Alla direzione del Pd il segretario Matteo Renzi fa capire di voler anticipare il congresso prima delle elezioni politiche, e conseguentemente di dimettersi dalla carica.
Veniva annunciata come la resa dei conti in casa Pd, tra chi elencava le galassie e le correnti più o meno lontane da Matteo Renzi, e chi faceva il toto segretario, che comprende Roberto Speranza, Michele Emiliano, Enrico Rossi, oltre naturalmente a Matteo Renzi.
L'ex presidente del Consiglio ha cercato di riportare la politica al centro del suo discorso, rigettando la scissione, minacciata da D'Alema: “Non voglio scissioni, sarebbe drammatico – ha detto – ed è anche una sorta di ricatto morale, cui solitamente non cedo, ma credo sia buon senso, da parte di chi ha la responsabilità di tenere insieme una comunità, accettare il congresso prima del voto”.
Congresso anticipato quindi che, da statuto, comprende le sue dimissioni: “Mi dispiace – ha continuato – se sono il vostro incubo, ma ricordatevi che gli avversari non sono qui dentro, sono fuori da questa porta”. Incredibilmente nel suo discorso riesce a infilarci anche San Marino: “A meno di dichiarare guerra a San Marino – sono state le sue parole – cosa che il presidente Gentiloni non mi pare intenzionato a fare, prima o poi, da qui a un anno, si dovrà votare”, facendo riferimento alla naturale scadenza della legislatura e puntualizzando che non può essere lui a scegliere la data. Per Bersani, no a un congresso “cotto e mangiato”, prima il confronto, lasciando intendere che il governo va sostenuto fino a fine legislatura, ossia febbraio 2018.
Francesca Biliotti
Veniva annunciata come la resa dei conti in casa Pd, tra chi elencava le galassie e le correnti più o meno lontane da Matteo Renzi, e chi faceva il toto segretario, che comprende Roberto Speranza, Michele Emiliano, Enrico Rossi, oltre naturalmente a Matteo Renzi.
L'ex presidente del Consiglio ha cercato di riportare la politica al centro del suo discorso, rigettando la scissione, minacciata da D'Alema: “Non voglio scissioni, sarebbe drammatico – ha detto – ed è anche una sorta di ricatto morale, cui solitamente non cedo, ma credo sia buon senso, da parte di chi ha la responsabilità di tenere insieme una comunità, accettare il congresso prima del voto”.
Congresso anticipato quindi che, da statuto, comprende le sue dimissioni: “Mi dispiace – ha continuato – se sono il vostro incubo, ma ricordatevi che gli avversari non sono qui dentro, sono fuori da questa porta”. Incredibilmente nel suo discorso riesce a infilarci anche San Marino: “A meno di dichiarare guerra a San Marino – sono state le sue parole – cosa che il presidente Gentiloni non mi pare intenzionato a fare, prima o poi, da qui a un anno, si dovrà votare”, facendo riferimento alla naturale scadenza della legislatura e puntualizzando che non può essere lui a scegliere la data. Per Bersani, no a un congresso “cotto e mangiato”, prima il confronto, lasciando intendere che il governo va sostenuto fino a fine legislatura, ossia febbraio 2018.
Francesca Biliotti
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