Le ultime dichiarazioni del Segretario agli esteri al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa tengono banco in comma comunicazioni. L’opposizione, con la sola eccezione di Rete, presenta un ordine del giorno per chiedere all’Aula di riconfermare l’impegno della Repubblica per la promozione della dimensione religiosa del dialogo interculturale e per affermare una visione orientata alla difesa e alla valorizzazione del pluralismo di idee, etnie, religioni e culture. Quando Valentini parla, accusa la minoranza, non rappresenta solo se stesso e il suo credo religioso ma l’intero popolo sammarinese. Ha espresso una posizione in rotta di collisione con la nostra storia e la nostra politica estera, afferma il segretario socialista Simone Celli. Sembrava di tornare ai tempi di Buttiglione, ironizza Roberto Ciavatta di Rete chiedendosi come l’avrà presa il psd. Le stesse cose, replica il capogruppo della dc, sono state dette con più forza da Umberto Eco e dal candidato socialista all’Unione Europea Shultz. Per superare la crisi l’Europa deve riscoprire che trae la sua origine dal rispetto della persona. Valentini non ha parlato di radici cattoliche, sottolinea Luigi Mazza, ma religiose. Ha fatto riferimento alle radici cristiane, replica Francesca Michelotti di Sinistra Unita, e di questo non doveva parlare. Io, aggiunge, sono d’accordo sulle radici cristiane dell’Europa, hanno avuto una componente importante nel bene e nel male. Non sono d’accordo sull’opportunità di parlarne in quella sede. Del discorso di Valentini Gerardo Giovagnoli del psd ritiene interessante approfondire i temi relativi al rispetto, alle radici e al senso dell’Europa però afferma l’esigenza che ha la Repubblica di evidenziare una posizione di distacco dalle posizioni più belligeranti. Il problema, ripete Marco Podeschi dell’Upr, è che in quella sede non si dovevano fare queste considerazioni. Ed è legittima la scelta dell’opposizione di richiamare Valentini sulla inopportunità di esprimere posizioni di questo tipo in consessi come il Consiglio d’Europa. L’altro tema sollevato in sede di Comunicazioni è relativo all’intervista rilasciata da Giuseppe Roberti a “L’informazione”. Abbiamo la certezza, puntualizza Roberto Ciavatta, di soldi usati per il voto di scambio. Il consigliere di Rete fa sapere di avere presentato, in passato, due denunce in gendarmeria. Adesso, afferma, mi auguro vengano riprese in mano. E da Ciavatta arriva solidarietà a Carlo Filippini dopo – precisa – le minacce arrivate dal governo per aver reso pubblici dati indiscutibili come la partecipazione del Segretario Morganti ad Aiep società partecipata anche dalla famiglia Bacciocchi. Prima o poi dovremo fare i conti con la storia recente di questo Paese, commenta Gian Nicola Berti. Soprattutto dopo che quello che definisce “l’ultimo paladino della politica sammarinese, il fenomeno di Montefiore”, soggetto anche lui indagato, un paio di giorni prima del Consiglio ci dice che faceva voto di scambio ma non sapeva neppure fosse reato. Soprattutto, sottolinea il consigliere di Noi Sammarinesi, quella di Roberti è una confessione, edulcorata ma una confessione. I soldi, aggiunge, non finivano nelle mani dei partiti ma dei singoli, erano favori di imprenditori ai politici. Berti torna anche sulla Commissione di inchiesta legata a Cassa di Risparmio e sull’arresto dei fratelli Magnoni. Cassa e Sopaf, ricorda, redigono un atto di transazione su cui molti favoleggiano l’esistenza di una tangente. Ma, aggiunge, è interessante sapere che forse questa operazione si poteva evitare se la Cassazione di Bologna avesse comunicato a Cassa di Risparmio che aveva vinto il contenzione contro i Magnoni. In quel tempo, ricorda, facevano i conti con il singolare accanimento di Tremonti. Andate a vedere chi erano i soci di Sopaf, dice all’Aula. Facile il collegamento con Berlusconi e quindi con Tremonti.
Sonia Tura
Sonia Tura
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