Dopo che la legge sulle libere professioni ISS e il decreto su Fondiss sono stati cancellati grazie ai sì di oltre 11000 cittadini al referendum del 25 maggio, rimangono ancora tante cose da fare.
L’analisi di questi due provvedimenti ha messo in evidenza luci e ombre del nostro sistema sanitario e del secondo pilastro pensionistico e, vista la mobilitazione in massa dei cittadini, deve venir dato seguito alla loro volontà ed essere sistemato ciò che per anni è stato trascurato, trasformato in fonte di sprechi e abusi tollerati dalle istituzioni e dalla popolazione.
Per quanto riguarda la questione delle libere professioni, in linea con la volontà popolare si dovranno abrogare gli articoli 3 e 14 del decreto del 1991 che ha contribuito a creare il “far west degli ultimi vent’anni” (come è stato definito anche dal direttore sanitario Manzaroli). Siccome è la maggioranza ad avere i numeri in Consiglio, ci auguriamo che dia ascolto al volere popolare. Se così non fosse, occorrerà allora limitare nettamente ciò che il decreto prevede e dare finalmente attuazione e sviluppo all’accordo di collaborazione tra San Marino e Regione Emilia Romagna, firmato nel giugno 2013, che contempla la collaborazione in campo sanitario, la formazione continua in medicina, lo scambio dei dati, lo scambio delle prestazioni e la collaborazione tra i professionisti sanitari, “utilizzando un modello condiviso al fine di garantire, in un’ottica di scambio, la sicurezza e la qualità dei servizi” (art. 4). Le questioni legate ai controlli, alle sanzioni e alla trasparenza, diventano poi di fondamentale importanza proprio per evitare tutte quelle distorsioni davanti a cui si è sempre preferito chiudere gli occhi: le delibere del comitato esecutivo e tutti i documenti dovranno essere pubblici. E, cosa ancor più importante, i cittadini devono essere adeguatamente informati perché sono loro i primi a poter e dover segnalare, anche in forma anonima, eventuali illeciti da parte di personale sanitario che utilizza la struttura pubblica per deviare poi gli assistiti ISS verso le cliniche private. Trasparenza, informazione, controlli: tutto ciò che richiede la creazione di una consapevolezza a trecentosessanta gradi che renda la popolazione attiva e partecipe, conscia dei propri diritti e dei propri doveri, capace di comprendere che un sistema sano si realizza con la collaborazione e l’interessamento di ognuno di noi. Infine, è necessario aumentare i controlli anche negli altri settori della Pubblica Amministrazione per verificare tutte quelle situazioni in cui la libera professione viene svolta illegalmente da chi è già dipendente pubblico e percepisce uno stipendio sicuro.
Per quanto concerne il secondo pilastro pensionistico, la prima azione conseguente all’abrogazione del decreto 2013, è il decadimento del Comitato Amministratore di Fondiss, le cui decisioni sono state sonoramente bocciate dalla volontà popolare. Il membri del Comitato, come previsto dalla legge, devono rispondere personalmente delle scelte degli ultimi anni e pagare di tasca propria gli emolumenti in favore della società a cui, nel 2012, hanno affidato, tramite appalto, la gestione amministrativa del fondo, la Servizi Previdenziali S.p.A - che ha poi aperto una “filiale” a San Marino la SIAC che, ricordiamo, conta zero dipendenti - nonché le sanzioni previste dalla recessione dal contratto, stipulato quando la Legge su Fondiss del 2011 non prevedeva l’esternalizzazione della gestione amministrativa del fondo. Il decreto del 2013 (ora abrogato), che prevedeva l’esternalizzazione del servizio di gestione amministrativa, si configurava quindi come una vera e propria sanatoria della sottoscrizione di un contratto avvenuta illegalmente due anni prima. Il decreto inoltre rappresentava la sanatoria di un regolamento emanato, sempre dal Comitato Amministratore, al di fuori di quanto previsto dalla legge del 2011. E’ evidente che anche tale regolamento dovrà decadere. Quindi crediamo ci siano tutte le motivazioni per far decadere il Comitato Amministratore. Questa è anche l’occasione propizia per ridefinire i requisiti dei membri che lo compongono, i quali dovranno essere in possesso di competenze specifiche ed essere esperti in materia, dato che la legge mette nelle loro mani la gestione dei soldi del nostro fondo pensioni. Basta nomine politiche, basta nomine di comodo. Infine, bisogna finalmente formare adeguatamente il personale interno all’ISS e dotarlo di un apposito software di gestione, nonché evitare di rinnovare la convenzione ai due dipendenti assunti in maniera poco chiara e a cui sono stati affidati compiti ancor meno chiari. La cittadinanza si è espressa, la politica ha il dovere di lavorare in direzione della volontà delle oltre 11.000 persone che vogliono chiarezza, trasparenza, controlli e tutele. Noi continueremo a dare il nostro contributo affinché questo accada.
