La schiacciante vittoria del SI, in occasione della consultazione referendaria di ieri, è inequivocabile.
Di fronte alla partecipazione massiccia della cittadinanza sono del tutto superflui commenti o analisi su quanto accaduto.
Ci dovremmo solo porre una domanda: che cosa accadrebbe (o meglio sarebbe già accaduto), oggi, in un Paese "normale"?
Sicuramente il Segretario di Stato alla Sanità, dopo averci messo la faccia, dovrebbe avere almeno il tatto per rassegnare le proprie dimissioni. Sicuramente la maggioranza, dopo aver costruito i comitati contrari politicizzando il referendum ed arrivando addirittura ad agitare lo spauracchio del ticket, dovrebbe almeno ammettere che qualche grosso problema c'è.
Sicuramente qualche espressione del vertice ISS dovrebbe avere il decoro di fare un passo indietro dopo una scomposta discesa in campo propagandando per il NO. Dimenticandosi che l'ISS è di tutti e non solo della parte che ti ha nominato, magari per contratto, a gestirlo.
Sappiamo, però, che tutto questo non accadrà.
Anzi.
Il rappresentante del governo si limiterà a prendere atto.
La maggioranza, dopo aver detto che non si tratta di passaggio politico ma tecnico, dirà che han vinto i cittadini. Qualche espressione del vertice ISS, nonostante la caduta di stile, farà spallucce.
UPR saluta con grande favore il SI. Nell’ultimo mese ha messo in guardia la cittadinanza per riflettere sul valore della nostra sanità e della sua gestione. IL rischio dell'eliminazione dei centri sanitari periferici, i tagli al prontuario farmaceutico e l'ambiguità della situazione della residenza "Casale La Fiorina" sono alcuni episodi su cui abbiamo dato forte attenzione accanto alle critiche mosse sulla legge che disciplina la libera professione.
Il nostro ospedale deve diventare in polo attrattivo e non disseminare i propri professionisti in tutte le strutture sanitarie esterne.
La fuga dei professionisti dall’ospedale e dai vari servizi, così come prevista dalla legge ieri responsabilmente abolita dai cittadini, avrebbe depauperato il Paese e non lo avrebbe valorizzato.
I cittadini, ieri, lo hanno ben compreso.
Di fronte alla partecipazione massiccia della cittadinanza sono del tutto superflui commenti o analisi su quanto accaduto.
Ci dovremmo solo porre una domanda: che cosa accadrebbe (o meglio sarebbe già accaduto), oggi, in un Paese "normale"?
Sicuramente il Segretario di Stato alla Sanità, dopo averci messo la faccia, dovrebbe avere almeno il tatto per rassegnare le proprie dimissioni. Sicuramente la maggioranza, dopo aver costruito i comitati contrari politicizzando il referendum ed arrivando addirittura ad agitare lo spauracchio del ticket, dovrebbe almeno ammettere che qualche grosso problema c'è.
Sicuramente qualche espressione del vertice ISS dovrebbe avere il decoro di fare un passo indietro dopo una scomposta discesa in campo propagandando per il NO. Dimenticandosi che l'ISS è di tutti e non solo della parte che ti ha nominato, magari per contratto, a gestirlo.
Sappiamo, però, che tutto questo non accadrà.
Anzi.
Il rappresentante del governo si limiterà a prendere atto.
La maggioranza, dopo aver detto che non si tratta di passaggio politico ma tecnico, dirà che han vinto i cittadini. Qualche espressione del vertice ISS, nonostante la caduta di stile, farà spallucce.
UPR saluta con grande favore il SI. Nell’ultimo mese ha messo in guardia la cittadinanza per riflettere sul valore della nostra sanità e della sua gestione. IL rischio dell'eliminazione dei centri sanitari periferici, i tagli al prontuario farmaceutico e l'ambiguità della situazione della residenza "Casale La Fiorina" sono alcuni episodi su cui abbiamo dato forte attenzione accanto alle critiche mosse sulla legge che disciplina la libera professione.
Il nostro ospedale deve diventare in polo attrattivo e non disseminare i propri professionisti in tutte le strutture sanitarie esterne.
La fuga dei professionisti dall’ospedale e dai vari servizi, così come prevista dalla legge ieri responsabilmente abolita dai cittadini, avrebbe depauperato il Paese e non lo avrebbe valorizzato.
I cittadini, ieri, lo hanno ben compreso.
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