
Elezioni in Kosovo, sicurezza Europea, ma anche diritti e rispetto delle regole internazionali: a Strasburgo il capo delegazione sammarinese Gerardo Giovagnoli interviene in plenaria tre volte, interrogando anche il Primo Ministro di Andorra sul rapporto tra piccoli stati e organizzazioni multilaterali “che mai come ora – dice - sono messe in discussione”. La sua attenzione va al “forte vento contrario che spira forte dagli Stati Uniti”. Rimarca come le direttive della presidenza Trump, punto di riferimento anche di tante forze politiche europee, siano basate “su tutto ciò che il Consiglio d’Europa non rappresenta: la forza che vince sul dialogo, la discriminazione sull’inclusione, l’allergia al multilateralismo”. Al ministro agli Affari Esteri del Lussemburgo chiede quindi quali iniziative concrete può intraprendere il CoE per contrastare questa involuzione autoritaria, che rischia di essere letale per lo stesso organismo. Tra i temi al centro dei lavori anche le elezioni in Kosovo, che Giovagnoli ha seguito in qualità di osservatore. Il suo intervento si concentra, però, sulla forte volontà del paese di fare parte del Consiglio d'Europa, con grandi sforzi che legge come segnale positivo del rispetto a principi e valori comuni: “democrazia, stato di diritto e diritti umani – afferma - continuano ad essere un faro, soprattutto per quelle popolazioni che hanno vissuto, non molto tempo fa, guerra, povertà, scontri etnici, arretratezza istituzionale”. "E in diversi paesi la perdita di quei valori – fa notare - coincide proprio con l’uscita dal Consiglio d’Europa". “Paradossalmente possiamo trarre più insegnamenti da chi non è ancora nella nostra famiglia che da chi svilisce i nostri valori. Studiare quanto sta avvenendo in paesi che vogliono avvicinarsi a noi – conclude - ci aiuta ad avere più consapevolezza di quello che i nostri predecessori hanno ottenuto attraverso una lotta coraggiosa ed efficace”.