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Upr interviene sull'affaire Amazon

14 dic 2014
Upr interviene sull'<em>affaire</em> Amazon
Upr interviene sull'affaire Amazon
La vicenda “Amazon” balzata agli onori delle cronache in questi giorni è lo spaccato di come purtroppo ci si presenta impreparati di fronte a questioni che interessano la nostra Repubblica.
Tutti sapevano ma nessuno ha fatto nulla. Si è dovuto attendere l’intervento del Segretario di Stato per le Finanze e Bilancio Giancarlo Capicchioni per chiudere questa piccola “falla”.
Apprezziamo l’azione tempestivo e anche le esaustive spiegazioni fornite, però c’è qualcosa che non torna.
Mentre e’ introdotta la Smac Card obbligatoria con la certificazione dei ricavi, un soggetto estero ba potuto tranquillamente vendere e spedire in territorio senza pagare alcun tipo di aliquota.
Fiumi di parole spese da Governo e maggioranza su come i commercianti devono registrare in tempo reale le vendite, le forze sindacali che hanno fatto della Smac una bandiera e poi tutti, dentro le mura domestiche, ad acquistare on line da Amazon senza imposte.
Ci si permetta non è proprio una normale, anche perche’ si scopre che di questo piccolo vantaggio non approfittavano solo i sammarinesi ma anche i cittadini esteri che si facevano recapitare in territorio i preziosi pacchi Amazon “esentasse”.
Una sorta di duty free elettronico aperto a tutti in piena attività in modalità silenziosa mentre i negozi fisici sammarinesi lottano contro la crisi.
Chiuso questo capitolo ci piacerebbe ora sapere se i cittadini esteri che si sono fatti recapitare pacchi in territorio sammarinese pagheranno ora qualcosa all’erario della Repubblica di San Marino. TV, computer, gadget tutti esentasse per gli stranieri domiciliati ai fini Amazon a San Marino.
I cittadini hanno regolato il 15 dicembre il transitorio fiscale. 1.500 euro in media per una famiglia di 2 componenti per regolarizzare gli anni 2011 – 2012 e 2013. I cittadini esteri che hanno aggirato la fiscalità italiana e sammarinese non pagano nulla? E’ a norma di legge farsi recapitare in territorio sammarinese della merce per eludere la fiscalità italiana e sammarinese sfruttando un cavillo amministrativo – contabile di un gigante mondiale dell’Ecommerce?
Poniamo pubblicamente la domanda poiché chiudere a “tarallucci e vino” la vicenda per chi non è residente nella Repubblica di San Marino non è proprio un bel segnale verso chi ha usato il nostro Paese per avere dei vantaggi fiscali senza lasciare un euro all’erario o ai nostri operatori economici. Con la beffa finale, nelle peggiori delle ipotesi, di avere anche l’onere economico, per il nostro Stato di smaltire – “sempre gratis” – carta e nylon dell’imballo.

Unione per la Repubblica

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