Ogni lingua ha modi unici che permettono di esprimere concetti, sentimenti, caratteristiche delle persone e situazioni specifiche, che sono legati in modo stretto alla storia e alla cultura del luogo. Ogni vocabolario ha dunque le sue “parole intraducibili”, che non possono essere trasposte da una lingua all’altra con un unico termine.
Preply, piattaforma di apprendimento delle lingue, ha condotto un’analisi per individuare sia le parole intraducibili (pubblicato dall'ansa) che a livello mondiale vengono più frequentemente cercate sui motori di ricerca online.
Al primo posto delle parole intraducibili più cercate – con 588.400 ricerche – c’è l’inglese “Cringe”, per indicare una situazione, una scena o un comportamento altrui che suscita imbarazzo e disagio in chi li osserva. Segue “Golden hour” (446.500 ricerche), con cui ci si riferisce a una particolare e ricercata condizione della luce solare naturale che generalmente si manifesta subito dopo l'alba e appena prima del tramonto.
Medaglia di bronzo per il termine tedesco “Wanderlust” (237.500 ricerche), con cui si indica l’irrefrenabile desiderio di viaggiare, di spingersi oltre il proprio mondo alla scoperta di nuovi luoghi da esplorare. Nella Top 10 di Preply delle parole intraducibili spicca anche l’espressione italiana “Al dente”, al 7° posto con oltre 160.000 ricerche mensili nel mondo, con cui ci si riferisce, in ambito culinario, alla pasta non completamente cotta, che mantiene la durezza interna e non rischia quindi di diventare collosa.
A conquistare il podio tra le parole dialettali intraducibili più cercate online dagli italiani c’è “Umarell”, espressione di origine bolognese, utilizzata oggi per definire gli anziani che osservano gli operai al lavoro nei cantieri.
Per il secondo si scende invece in Campania con “Cazzimma” (8.100 ricerche), espressione napoletana che si usa per indicare un atteggiamento o un comportamento che mischia scaltrezza e furbizia a opportunismo e cinismo.
Proseguendo, si incontrano due termini che arrivano dal Lazio: “Coatto” (5.400), che nel dialetto romanesco assume il significato di individuo rozzo, dalla parlata volgare e dall’abbigliamento privo di gusto; “Daje”, espressione di incoraggiamento dalla numerose sfumature, come "dai, andiamo", ma anche "evviva", spesso utilizzata come saluto tra i ragazzi (4.400).
In Lombardia fa riferimento a chi si dà arie da grand’uomo e “Giargiana” (2.800), utilizzato nel dialetto lombardo per riferirsi a una persona non originaria di Milano, con accezione non propriamente positiva.
Tra le più cercate non mancano infine il “Quaquaraquà” siciliano, persona chiacchierona non particolarmente affidabile, e il “Bischero” che in Toscana indica un soggetto sprovveduto e ingenuo.