtà di AREA Science Park nel trentennale della sua fondazione - che ricorre proprio quest’anno - per portare alla Vostra attenzione la concreta esperienza di un Parco Scientifico e Tecnologico di successo, del Parco che ho l’onore di guidare. Fu dal Centro Internazionale di Fisica Teorica, nella splendida cornice di Miramare a Trieste, che nacque, alla fine degli anni sessanta, l’idea di un’area di ricerca multidisciplinare che, in stretto collegamento con il mondo universitario, si dedicasse ad attività sperimentali. Quel seme portò nel 1978 alla legge istitutiva del Consorzio per l’AREA di Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trieste. L’istituto è ora un ente nazionale di ricerca afferente al Ministero dell’Università e della Ricerca ed è l’unico in Italia chiamato ad assolvere sia il compito della gestione strategica della ricerca, della formazione e dell’innovazione sia alla guida di un Parco Scientifico e Tecnologico.
Fu poi nel 1982 che si realizzò sul Carso triestino il primo insediamento di AREA Science Park.Da allora la crescita del Parco è stata continua per quantità e per qualità delle attività svolte. Accanto a prestigiosi laboratori di ricerca, come il Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie e il Laboratorio di Luce di Sincrotrone Elettra, sono gemmate e cresciute numerose realtà imprenditoriali che hanno in AREA Science Park il cuore delle loro attività di ricerca e sviluppo tecnologico. Quale fulcro di questo sistema, il Consorzio per l’AREA di Ricerca ha nel corso degli anni esteso il suo raggio di azione a un insieme di attività ad alto valore aggiunto, con iniziative di gestione della formazione imprenditoriale, di internazionalizzazione di impresa, di trasferimento tecnologico e di consolidamento di reti regionali, nazionali ed internazionali. Oggi, AREA Science Park si presenta come il principale Parco Scientifico e Tecnologico multisettoriale in Italia e come uno dei più importanti in Europa. Oggi il Consorzio impegna soltanto il 34% del contributo statale per il suo personale. Inoltre, si procura, ogni anno, un finanziamento proprio che è il 150% del contributo statale. Fungendo da ponte tra il mondo accademico e la realtà industriale, tra l’innovazione e il mercato, AREA Science Park si configura come un sistema strettamente interconnesso di imprese ad alta intensità di conoscenza e di centri di ricerca pubblici e privati, supportato da una struttura di servizi di valorizzazione dei risultati della ricerca e di diffusione dell’innovazione alle imprese. Nei due campus di Padriciano e di Basovizza, sulla cornice dell’altopiano carsico che sovrasta Trieste, operano 84 società e centri di ricerca nazionali e internazionali e un complesso di 2.100 addetti alla ricerca e sviluppo, alla progettazione e ai servizi all’innovazione. Accanto alle attività di ricerca fondamentale nei settori delle biotecnologie, della genomica, della fisica, dei nuovi materiali e delle nanotecnologie, è in continua espansione la ricerca finalizzata alle applicazioni industriali nei settori farmaceutico, alimentare, elettronico e informatico, nonché della logistica, della domotica, dell’ambiente e dell’energia. AREA Science Park è anche un soggetto economico di rilievo se si considera che, con l’apporto di attività di natura puramente intellettuale dal momento che il Parco non ospita per sua precipua strutturazione e missione attività di carattere industriale e produttivo, il suo giro di affari è stimato in oltre 140 milioni di Euro, tra finanziamenti pubblici, attività a progetto, fatturati e investimenti privati. Eccellenza vuole essere la parola chiave di AREA Science Park: in particolare nel campo del trasferimento alle imprese di tecnologie e conoscenze. Quest’ultimo è il filone che maggiormente sta connotando la storia recente del Consorzio per l’AREA di Ricerca, grazie a diversi progetti sinergici volti a innovare le imprese regionali e a crearne di nuove. La visione del Consorzio per l’AREA di Ricerca, ovvero l’immagine potente di ciò che l’organizzazione intende creare nel futuro e la meta verso la quale orientare tutte le intelligenze e le energie, è di diffondere a livello nazionale i propri processi di trasferimento tecnologico, diventando il riferimento di una rete di soggetti di matrice pubblica, privata e mista impegnati a diverso