“L’opinione pubblica è stanca delle vicissitudini della politica, il clima nel paese è di tensione e quella che prevale è una visione sfiduciata. La strada che abbia intrapreso recentemente è l’unica possibile per delineare uno spartiacque fra il passato e le prospettive future”. Così il Capogruppo della DC, Claudio Podeschi, membro dell’Ufficio di Segreteria, riassume il delicato e difficile momento politico. “Quella che deve aprirsi – aggiunge – è una nuova fase della politica, una fase di transizione, che possa creare le condizioni per ripartire. Poi, chiusa la straordinarietà, tornare alle urne per consentire all’opinione pubblica di giudicare con la necessaria serenità”. Podeschi non ha dubbi: è arrivato il momento di aprire ufficialmente la crisi di questo governo, che ha lavorato bene ma non ha potuto contare sui numeri a causa di quelle lotte interne ai due partiti della coalizione, che hanno impedito di garantire quella stabilità che invece era necessaria al Paese. E adesso, dopo una serie di consultazioni serrate con le 5 forze politiche del primo tavolo di trattative, le condizioni ci sono perché quelle forze rimaste possano aprire questa crisi e subito dopo chiuderla con la formazione di un nuovo esecutivo, capace di portare a compimento gli obiettivi indicati. Abbiamo intrapreso – aggiunge – una strada innovativa: individuare gli obiettivi, ricercare la convergenza sui contenuti e sui punti indicati lavorare senza tentennamenti. Non nasconde, Podeschi, l’amarezza per l’abbandono di AP: “Avevamo trovato punti di convergenza significativi – spiega – sulle riforme istituzionali, gli interventi economici, le politiche sociali; ci siamo arenati su un punto della legge elettorale. Ritenevamo questa riforma necessaria, per dare chiarezza agli elettori, che scelgono un governo, una coalizione, ma è mancato un punto d’incontro sul voto estero. Podeschi definisce forzata la scelta di AP, di rompere su un punto sul quale, a suo parere, la mediazione si sarebbe potuta trovare. “E questo – dichiara – ci deve far riflettere. Con AP si erano ricercate strade nuove di dialogo e la Reggenza di garanzia è stata anche una diretta conseguenza. Ma era sincera Alleanza Popolare? – si chiede Podeschi – forse avrebbe potuto fare uno sforzo maggiore vista la portata degli obiettivi. Crediamo però esistano ancora – spiega – punti significativi sui quali con AP potremmo trovare le necessarie convergenze”. Il capogruppo democristiano chiarisce anche il ruolo di Rifondazione Comunista, e sbarra la strada ad una sua possibile partecipazione al governo, come pure di un possibile ingresso nella coalizione di maggioranza o ad un eventuale appoggio esterno. “Ha partecipato al tavolo della trattativa in quanto firmataria dell’ordine del giorno – spiega – altrettanto avremmo fatto con altri partiti che avessero voluto appoggiare quel documento, quell’impostazione”. Sulla durata del governo che andrà a formarsi una precisazione: dovrà durare il tempo necessario a fare quelle riforme indicate e a raggiungere gli obiettivi prestabiliti.
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