Un dibattito senza esclusione di colpi, quello che ha caratterizzato la seduta odierna. Quello che emerge dalla relazione è lo specchio di un Paese che si è cibato di tutto questo per anni, ha affermato in serata il Segretario di Stato Lonfernini; che ha ricordato come nel 2008, da giovane consigliere, invitò diverse persone presenti in Aula ad allontanarsi perché compromesse. Non ho visto ribellione, invece, “rispetto alle scelte di Celli”, e allora – ha continuato – significa che c'era corresponsabilità o la voglia di non vedere come le cose si stavano svolgendo. “Di fronte a tutte le denunce – ha aggiunto il Segretario di Stato Canti, rivolgendosi all'opposizione – un Governo serio si sarebbe dovuto fermare e verificare la veridicità di tutte le segnalazioni. “I poteri – ha affermato ricordando Clara Boscaglia – diventano forti quando la politica è debole; e il Governo di Adesso era debole”. Secondo Nicola Renzi, RF, la Commissione ha avuto 2 meriti: quanto indicato nelle conclusioni, e il fatto che abbia scoperto il progetto “che evidentemente Confuorti aveva di utilizzare risorse di BCSM per movimentarle al fine di ottenere vantaggi personali”. “Non fu facile arrivare all'allontanamento della dirigenza di Banca Centrale – ha aggiunto -, ciascuno di noi pagò personalmente”. Perplessità, invece, sulla scelta di dare voce a testimonianze, come quella di Gabriele Gatti sull'allontanamento di Caringi, senza – ad avviso di Renzi - gli opportuni riscontri. “Non possiamo – ha detto – agire per stereotipi”. E poi riflessioni sui finanziamenti e il credito d'imposta concessi al CIS. E' vero, ha concluso, c'è stata “un'infiltrazione terribile”, e se non l'avessimo fermata – “probabilmente tardivamente – ci avrebbe distrutto”. “Questa condivisione della relazione non significa cancellare le responsabilità che avete”, ha replicato Oscar Mina, DC, il cui auspicio è che “questa agonia sui fatti bancari che hanno riguardato il CIS, e non solo, non si trascini a lungo”. Se ci sono responsabilità, ha continuato, “credo che il percorso naturale sia trasmettere gli atti in Tribunale”, nella speranza che in quella sede “tutto vada avanti senza tentennamenti”. Alessandro Mancini, NPR, si è detto insoddisfatto dalle conclusioni finali della relazione. A suo avviso infatti, non sarebbero state adeguatamente evidenziate le presunte responsabilità dei colleghi di Governo dell'allora segretario di Stato Celli. “Certe cose non sono successe – ha affermato il Segretario Marco Gatti –, perché le opposizioni le denunciarono. Ma l'azione invasiva è stata frenata solo in parte”.
A volte, ha risposto Andrea Zafferani, si cerca di coinvolgere il Governo o il CCR su questioni sulle quali non hanno informazioni. L'esponente di RF, pur esprimendo rammarico “per non aver ascoltato con attenzione ciò che diceva l'opposizione sulle infiltrazioni di Confuorti”, ha auspicato un mea culpa da parte di chi accusò la maggioranza di volere assecondare “quelle trame”. Durissima la replica di Roberto Ciavatta, che ha anche svelato un retroscena inedito. “Ho smesso di incontrare il Giudice Buriani nel 2016, quando mi consigliò di entrare, come Rete, nel governo di Adesso.sm”. Il Segretario alla Sanità ha anche detto come nell'ufficio del magistrato incontrasse un giornalista, che gli avrebbe inviato mandati d'arresto prima ancora che venissero recapitati ai destinatari. “Ne parlo adesso – ha continuato – dopo aver sporto denunce tutte archiviate”. Proprio a Roberto Ciavatta si è rivolto però Matteo Ciacci, di Libera, chiedendo una presa di distanze dalla DC, e dall'unico politico attualmente in Aula citato nella relazione: Denise Bronzetti. Alice Mina, PDCS, ha parlato di uno scenario sconvolgente, emerso dalla relazione. Fondamentale, per Mariella Mularoni, “tenere lontani dalla cosa pubblica tutti coloro che hanno degli interessi particolari da tutelare”.
Fra i membri dell'Esecutivo intervenuti Pedini Amati. “Ho fatto battaglie” – ha detto – contro Gabriele Gatti, Fiorenzo Stolfi, Marino Grandoni. Sottolineati i legami di quest'ultimo con la politica, facendo i nomi – già citati nella relazione – di Fabio Berardi e Nadia Ottaviani. “Per cercare di ricostruire un Paese – ha detto dal canto suo il collega di Governo Ugolini - occorre ripartire da basi solide”. Confronto duro, insomma, sulle responsabilità politiche. In una giornata di particolare importanza per Rete: la formazione che forse più di ogni altra si era spesa nel denunciare presenze pervasive esogene. “La prima cosa da fare – ha detto il Segretario di Stato Tonnini - è rendersi conto che la corruzione è fatta anche di nepotismo, di favoritismo e clientelismo. Ancora oggi si continua a dire che si è ereditata una situazione già critica.
Ricordo il momento in cui venne bocciata la mozione di sfiducia a Celli, tutta la maggioranza di alzò in piedi”. “Le parti politiche che hanno avuto un ruolo in questa commedia della corruzione sono tutte presenti in quest'aula ad eccezione di Rete”, ha osservato Marco Nicolini, che ha tratteggiato un quadro desolante dell'allora governance di CIS. La politica ha l'obbligo di intervenire in maniera seria su ciò che è successo, ha detto Michela Pelliccioni, Domani Motus Liberi. Mentre Alessandro Bevitori, di Libera, ha sottolineato l'importanza dell'azione di Eva Guidi e Guerrino Zanotti: nelle loro vesti di Segretari di Stato di SSD, ha detto, sono stati i primi nel governo precedente a segnalare le nefandezze che stavano accadendo. La discussione riprenderà domani mattina. Probabile la votazione di un ordine del giorno, che possa dare consistenza politica alle rivelazioni esplosive contenute nella relazione. Una verità – ha osservato uno dei membri della Commissione, Giovanni Zonzini – che “ancora non è uscita dalle aule di tribunale, e forse non uscirà mai”. Chiedo scusa a nome delle istituzioni – ha concluso – a quei professionisti, come Caringi, che sono stati perseguiti ingiustamente.