titolo nel sostenere i processi di trasferimento dell’innovazione alle imprese e alla pubblica amministrazione. Questi diversi soggetti - locali, regionali, nazionali - rappresentano i nodi di una rete, ovvero di una relazionalità lunga, estesa a livello europeo, e in alcuni casi a livello internazionale, per svolgere una preziosa attività di miglioramento continuo della competitività del sistema economico e produttivo nazionale. Certamente, il Friuli Venezia Giulia è una regione nella quale è stato ed è credibile e sostenibile sperimentare forme inedite, per il panorama italiano, di collaborazione tra istituzioni territoriali, mondo della ricerca e imprese. Ed è con soddisfazione che desidero sottolineare come esempio i successi dell’iniziativa guida dell’AREA Science Park di questi ultimi anni: ‘Innovation Network’, la rete regionale dei centri di competenza per l’innovazione e la competitività del sistema economico e produttivo i quali, operando sotto un coordinamento e una regia comune, promuovono l’interesse e la partecipazione delle imprese di sette diversi settori industriali, allo sviluppo dell’innovazione anche in chiave internazionale, incoraggiano lo sfruttamento industriale dei risultati della ricerca prodotti dalle Università e dai centri di ricerca e sostengono uno sviluppo di impresa fondato sulla tecnologia e sul sapere attraverso procedure di provata efficacia. Il ruolo strategico dell’innovazione indotta dalla ricerca scientifica e dallo sviluppo tecnologico per competere in un mercato sempre più globale, è un fenomeno alquanto ampio e complesso. Il processo innovativo ha bisogno di strutture a livello internazionale per la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico; di strategie e ‘best practices’ per il trasferimento, l’acquisizione e la condivisione di conoscenze; di libera circolazione delle idee e delle persone; di infrastrutture avanzate per il collegamento in rete di aziende, enti, istituzioni pubbliche e private con professionalità tecniche, manageriali ed economiche. Nel Parco Scientifico e Tecnologico si devono valorizzare le sinergie fra le risorse acquisite, stimolare l’interazione tra realtà diverse, generare i presupposti per proficui interscambi in un approccio multidisciplinare ed interdisciplinare, con l’obiettivo di ottimizzare e valorizzare tutte le attività del territorio in cui il Parco opera. In sostanza, il Parco Scientifico e Tecnologico agisce come un catalizzatore dei fenomeni produttivi locali attraverso l’interazione dei vari attori, ove si consideri che punto cardine del processo innovativo è quello del know-how tecnologico gestionale e manageriale che investe di significati economici rilevanti per la realtà sociale circostante. La sfida dell’innovazione è ardua ma appassionante. E voi amici di San Marino, di questa Repubblica piccola per territorio ma grande per storia, tradizioni e cultura, siete chiamati ad affrontarla e a vincerla con i vostri valori di democrazia e libertà, di tolleranza e di apertura verso l’Europa e il mondo intero. In questa sfida non siete soli e, se lo vorrete, noi, come altri centri di eccellenza, possiamo essere al vostro fianco con la nostra cultura, le nostre conoscenze e le nostre esperienze per erigere una base solida per un comune successo. Ho appreso, a tale proposito, che la nascita di una “Parco tecnologico San Marino – Italia” viene già considerata dalle Autorità sammarinesi e da quelle italiane come una iniziativa di grande valenza ed interesse comune , su cui possono convergere in modo costruttivo gli sforzi e le volontà di entrambe le Parti, con il coinvolgimento delle rispettive, pertinenti realtà. In tal senso, esprimo l’auspicio più cordiale affinché a questa scelta - che si colloca nel quadro d’attuazione dell’Accordo di collaborazione culturale e scientifica fra il Governo sammarinese e quello italiano, sottoscritto nel 2002 - possa essere riservata la migliore attenzione e possano quindi essere individuate le più opportune condizioni per il suo decollo e per il suo più proficuo sviluppo. A conclusione di questa Orazione, sono lieto di formulare il mio più sentito augurio agli Eccellentissimi Capitani Reggenti, e, attraverso Loro, alle Istituzioni ed al popolo della Repubblica di San Marino, per un semestre ricco di positivi risultati, di serenità e di prosperità.
