Obiettivo: mettere in sicurezza il Paese, “ricercando in maniera inderogabile le risorse finanziarie necessarie per gestire un debito gravoso, frutto di una eredità pesante e di una gestione fallimentare dei fondi pubblici”. Rete fissa le priorità del Governo e invoca una svolta “per non aggravare ancor di più – rimarcano - i problemi esistenti”. Per il movimento è d'obbligo “intervenire al più presto per eliminare quei provvedimenti che negli anni, attraverso trattamenti di favore, hanno creato disparità tra le imprese, favorito interessi particolari, frenato contestualmente l’ingresso di nuovi investitori in Repubblica e aumentato gli oneri a carico del bilancio dello Stato”. Una svolta dunque che non può prescindere dall'introduzione di regole chiare e uguali per tutti al fine di limitare la discrezionalità del Congresso di Stato, “questo – aggiunge Rete - è ciò a cui dovrebbe mirare un paese normale che vuole attirare nuovi investitori”.
Taccia il movimento di incoerenza su più fronti, invece, Repubblica Futura. “La nuova immagine di Rete – sostengono - è diversa, ora identica agli stereotipi combattuti. Non si rendicontano più le spese e si è presa la tanto criticata abitudine dei Governi verso i quali hanno fatto opposizione, di non pubblicare, tra gli altri, i documenti propedeutici alle delibere congressuali; mentre non si disdegna – aggiungono - di nominare gli amici degli amici in posti strategici, anche retribuiti, o comunque di bypassare i concorsi per individuare figure apicali in vari settori”. RF parla di lenta mutazione genetica in atto, manifestata anche nel comunicato in difesa dei leader alla sbarra in tribunale. Comunicato che, nell'elenco delle nefandezze del passato “dimentica di citare - fanno notare, infine - il processo Conto Mazzini”. “Sarà un caso – si chiedono - che stiano facendo di tutto per bloccarlo?”