Parole che pesano come macigni quelle pronunciate in aula dal Presidente della Commissione Giustizia, Valeria Ciavatta, che nel suo intervento in aula ha dichiarato: "Sono in atto tentativi di mettere in difficoltà singoli o più magistrati”. Una denuncia che arriva proprio nel momento in cui, invece, si sommano le attestazioni di apprezzamento al lavoro portato avanti dal Tribunale, impegnato a scoperchiare un pesante intreccio fra affari e politica, un malaffare del quale ancora non si conoscono i toni definitivi di un quadro inquietante. La stessa Presidente Ciavatta aveva messo in evidenza un clima nuovo, una rinnovata capacità del tribunale di essere elemento attivo e indispensabile per l'affermazione della legalità. Aveva sottolineato la collaborazione tra i poteri dello Stato che proprio grazie al coraggio e al lavoro dei magistrati, ha consentito di ritrovare un'azione fortemente autonoma del Tribunale basata sulla fiducia. Ma a rendere ancora più allarmante la sua denuncia, il Presidente della Commissione Giustizia ha aggiunto che: “a prescindere dalle lettere anonime, il sottobosco politico e imprenditoriale cerca di delegittimare chi conduce le indagini e di depotenziarle”. Impossibile farle aggiungere qualcosa di più. “Quello che avevo da dire – ci ha rimarcato oggi con gentilezza ma altrettanta decisione – l'ho già detto in aula”.
La questione è certo di estrema delicatezza, ma avremmo voluto capire da parte di chi potrebbero arrivare queste minacce all'autonomia dei giudici, in che forma, e quanto possano davvero rischiare di fermare l'azione di chi conduce le indagini o anche solo di indebolirla. Forse gli stessi magistrati lo avevano già messo in conto, forse avevano già immaginato che qualcuno degli indagati o qualcuno che teme di finire nel mirino della giustizia, avrebbe messo in atto qualche tentativo di minare l'autorevolezza di chi sta valutando a fondo comportamenti in odore di illegalità. Certi ambienti non sono nuovi a lettere anonime, voci calunniose o attività di dossieraggio, considerati da certe figure strumenti ordinari, biechi e abbietti mezzi per generare il clima di sospetto, e sporcare cose e persone nel disperato tentativo di distogliere l'attenzione. Minacce, ricatti e ogni altro mezzo di ritorsione sperando di salvarsi. Non ha dubbi il Segretario di Stato alla Giustizia, Giancarlo Venturini, che ricorda le norme messe in campo proprio per rafforzare l'azione della magistratura e ribadisce con forza la volontà di proseguire su questa strada. Venturini anticipa una bozza di legge sui reati informatici e il potenziamento della polizia giudiziaria con strumenti per combattere i reati finanziari.
Sergio Barducci
La questione è certo di estrema delicatezza, ma avremmo voluto capire da parte di chi potrebbero arrivare queste minacce all'autonomia dei giudici, in che forma, e quanto possano davvero rischiare di fermare l'azione di chi conduce le indagini o anche solo di indebolirla. Forse gli stessi magistrati lo avevano già messo in conto, forse avevano già immaginato che qualcuno degli indagati o qualcuno che teme di finire nel mirino della giustizia, avrebbe messo in atto qualche tentativo di minare l'autorevolezza di chi sta valutando a fondo comportamenti in odore di illegalità. Certi ambienti non sono nuovi a lettere anonime, voci calunniose o attività di dossieraggio, considerati da certe figure strumenti ordinari, biechi e abbietti mezzi per generare il clima di sospetto, e sporcare cose e persone nel disperato tentativo di distogliere l'attenzione. Minacce, ricatti e ogni altro mezzo di ritorsione sperando di salvarsi. Non ha dubbi il Segretario di Stato alla Giustizia, Giancarlo Venturini, che ricorda le norme messe in campo proprio per rafforzare l'azione della magistratura e ribadisce con forza la volontà di proseguire su questa strada. Venturini anticipa una bozza di legge sui reati informatici e il potenziamento della polizia giudiziaria con strumenti per combattere i reati finanziari.
Sergio Barducci
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