Il mio discorso sarà incentrato sui temi di grande attualità della ricerca scientifica e della sua valorizzazione come innovazione per la competitività delle imprese, per lo sviluppo dell’economia e la creazione di valore al territorio. Mi riferirò, in particolare, al ruolo dei Parchi Scientifici e Tecnologici, vista la volontà di questo Paese di attivarsi per la realizzazione di un “Parco tecnologico San Marino – Italia” , che vedo come la realizzazione di una strategia intelligente e quanto mai opportuna. Nei Paesi più avanzati la ricerca scientifica rappresenta, rispetto al ruolo prevalentemente culturale attribuitole in passato, un fattore strategico del processo e del progresso economico. L’evoluzione deriva dalla progressiva interazione che si è andata realizzando tra i diversi soggetti che operano nella ricerca e nelle sue applicazioni e, più in generale, nell’innovazione e nello sviluppo dei sistemi economici e produttivi territoriali: istituzioni di ricerca e formazione, imprese, operatori economici e finanziari, autorità locali, regionali e nazionali. Tale interazione si rende oggi indispensabile per fare fronte sia alle minacce sia alle opportunità poste al sistema delle imprese dai cambiamenti radicali che caratterizzano il contesto economico negli ultimi anni, tra i quali la globalizzazione dei mercati e dei conseguenti processi di ristrutturazione delle filiere e dei settori. Si è drasticamente modificato l'ambiente competitivo della maggior parte delle aziende, le quali si devono confrontare con una forte concorrenza nei prezzi, nei tempi, nella qualità e nella originalità dei prodotti non soltanto sui mercati esteri ma anche sul loro mercato interno. Le sfide e le risposte che le Regioni e i Paesi devono porre in atto per fronteggiare tali cambiamenti sono molteplici. Alcune riguardano il sistema-territorio nel suo complesso e consistono nel rimuovere i fattori di ostacolo allo sviluppo economico e industriale, che vengono prevalentemente e generalmente ricondotti alla limitata efficienza dei servizi pubblici, alla complessità delle normative e degli adempimenti, alla debolezza di alcune infrastrutture, alla scarsità degli investimenti pubblici nella ricerca.
Accanto a simili elementi strutturali, altre risposte prima devono venire direttamente dalle imprese e dalla loro capacità di relazionarsi con il mondo della ricerca.Per rimanere competitive le aziende devono orientare la loro organizzazione e i loro investimenti verso la ricerca e verso l’innovazione che la ricerca è in grado di produrre. Ovviamente, le aziende hanno molto più successo nel recuperare e mantenere la propria competitività se possono trarre beneficio dagli specifici vantaggi offerti dal Territorio in cui operano.
Come la produzione diventa sempre più fondata sulla scienza, sulla conoscenza e sulle diverse forme dell’innovazione - e dell’innovazione tecnologica in particolare - i vantaggi che un Territorio può offrire, quali infrastrutture di ricerca ben sviluppate, mano d'opera altamente qualificata e una diffusa cultura dell’innovazione assumono più importanza delle risorse naturali. Ciò indirizza a creare ambienti favorevoli allo sviluppo di aziende innovative e alla creazione di iniziative imprenditoriali ad alta intensità di conoscenza che, in ragione della produttività e dalla competitività delle rispettive imprese, sono in grado di produrre valore al territorio.
Pertanto, le politiche pubbliche di sviluppo territoriali dovrebbero eliminare gli ostacoli alla competizione, rafforzando la dinamica concorrenziale mediante l’adozione di validi strumenti di incentivazione e stimolo delle imprese ad innovare ed ad investire nella ricerca e nella formazione necessarie ad affrontare mercati sempre più sofisticati: in questo quadro, la creazione di reti tra le imprese della stessa filiera produttiva o di filiere complementari e tra le reti e le strutture di ricerca e di innovazione facilita lo stabilirsi di un circolo virtuoso in cui le specializzazioni produttive possono svilupparsi e mantenersi nel tempo. Le Università (come quelle eccellenti di S. Marino, Urbino e Bologna), le istituzioni di ricerca e di alta formazione sono un elemento essenziale di un tale sistema, ovvero di un ambiente favorevole alla innovazione e alla competitività delle imprese.
