Durante l'incontro della Maggioranza di martedì sera a Domagnano nella sala Montelupo per chiarire e fugare tutti i dubbi sull’Istituto Finanziario Pubblico moltissime risposte date
alle osservazioni sollevate dai cittadini iniziavano con tanti, "ma non volete capire che...", "è impossibile non capire che...", "eppure non è difficile capire che...". Sarebbe stato anche divertente annotarle e contarle tutte... ma è stato meno divertente costatare che questa insistenza sul nostro "non voler capire", è diventata l'unica giustificazione apparente che la Maggioranza si è data per proseguire con la creazione
dell'IFP, nonostante le iniziative di protesta e la raccolta di firme in corso. L'argomento della incredulità personale, quel "è incredibile che non riusciate a capire che...", è un argomento
politico decisamente troppo debole per tentare di forzare la volontà dei tanti cittadini contrari, che solo un eventuale referendum ci permetterà di scoprire quanti sono.
Ma andiamo con ordine. La serata ha aperto con quattro interventi politici delle forze di Maggioranza, mediamente lunghi, corposi, ben strutturati e ben conditi per difendere e
legittimare il nascituro IFP, c'era un po' di tutto, l'analisi tecnica, la retorica, la battuta, la lacrimuccia, la gloria della patria, le gravi difficoltà economiche... e l'immancabile "bene del
Paese". Era veramente difficile non capire, e infatti abbiamo tutti capito benissimo. Abbiamo capito che non vogliamo una Società per Azioni che si occupi della cartolarizzazione del patrimonio pubblico, ma vogliamo che alla PA sia finalmente affidata la gestione responsabile e professionale del patrimonio pubblico; abbiamo capito che non è vero che l'IFP sarà autonomo e indipendente dalla politica, perché le nomine del Consiglio direttivo saranno politiche e perché tra i soci della società ci saranno anche gli esponenti del Governo; abbiamo capito che prima di contrarre debiti mettendo a garanzia il capitale pubblico con l'intento di far ripartire lo sviluppo, vogliamo essere convinti che esista un vero piano di sviluppo che si sostituisce alla corruzione e al clientelismo; abbiamo capito che tutto quello che
l'IFP andrebbe a fare (pur piacendoci poco) lo si potrebbe già fare attraverso le norme esistenti, e che quindi l'IFP è inutile; abbiamo capito che, nonostante la strana ed elusiva proposta del Segretario Felici, lasciata sospesa in un momento concitato del dibattito "ma non vi piacerebbe avere qualche partecipazione statale, avere un pezzettino di patrimonio pubblico?...", abbiamo capito - dicevamo - che non ci attirano queste strane proposte, perché il patrimonio pubblico è già di tutti.
Soprattutto abbiamo capito, e questa convinzione si è maturata dal 2007 ad oggi, che il modello di crescita economica dell'occidente, basato sulla finanza e sul debito, è di fatto basato su un "edificio" che sta implodendo. Abbiamo capito che, a differenza di come la pensi il Governo, non è sinonimo di arretratezza economica non avere a che fare con la crisi
del debito pubblico, che con la nascita dell'IFP si potrebbero aprire invece questi nuovi inquietanti scenari, che il nostro benessere attuale, il nostro bene comune, quello vero, non deve essere garantito attraverso un'ipoteca che grava sulle spalle delle future generazioni. Queste sono solo alcune delle ragioni che l’altra sera tanti cittadini preoccupati hanno cercato di esporre alla Maggioranza di Governo, ora ci auguriamo che la stessa Maggioranza rivolga a se stessa e non più a noi quell'interrogativo più volte usato, "ma perché non vogliamo capire?"
alle osservazioni sollevate dai cittadini iniziavano con tanti, "ma non volete capire che...", "è impossibile non capire che...", "eppure non è difficile capire che...". Sarebbe stato anche divertente annotarle e contarle tutte... ma è stato meno divertente costatare che questa insistenza sul nostro "non voler capire", è diventata l'unica giustificazione apparente che la Maggioranza si è data per proseguire con la creazione
dell'IFP, nonostante le iniziative di protesta e la raccolta di firme in corso. L'argomento della incredulità personale, quel "è incredibile che non riusciate a capire che...", è un argomento
politico decisamente troppo debole per tentare di forzare la volontà dei tanti cittadini contrari, che solo un eventuale referendum ci permetterà di scoprire quanti sono.
Ma andiamo con ordine. La serata ha aperto con quattro interventi politici delle forze di Maggioranza, mediamente lunghi, corposi, ben strutturati e ben conditi per difendere e
legittimare il nascituro IFP, c'era un po' di tutto, l'analisi tecnica, la retorica, la battuta, la lacrimuccia, la gloria della patria, le gravi difficoltà economiche... e l'immancabile "bene del
Paese". Era veramente difficile non capire, e infatti abbiamo tutti capito benissimo. Abbiamo capito che non vogliamo una Società per Azioni che si occupi della cartolarizzazione del patrimonio pubblico, ma vogliamo che alla PA sia finalmente affidata la gestione responsabile e professionale del patrimonio pubblico; abbiamo capito che non è vero che l'IFP sarà autonomo e indipendente dalla politica, perché le nomine del Consiglio direttivo saranno politiche e perché tra i soci della società ci saranno anche gli esponenti del Governo; abbiamo capito che prima di contrarre debiti mettendo a garanzia il capitale pubblico con l'intento di far ripartire lo sviluppo, vogliamo essere convinti che esista un vero piano di sviluppo che si sostituisce alla corruzione e al clientelismo; abbiamo capito che tutto quello che
l'IFP andrebbe a fare (pur piacendoci poco) lo si potrebbe già fare attraverso le norme esistenti, e che quindi l'IFP è inutile; abbiamo capito che, nonostante la strana ed elusiva proposta del Segretario Felici, lasciata sospesa in un momento concitato del dibattito "ma non vi piacerebbe avere qualche partecipazione statale, avere un pezzettino di patrimonio pubblico?...", abbiamo capito - dicevamo - che non ci attirano queste strane proposte, perché il patrimonio pubblico è già di tutti.
Soprattutto abbiamo capito, e questa convinzione si è maturata dal 2007 ad oggi, che il modello di crescita economica dell'occidente, basato sulla finanza e sul debito, è di fatto basato su un "edificio" che sta implodendo. Abbiamo capito che, a differenza di come la pensi il Governo, non è sinonimo di arretratezza economica non avere a che fare con la crisi
del debito pubblico, che con la nascita dell'IFP si potrebbero aprire invece questi nuovi inquietanti scenari, che il nostro benessere attuale, il nostro bene comune, quello vero, non deve essere garantito attraverso un'ipoteca che grava sulle spalle delle future generazioni. Queste sono solo alcune delle ragioni che l’altra sera tanti cittadini preoccupati hanno cercato di esporre alla Maggioranza di Governo, ora ci auguriamo che la stessa Maggioranza rivolga a se stessa e non più a noi quell'interrogativo più volte usato, "ma perché non vogliamo capire?"
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