"Anche nella vicina Italia, uno dei tre Paesi rimasti in Europa senza reddito minimo garantito, si sta tornando a parlare seriamente di Reddito di Cittadinanza.
L’adozione del Job Act da parte del governo Renzi, che apre ad una maggiore flessibilità in entrata e in uscita dal mondo del lavoro, attraverso il contratto a tutele crescenti e nuove regole per i licenziamenti collettivi, rischia infatti di produrre effetti negativi sui lavoratori se non accompagnato da adeguate politiche di sostegno al reddito.
Di qui la previsione di un prolungamento degli ammortizzatori sociali per chi rimane senza lavoro, anche se precario, e l’estensione di altre forme di tutela fra cui il congedo parentale. Di qui il dibattito, appunto, sulla previsione di un reddito di ultima istanza, quale il reddito di cittadinanza. Che in Italia manca.
Se da un lato è infatti importante scrivere regole che possano attrarre imprese in un momento economico così incerto, dall’altro non si può permettere che i lavoratori vivano costantemente con la paura di rimanere senza risorse. Questo infatti comporterebbe conseguenze negative sia dal punto di vista sociale (la fatica a costruire una famiglia, per esempio) che economiche, in termini di propensione all’acquisto.
A San Marino questo dibattito è in corso ormai da due anni e mezzo, con il Governo al lavoro (o forse arenato) su una riforma del mercato del lavoro che pare basarsi, come quella italiana, sul concetto di Flex Security.
Un concetto che condividiamo, in quanto potenzialmente capace di stimolare un ambiente economico dinamico e competitivo, mettendo assieme le esigenze delle imprese e dei lavoratori. Ma in un sistema con questi presupposti riteniamo fondamentale l’esistenza di un sostegno al reddito e di politiche di ricollocamento efficaci.
Se sul concetto di Flex il Governo ha già dimostrato di non farsi troppi problemi, dal punto di vista della Security (ovvero delle maggiori tutele per il reddito), le uniche cose che è stato capace di introdurre sono l’estensione fisiologica degli ammortizzatori sociali di qualche mese ed un fondo di solidarietà che non garantisce un diritto ma fa la carità su concessione, disponendo oltretutto di risorse risibili.
Queste soluzioni tampone, che hanno più la forma appunto di una carità di Stato piuttosto che di una tutela del diritto sacrosanto del cittadino di avere garantito un reddito minimo di sussistenza, a fonte di un mercato del lavoro sempre più flessibile, sono concettualmente sbagliate e non raggiungono neppure l’obiettivo di sostenere la propensione all’acquisto.
Un anno e mezzo fa, ormai, il PdL di iniziativa popolare sul potenziamento del salario di Cittadinanza sponsorizzato da Civico10 è stato snobbato con sdegno da parte di una maggioranza che ha colto la palla al balzo per raccogliere un po’ di consensi, attaccando demagogicamente la proposta con la leva della modalità di finanziamento. Modalità su cui il nostro movimento era peraltro apertissimo a ragionare, valutando possibili alternative.
Ci auguriamo, vista l'abitudine di scimmiottare quello che succede appena al di là del confine, che le notizie provenienti da Roma possano convincere i più scettici della necessità di introdurre una forma di reddito minimo garantito anche a San Marino, parallelamente alla nuova riforma del lavoro, fino ad ora rimasta nel limbo".
comunicato stampa
Civico 10
L’adozione del Job Act da parte del governo Renzi, che apre ad una maggiore flessibilità in entrata e in uscita dal mondo del lavoro, attraverso il contratto a tutele crescenti e nuove regole per i licenziamenti collettivi, rischia infatti di produrre effetti negativi sui lavoratori se non accompagnato da adeguate politiche di sostegno al reddito.
Di qui la previsione di un prolungamento degli ammortizzatori sociali per chi rimane senza lavoro, anche se precario, e l’estensione di altre forme di tutela fra cui il congedo parentale. Di qui il dibattito, appunto, sulla previsione di un reddito di ultima istanza, quale il reddito di cittadinanza. Che in Italia manca.
Se da un lato è infatti importante scrivere regole che possano attrarre imprese in un momento economico così incerto, dall’altro non si può permettere che i lavoratori vivano costantemente con la paura di rimanere senza risorse. Questo infatti comporterebbe conseguenze negative sia dal punto di vista sociale (la fatica a costruire una famiglia, per esempio) che economiche, in termini di propensione all’acquisto.
A San Marino questo dibattito è in corso ormai da due anni e mezzo, con il Governo al lavoro (o forse arenato) su una riforma del mercato del lavoro che pare basarsi, come quella italiana, sul concetto di Flex Security.
Un concetto che condividiamo, in quanto potenzialmente capace di stimolare un ambiente economico dinamico e competitivo, mettendo assieme le esigenze delle imprese e dei lavoratori. Ma in un sistema con questi presupposti riteniamo fondamentale l’esistenza di un sostegno al reddito e di politiche di ricollocamento efficaci.
Se sul concetto di Flex il Governo ha già dimostrato di non farsi troppi problemi, dal punto di vista della Security (ovvero delle maggiori tutele per il reddito), le uniche cose che è stato capace di introdurre sono l’estensione fisiologica degli ammortizzatori sociali di qualche mese ed un fondo di solidarietà che non garantisce un diritto ma fa la carità su concessione, disponendo oltretutto di risorse risibili.
Queste soluzioni tampone, che hanno più la forma appunto di una carità di Stato piuttosto che di una tutela del diritto sacrosanto del cittadino di avere garantito un reddito minimo di sussistenza, a fonte di un mercato del lavoro sempre più flessibile, sono concettualmente sbagliate e non raggiungono neppure l’obiettivo di sostenere la propensione all’acquisto.
Un anno e mezzo fa, ormai, il PdL di iniziativa popolare sul potenziamento del salario di Cittadinanza sponsorizzato da Civico10 è stato snobbato con sdegno da parte di una maggioranza che ha colto la palla al balzo per raccogliere un po’ di consensi, attaccando demagogicamente la proposta con la leva della modalità di finanziamento. Modalità su cui il nostro movimento era peraltro apertissimo a ragionare, valutando possibili alternative.
Ci auguriamo, vista l'abitudine di scimmiottare quello che succede appena al di là del confine, che le notizie provenienti da Roma possano convincere i più scettici della necessità di introdurre una forma di reddito minimo garantito anche a San Marino, parallelamente alla nuova riforma del lavoro, fino ad ora rimasta nel limbo".
comunicato stampa
Civico 10
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