Per anni si è adottato in Italia un approccio all’innovazione definito di ‘innovazione senza ricerca’ che, sebbene abbia prodotto risultati generalmente positivi nei settori industriali tradizionali, oggi non sembra più sostenibile poiché produce un deficit di contenuto tecnologico e quindi di
competitività nelle produzioni. Tale fatto è dovuto alla pervasività delle nuove tecnologie trasversali a più settori industriali quali l’informatica e l’elettronica evoluta, la telematica, le micro, nano e biotecnologie ed alla loro integrazione sempre più complessa. Per fare fronte a questa situazione, la ricerca pubblica è chiamata a contribuire al recupero di competitività dell’industria, sia per i settori tradizionali che per quelli hi-tech, con un cambiamento della propria missione e affermando quella che viene chiamata la ‘terza missione’ ovvero il consolidamento di un modello di ‘Università e sistema della ricerca imprenditoriale’. In particolare, l’Università, il cui ruolo tradizionale si colloca nella didattica e nella ricerca di base, sta assumendo un ruolo crescente e strategicamente importante nel campo del trasferimento tecnologico: nelle Università e nei centri di ricerca si analizzano le nuove tecnologie, si concorre con l’industria alla loro valorizzazione, se ne permette l’apprendimento e la successiva applicazione alla innovazione di prodotto e di processo. Appare peraltro evidente che le tecnologie, per essere valorizzabili efficacemente da parte del mondo delle imprese, richiedono di transitare attraverso un processo di trasferimento capace di determinare una sempre maggiore armonizzazione fra gli indirizzi della ricerca e le esigenze dello sviluppo civile, industriale e socio-economico del territorio interessato. Tale processo di trasferimento, per essere funzionale alla crescita civile ed economica, richiede un complesso di strutture e di comportamenti sinergici fra ricerca e industria - al quale concorrono in maniera determinante le Autorità pubbliche e gli operatori economici e finanziari - e soprattutto una capacità di guida e coordinamento dei vari elementi del sistema per la realizzazione di condizioni facilitanti la collaborazione tra Università, enti di ricerca e imprese. Una delle formule organizzative più ampiamente adottate a questo scopo a livello internazionale è quella dei Parchi Scientifici e Tecnologici. I Parchi Scientifici e Tecnologici hanno finalità di politica strutturale, tecnologica e occupazionale. In particolare, i sistemi di innovazione territoriale e di sviluppo competitivo delle imprese che rientrano nella definizione di Parco Scientifico e Tecnologico si pongono l’obiettivo di promuovere la costituzione di nuove imprese – con prioritaria attenzione a quelle di elevato contenuto tecnologico e di conoscenza – nonché lo sviluppo e l’innovazione del sistema economico e produttivo del territorio nel quale risiedono. Una caratteristica peculiare del Parco Scientifico e Tecnologico è l’attenzione particolare per le piccole e medie imprese, per le loro grandi potenzialità e capacità di innovazione e di dinamismo competitivo rispetto alle grandi imprese. In definitiva, i Parchi Scientifici e Tecnologici sono ambienti di innovazione e per l’innovazione. Si configurano come artefatti dotati di infrastrutture intellettuali che generano progetti imprenditoriali per innovare industrie, prodotti e mercati. Infrastrutture che si riconoscono in un insieme di organizzazioni indirizzate alla cooperazione fra la formazione, la ricerca e l’applicazione industriale (particolarmente attraverso meccanismi di collegamento dell’Università con l’impresa); allo sviluppo applicativo delle attività di ricerca; alla diffusione della cultura dell’innovazione; alla incubazione delle nuove imprese; al trasferimento tecnologico; al raccordo tra progetti di innovazione e mercati dei capitali. I Parchi stanno all’incrocio tra sviluppo economico, trasferimento tecnologico, alleanze strategiche e innovazione, anzi quest’ultima - intesa come una mappa globale delle opportunità - rappresenta il denominatore comune degli interessi espressi dai loro protagonisti: Regioni e Paesi, autorità territoriali, enti di finanziamento pubblico e privato, Università e centri di ricerca e formazione, medie e piccole imprese tecnologiche. In un mondo sempre più unito dai mezzi di comunicazione, le idee possono circolare in maniera sempre più ampia e più libera. La sfida consiste nella loro più ampia valorizzazione, ovvero nella creazione di valore economico e sociale. A tal fine, il Parco Scientifico e Tecnologico si caratterizza per l’esistenza di strumenti organizzativi di coinvolgimento attivo di quelle forze – scientifiche, tecniche, imprenditoriali, finanziarie, amministrative – che, agendo in un processo sinergico nella struttura del Parco, lo rendono uno straordinario ed efficacissimo strumento di sviluppo e promozione dell’innovazione. Volendo proporre una sintesi delle caratteristiche del sistema rappresentato dal Parco Scientifico e Tecnologico, ritengo di potere affermare che, secondo un modello internazionalmente condiviso, il Parco si configura come una iniziativa territoriale che:
ha rapporti formali e operativi con Università e centri di ricerca pubblica e privata,
è progettato per incoraggiare la formazione e la crescita di iniziative imprenditoriali, prevalentemente su prodotti e processi ad alta intensità tecnologica e di conoscenza,
? è dotato di strutture gestionali per facilitare il trasferimento di tecnologia e di capacità manageriali alle organizzazioni, pubbliche e private, del territorio nel quale è attivo.