Comunicato stampa congiunto Rete – Civico 10 – Sinistra Unita
L’analisi di questi due provvedimenti ha messo in evidenza luci e ombre del nostro sistema sanitario e del secondo pilastro pensionistico e, vista la mobilitazione in massa dei cittadini, deve venir dato seguito alla loro volontà ed essere sistemato ciò che per anni è stato trascurato, trasformato in fonte di sprechi e abusi tollerati dalle istituzioni e dalla popolazione.
Per quanto riguarda la questione delle libere professioni, in linea con la volontà popolare si dovranno abrogare gli articoli 3 e 14 del decreto del 1991 che ha contribuito a creare il “far west degli ultimi vent’anni” (come è stato definito anche dal direttore sanitario Manzaroli). Siccome è la maggioranza ad avere i numeri in Consiglio, ci auguriamo che dia ascolto al volere popolare. Se così non fosse, occorrerà allora limitare nettamente ciò che il decreto prevede e dare finalmente attuazione e sviluppo all’accordo di collaborazione tra San Marino e Regione Emilia Romagna, firmato nel giugno 2013, che contempla la collaborazione in campo sanitario, la formazione continua in medicina, lo scambio dei dati, lo scambio delle prestazioni e la collaborazione tra i professionisti sanitari, “utilizzando un modello condiviso al fine di garantire, in un’ottica di scambio, la sicurezza e la qualità dei servizi” (art. 4). Le questioni legate ai controlli, alle sanzioni e alla trasparenza, diventano poi di fondamentale importanza proprio per evitare tutte quelle distorsioni davanti a cui si è sempre preferito chiudere gli occhi: le delibere del comitato esecutivo e tutti i documenti dovranno essere pubblici. E, cosa ancor più importante, i cittadini devono essere adeguatamente informati perché sono loro i primi a poter e dover segnalare, anche in forma anonima, eventuali illeciti da parte di personale sanitario che utilizza la struttura pubblica per deviare poi gli assistiti ISS verso le cliniche private. Trasparenza, informazione, controlli: tutto ciò che richiede la creazione di una consapevolezza a trecentosessanta gradi che renda la popolazione attiva e partecipe, conscia dei propri diritti e dei propri doveri, capace di comprendere che un sistema sano si realizza con la collaborazione e l’interessamento di ognuno di noi. Infine, è necessario aumentare i controlli anche negli altri settori della Pubblica Amministrazione per verificare tutte quelle situazioni in cui la libera professione viene svolta illegalmente da chi è già dipendente pubblico e percepisce uno stipendio sicuro.
Per quanto concerne il secondo pilastro pensionistico, la prima azione conseguente all’abrogazione del decreto 2013, è il decadimento del Comitato Amministratore di Fondiss, le cui decisioni sono state sonoramente bocciate dalla volontà popolare. Il membri del Comitato, come previsto dalla legge, devono rispondere personalmente delle scelte degli ultimi anni e pagare di tasca propria gli emolumenti in favore della società a cui, nel 2012, hanno affidato, tramite appalto, la gestione amministrativa del fondo, la Servizi Previdenziali S.p.A - che ha poi aperto una “filiale” a San Marino la SIAC che, ricordiamo, conta zero dipendenti - nonché le sanzioni previste dalla recessione dal contratto, stipulato quando la Legge su Fondiss del 2011 non prevedeva l’esternalizzazione della gestione amministrativa del fondo. Il decreto del 2013 (ora abrogato), che prevedeva l’esternalizzazione del servizio di gestione amministrativa, si configurava quindi come una vera e propria sanatoria della sottoscrizione di un contratto avvenuta illegalmente due anni prima. Il decreto inoltre rappresentava la sanatoria di un regolamento emanato, sempre dal Comitato Amministratore, al di fuori di quanto previsto dalla legge del 2011. E’ evidente che anche tale regolamento dovrà decadere. Quindi crediamo ci siano tutte le motivazioni per far decadere il Comitato Amministratore. Questa è anche l’occasione propizia per ridefinire i requisiti dei membri che lo compongono, i quali dovranno essere in possesso di competenze specifiche ed essere esperti in materia, dato che la legge mette nelle loro mani la gestione dei soldi del nostro fondo pensioni. Basta nomine politiche, basta nomine di comodo. Infine, bisogna finalmente formare adeguatamente il personale interno all’ISS e dotarlo di un apposito software di gestione, nonché evitare di rinnovare la convenzione ai due dipendenti assunti in maniera poco chiara e a cui sono stati affidati compiti ancor meno chiari. La cittadinanza si è espressa, la politica ha il dovere di lavorare in direzione della volontà delle oltre 11.000 persone che vogliono chiarezza, trasparenza, controlli e tutele. Noi continueremo a dare il nostro contributo affinché questo accada.
Comunicato stampa congiunto Rete – Civico 10 – Sinistra Unita
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