Anche Rio si porta via le sue Olimpiadi che segnano ormai un secolo ampiamente avviato. Luogo di incontro di interessi (sopratutto,con buona pace dello spirito olimpico) e di confronti, sono state sempre più condizionate, se non più tanto dalla tv, dalle telecamere che poi riversano milioni di immagini su pc, iPad, cellulari e persino apparecchi televisivi. Bruciamo ormai immagini e con loro scompaiono le leggende. Il fotogramma che con una sola inquadratura racconta un evento a chi non lo vede (la borraccia fra Coppi e Bartali per capirsi e per fare un esempio fra i milioni che se ne potrebbero fare) crea la leggenda che nasce sempre dalla parola, dal racconto e non dalla visione diretta. Un evento lo si racconta, se lo si mostra invece diventa cronaca, realtà e le leggende raramente sono compatibili con la realtà. Il cinema, la fotografia, la radio potevano è possono generare personaggi e episodi leggendari. Per la TV è impossibile.
In ogni caso Rio si chiude non tanto bene per San Marino che comunque ha mostrato con dignità la bandiera. Speranze deluse ma le speranze sono sempre una scommessa. L'importante è che il seme gettato dagli atleti sammarinesi continui. Serve sacrificio per fare sport a livello olimpico, servono rinunce quotidiane e lo sanno bene tutti gli atleti. Non tutti i giovani sono disponibili a questo e quindi dove già i numeri sono penalizzanti, diventa sempre più difficile trovare campioni. Eccellenze riconosciute ormai San Marino ne ha a cominciare dal tiro a volo ma non solo. I giovani campioni come Eugenio Rossi sanno scusarsi con se stessi e con gli altri, segno che Rio diventa un nuovo punto di partenza e non la fine di un percorso mentre le lacrime delle Perilli o di Federica Pellegrini raccontano le persone che ci sono dentro le tute.
Le medaglie italiane ci sono e sono tante. Buon segno. L'Italia occupa un posto importante nel medagliere internazionale nonostante sia ormai un mondo cannibalizzato dal calcio - business che di sport ormai ha ben poco. Giustamente i campioni italiani di tiro a segno sfottevano a Rio i giornalisti dicendo che si ricordano di loro ogni quattro anni.
Infine le Olimpiadi dei diversamente vestiti, della paura di attentati che i testimoni dicono essere quasi palpabile, delle favelas indifferenti ma anche di Rachele Bruni che dedica la sua medaglia alla sua famiglia e alla compagna di vita Diletta, scheggiando ancora una volta il vecchio muro della ipocrisia e dell'omertà dove non è lecito dire certe cose, non è consentito vivere ció che si è.
È stata anche la prima volta che la Radiotelevisione di Stato sammarinese è stata accreditata ai Giochi. La redazione sportiva sia da Rio che da San Marino, in TV e sul web ha fatto uno straordinario lavoro a volte anche con difficoltà tecniche che ovviamente da casa non si vedono (come è giusto che sia).
Grazie dunque da parte di RTV a tutti i nostri giornalisti, operatori di ripresa, di montaggio e di messa in onda per il lavoro fatto. Complimenti!
Carlo Romeo
Direttore Generale RTV
In ogni caso Rio si chiude non tanto bene per San Marino che comunque ha mostrato con dignità la bandiera. Speranze deluse ma le speranze sono sempre una scommessa. L'importante è che il seme gettato dagli atleti sammarinesi continui. Serve sacrificio per fare sport a livello olimpico, servono rinunce quotidiane e lo sanno bene tutti gli atleti. Non tutti i giovani sono disponibili a questo e quindi dove già i numeri sono penalizzanti, diventa sempre più difficile trovare campioni. Eccellenze riconosciute ormai San Marino ne ha a cominciare dal tiro a volo ma non solo. I giovani campioni come Eugenio Rossi sanno scusarsi con se stessi e con gli altri, segno che Rio diventa un nuovo punto di partenza e non la fine di un percorso mentre le lacrime delle Perilli o di Federica Pellegrini raccontano le persone che ci sono dentro le tute.
Le medaglie italiane ci sono e sono tante. Buon segno. L'Italia occupa un posto importante nel medagliere internazionale nonostante sia ormai un mondo cannibalizzato dal calcio - business che di sport ormai ha ben poco. Giustamente i campioni italiani di tiro a segno sfottevano a Rio i giornalisti dicendo che si ricordano di loro ogni quattro anni.
Infine le Olimpiadi dei diversamente vestiti, della paura di attentati che i testimoni dicono essere quasi palpabile, delle favelas indifferenti ma anche di Rachele Bruni che dedica la sua medaglia alla sua famiglia e alla compagna di vita Diletta, scheggiando ancora una volta il vecchio muro della ipocrisia e dell'omertà dove non è lecito dire certe cose, non è consentito vivere ció che si è.
È stata anche la prima volta che la Radiotelevisione di Stato sammarinese è stata accreditata ai Giochi. La redazione sportiva sia da Rio che da San Marino, in TV e sul web ha fatto uno straordinario lavoro a volte anche con difficoltà tecniche che ovviamente da casa non si vedono (come è giusto che sia).
Grazie dunque da parte di RTV a tutti i nostri giornalisti, operatori di ripresa, di montaggio e di messa in onda per il lavoro fatto. Complimenti!
Carlo Romeo
Direttore Generale RTV
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