Le parole chiave nella terminologia anglosassone che ben rappresentano il modello e, al tempo stesso, la finalità del Parco sono ‘cluster’ e ‘network’, ovvero ‘raggruppamento’ sinergico di intelligenze, culture, funzionalità, risorse e strategie per costituire veri e propri vivai di innovazione, e ‘rete’ di partenariato tra enti pubblici e privati con la quale condividere, diffondere e accelerare il trasferimento di tecnologie e saperi. ‘Relazionalità’, dunque, come strumento di progresso. La stessa elaborazione politica europea dell’innovazione si è evoluta ed estesa a un insieme molto complesso di relazioni fondate su reti molto articolate di partenariato pubblico-privato, reti aperte alle influenze esterne, a nuovi membri, a nuove idee. Le politiche territoriali di sviluppo devono pertanto indirizzarsi su tre obiettivi:
innovazione:
la competitività di un Paese o di una Regione è determinata non solo dalle singole aziende ma sempre più dalle attività innovative dell’intero sistema economico, produttivo e di governo del territorio;
cooperazione:
la rapidità dello sviluppo dell’innovazione dipende dal livello di collegamento e di cooperazione tra l’industria - le piccole e medie imprese in particolare - e le istituzioni universitarie e della ricerca;
internazionalizzazione:
le piccole imprese non possiedono sufficienti risorse e know-how per entrare in nuovi mercati e il sostegno all’internazionalizzazione diventa un fattore essenziale di competitività per le aziende e i territori.
Preliminare al conseguimento degli obiettivi è una politica chiara, coerente e condivisa per lo sviluppo di tre livelli di ricerca:
la ricerca per la conoscenza con lo scopo di incrementare il livello generale di conoscenze e di saperi proprio di un territorio nei campi più diversi
la ricerca per la competitività delle aziende che mira ad incrementare la loro capacità di competere sul mercato globale nei settori più innovativi e tecnologicamente avanzati.
la ricerca per la competitività del territorio tesa a migliorare e accrescere la qualità della vita e creare valore al territorio.
Ebbene, i Parchi Scientifici e Tecnologici sono gli strumenti in grado di innescare processi virtuosi di crescita e progresso in tutti e tre i livelli proprio in virtù della funzione di creazione di relazionalità multiformi ed estese che essi svolgono. Creando una rete di mutua relazione fra tutti i soggetti coinvolti, i Parchi facilitano l’incontro delle esigenze di ricerca e innovazione del territorio e dell’industria, in particolare delle piccole imprese, con un’offerta del mondo accademico più orientata al mercato. Desidero una volta di più sottolineare la funzione di relazionalità estesa svolta dai Parchi Scientifici e Tecnologici, in quanto fattore determinante di sostenibilità dello sviluppo economico e industriale di un Territorio fondato sull’accesso, l’utilizzo e la condivisione della conoscenza prodotta, e trasferibile, nel più ampio contesto internazionale e nel quadro di quella rete mondiale di minacce e opportunità che caratterizza e condiziona la competitività delle imprese sul mercato globale. Dunque, il Parco Scientifico e Tecnologico come sistema di internazionalizzazione delle imprese e al tempo stesso come luogo di attrazione, concentrazione, condivisione e coordinamento di conoscenze, culture e saperi internazionalmente originati.
Infatti il Parco, che per sua natura si configura come un sistema reticolare e relazionale – richiamo qui, amici, i modelli organizzativi precedentemente citati del ‘cluster’ e del ‘network’ – che connette le forme più diverse della ricerca, dell’impresa e dell’innovazione, rappresenta uno degli strumenti più efficaci per promuovere e animare relazioni internazionali di partenariato e reti internazionali di rapporti di livello scientifico, tecnologico, culturale, economico e industriale, nonché per favorire il collegamento delle aziende con le reti internazionali della ricerca. Se la competitività delle imprese sul mercato globalizzato si basa sulla capacità di gestire i processi di valorizzazione della conoscenza e di sviluppo dell’innovazione, allora per acquisire la forza e la rappresentatività necessaria a gestire tali processi occorre confrontarsi con le realtà esterne e con esse cooperare e competere – è la cosiddetta ’co-opetition’ – in una logica di rete internazionale.
Risultano a questo punto evidenti le motivazioni strategiche che sono alla base della decisione di costituire un Parco Scientifico e Tecnologico e, al tempo stesso, i fattori qualitativi che ne possono assicurare il successo: in primo luogo la chiara volontà di cooperazione mirata allo sviluppo, o ancora di relazionalità, da parte delle imprese, dei centri di ricerca e formazione, degli enti pubblici del territorio coinvolti; in secondo luogo, il deciso orientamento a promuovere interazioni e sinergie fra le diverse culture, funzionalità e risorse del territorio, che diano luogo nel Parco a una pluralità di organizzazioni intermedie e di programmi operativi di integrazione e raccordo. Tra questi desidero sottolineare come strategici per un Parco la diffusione della cultura manageriale e il trasferimento di tecnologie e di conoscenze. Inoltre, le esperienze dei Parchi nel mondo fanno registrare origini e modalità di costituzione molto diversificate, ma è possibile individuare sempre un attore dello sviluppo territoriale che ha fornito un contributo sostanziale all’innesco e all’avviamento del Parco. In alcuni casi è una autorità pubblica, ovvero una amministrazione territoriale in grado di riconoscere e fare propri gli strumenti di risposta alle esigenze di crescita economica e civile della società del nostro tempo; in altri casi sono aziende industriali che, in funzione di obiettivi di competitività e di innovazione settoriale, svolgono un ruolo essenziale nella fase di studio e di avviamento del Parco; in molti casi l’attore principale dello sviluppo è rappresentato dall’Università che, in quanto soggetto di produzione e gestione della conoscenza, riconosce nel sistema Parco lo strumento di diffusione e valorizzazione economica, civile e sociale della conoscenza prodotta.Desidero, cari amici, concludere il percorso fin qui svolto nell’esposizione della realtà, per me stimolante e affascinante, dei Parchi Scientifici e Tecnologici con una esaltazione dei valori che il Parco è in grado di produrre:
sostiene lo sviluppo e il successo delle imprese innovative esistenti,
crea un contesto favorevole alla nascita e allo sviluppo di nuova imprenditorialità locale,
favorisce attività di ricerca e formazione più mirate alla interazione e alla cooperazione sinergica con le attività di produzione,
determina lo sviluppo di attività di servizio a valore aggiunto del terziario per la produzione e l’innovazione,
incrementa la competitività delle imprese mediante una articolata e rapida diffusione della conoscenza,
facilita e accelera lo sviluppo delle innovazioni e la loro maturazione per il trasferimento al mercato,
concentra le risorse umane, strumentali e finanziarie e ne consente l’efficace condivisione,
facilita lo sviluppo di visioni comuni contribuendo così al raggiungimento di obiettivi comuni,
crea valore aggiunto per tutto il territorio.
In definitiva, il Parco Scientifico e Tecnologico è un motore dell’innovazione in quanto sistema capace di costruire una mappa delle innovazioni e di padroneggiarla nella sua interezza; è un generatore di reti su finalità specifiche (come il trasferimento tecnologico) e di nuove forme organizzative (per favorire i processi di apprendimento); è un elemento di aggregazione e di solidarietà territoriale (utile a ridurre la frammentazione di tutte le diverse competenze territoriali che afferiscono alle strategie di crescita basata sulla innovazione); è un catalizzatore di processi di sviluppo. Permettetemi ora, amici di San Marino, di tratteggiare la realtà di AREA Science Park nel trentennale della sua fondazione - che ricorre proprio quest’anno - per portare alla Vostra attenzione la concreta esperienza di un Parco Scientifico e Tecnologico di successo, del Parco che ho l’onore di guidare. Fu dal Centro Internazionale di Fisica Teorica, nella splendida cornice di Miramare a Trieste, che nacque, alla fine degli anni sessanta, l’idea di un’area di ricerca multidisciplinare che, in stretto collegamento con il mondo universitario, si dedicasse ad attività sperimentali. Quel seme portò nel 1978 alla legge istitutiva del Consorzio per l’AREA di Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trieste. L’istituto è ora un ente nazionale di ricerca afferente al Ministero dell’Università e della Ricerca ed è l’unico in Italia chiamato ad assolvere sia il compito della gestione strategica della ricerca, della formazione e dell’innovazione sia alla guida di un Parco Scientifico e Tecnologico.
Fu poi nel 1982 che si realizzò sul Carso triestino il primo insediamento di AREA Science Park.Da allora la crescita del Parco è stata continua per quantità e per qualità delle attività svolte. Accanto a prestigiosi laboratori di ricerca, come il Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie e il Laboratorio di Luce di Sincrotrone Elettra, sono gemmate e cresciute numerose realtà imprenditoriali che hanno in AREA Science Park il cuore delle loro attività di ricerca e sviluppo tecnologico. Quale fulcro di questo sistema, il Consorzio per l’AREA di Ricerca ha nel corso degli anni esteso il suo raggio di azione a un insieme di attività ad alto valore aggiunto, con iniziative di gestione della formazione imprenditoriale, di internazionalizzazione di impresa, di trasferimento tecnologico e di consolidamento di reti regionali, nazionali ed internazionali. Oggi, AREA Science Park si presenta come il principale Parco Scientifico e Tecnologico multisettoriale in Italia e come uno dei più importanti in Europa. Oggi il Consorzio impegna soltanto il 34% del contributo statale per il suo personale. Inoltre, si procura, ogni anno, un finanziamento proprio che è il 150% del contributo statale. Fungendo da ponte tra il mondo accademico e la realtà industriale, tra l’innovazione e il mercato, AREA Science Park si configura come un sistema strettamente interconnesso di imprese ad alta intensità di conoscenza e di centri di ricerca pubblici e privati, supportato da una struttura di servizi di valorizzazione dei risultati della ricerca e di diffusione dell’innovazione alle imprese. Nei due campus di Padriciano e di Basovizza, sulla cornice dell’altopiano carsico che sovrasta Trieste, operano 84 società e centri di ricerca nazionali e internazionali e un complesso di 2.100 addetti alla ricerca e sviluppo, alla progettazione e ai servizi all’innovazione. Accanto alle attività di ricerca fondamentale nei settori delle biotecnologie, della genomica, della fisica, dei nuovi materiali e delle nanotecnologie, è in continua espansione la ricerca finalizzata alle applicazioni industriali nei settori farmaceutico, alimentare, elettronico e informatico, nonché della logistica, della domotica, dell’ambiente e dell’energia. AREA Science Park è anche un soggetto economico di rilievo se si considera che, con l’apporto di attività di natura puramente intellettuale dal momento che il Parco non ospita per sua precipua strutturazione e missione attività di carattere industriale e produttivo, il suo giro di affari è stimato in oltre 140 milioni di Euro, tra finanziamenti pubblici, attività a progetto, fatturati e investimenti privati. Eccellenza vuole essere la parola chiave di AREA Science Park: in particolare nel campo del trasferimento alle imprese di tecnologie e conoscenze. Quest’ultimo è il filone che maggiormente sta connotando la storia recente del Consorzio per l’AREA di Ricerca, grazie a diversi progetti sinergici volti a innovare le imprese regionali e a crearne di nuove. La visione del Consorzio per l’AREA di Ricerca, ovvero l’immagine potente di ciò che l’organizzazione intende creare nel futuro e la meta verso la quale orientare tutte le intelligenze e le energie, è di diffondere a livello nazionale i propri processi di trasferimento tecnologico, diventando il riferimento di una rete di soggetti di matrice pubblica, privata e mista impegnati a diverso titolo nel sostenere i processi di trasferimento dell’innovazione alle imprese e alla pubblica amministrazione. Questi diversi soggetti - locali, regionali, nazionali - rappresentano i nodi di una rete, ovvero di una relazionalità lunga, estesa a livello europeo, e in alcuni casi a livello internazionale, per svolgere una preziosa attività di miglioramento continuo della competitività del sistema economico e produttivo nazionale. Certamente, il Friuli Venezia Giulia è una regione nella quale è stato ed è credibile e sostenibile sperimentare forme inedite, per il panorama italiano, di collaborazione tra istituzioni territoriali, mondo della ricerca e imprese. Ed è con soddisfazione che desidero sottolineare come esempio i successi dell’iniziativa guida dell’AREA Science Park di questi ultimi anni: ‘Innovation Network’, la rete regionale dei centri di competenza per l’innovazione e la competitività del sistema economico e produttivo i quali, operando sotto un coordinamento e una regia comune, promuovono l’interesse e la partecipazione delle imprese di sette diversi settori industriali, allo sviluppo dell’innovazione anche in chiave internazionale, incoraggiano lo sfruttamento industriale dei risultati della ricerca prodotti dalle Università e dai centri di ricerca e sostengono uno sviluppo di impresa fondato sulla tecnologia e sul sapere attraverso procedure di provata efficacia. Il ruolo strategico dell’innovazione indotta dalla ricerca scientifica e dallo sviluppo tecnologico per competere in un mercato sempre più globale, è un fenomeno alquanto ampio e complesso. Il processo innovativo ha bisogno di strutture a livello internazionale per la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico; di strategie e ‘best practices’ per il trasferimento, l’acquisizione e la condivisione di conoscenze; di libera circolazione delle idee e delle persone; di infrastrutture avanzate per il collegamento in rete di aziende, enti, istituzioni pubbliche e private con professionalità tecniche, manageriali ed economiche. Nel Parco Scientifico e Tecnologico si devono valorizzare le sinergie fra le risorse acquisite, stimolare l’interazione tra realtà diverse, generare i presupposti per proficui interscambi in un approccio multidisciplinare ed interdisciplinare, con l’obiettivo di ottimizzare e valorizzare tutte le attività del territorio in cui il Parco opera. In sostanza, il Parco Scientifico e Tecnologico agisce come un catalizzatore dei fenomeni produttivi locali attraverso l’interazione dei vari attori, ove si consideri che punto cardine del processo innovativo è quello del know-how tecnologico gestionale e manageriale che investe di significati economici rilevanti per la realtà sociale circostante. La sfida dell’innovazione è ardua ma appassionante. E voi amici di San Marino, di questa Repubblica piccola per territorio ma grande per storia, tradizioni e cultura, siete chiamati ad affrontarla e a vincerla con i vostri valori di democrazia e libertà, di tolleranza e di apertura verso l’Europa e il mondo intero. In questa sfida non siete soli e, se lo vorrete, noi, come altri centri di eccellenza, possiamo essere al vostro fianco con la nostra cultura, le nostre conoscenze e le nostre esperienze per erigere una base solida per un comune successo. Ho appreso, a tale proposito, che la nascita di una “Parco tecnologico San Marino – Italia” viene già considerata dalle Autorità sammarinesi e da quelle italiane come una iniziativa di grande valenza ed interesse comune , su cui possono convergere in modo costruttivo gli sforzi e le volontà di entrambe le Parti, con il coinvolgimento delle rispettive, pertinenti realtà. In tal senso, esprimo l’auspicio più cordiale affinché a questa scelta - che si colloca nel quadro d’attuazione dell’Accordo di collaborazione culturale e scientifica fra il Governo sammarinese e quello italiano, sottoscritto nel 2002 - possa essere riservata la migliore attenzione e possano quindi essere individuate le più opportune condizioni per il suo decollo e per il suo più proficuo sviluppo. A conclusione di questa Orazione, sono lieto di formulare il mio più sentito augurio agli Eccellentissimi Capitani Reggenti, e, attraverso Loro, alle Istituzioni ed al popolo della Repubblica di San Marino, per un semestre ricco di positivi risultati, di serenità e di prosperità.
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