Un po’ come la caduta del muro di Berlino limitata ad un parquet italiano. Dopo 1689 giorni e 13 trofei si spezza l’egemonia incontrastata della Montepaschi Siena, capace di monopolizzare ferocemente ogni pallone di cuoio che rimbalzasse nei palazzetti italiani.
A mettere il sassolino nella crepa – nelle parole di Andrea Trinchieri – è proprio il suo Cantù che, dopo un primo quarto di grande difficoltà chiuso sotto 23-16 e che non sembrava lasciar spazio al romanticismo dello sport, è stato in grado di piegare la Montepaschi con intensità di gioco, ferocia nelle mezze palle e tantissima energia sotto canestro.
È l’apoteosi di una piazza caldissima, che ben prima della palla a due aveva già vinto la sfida di pubblico, trasformando il 105 Stadium in una protesi del Palasport Pianella. È la serata di un ragazzone alto 1.95, nato a Tbilisi, per poi trasferirsi giovanissimo a Treviso prima di finire, quattro anni fa, alla corte di Trinchieri. Suoi i primi due punti della stagione 2013, suo il primo successo individuale dopo l’ondata verde.
Difficile trovare l’istante esatto in cui la Mapooro ha capito di aver vinto, più facile determinare quanto Siena ha iniziato a perderla, questa Supercoppa. Dal secondo quarto in avanti i verdi scudettati dal 2007 hanno iniziato a giocare con leggerezza, perdendo il ritmo gara e tutti i contrasti. Si aggiunga a questo l’insolita imprecisione ai liberi (69% dalla lunetta per Siena) e un Dave Moss ad intermittenza. Il vantaggio, durato fino al terzo quarto, è stato soprattutto frutto di uno straordinario Sanikidze, in doppia doppia con 17 punti e 16 rimbalzi. Ma un uomo non fa una squadra. Smith, Tyus, Markoishvili, Brooks fanno una squadra. Le idee del play, le bombe del georgiano, la straordinaria fisicità di Brooks e Tyus hanno indirizzato la Coppa sull’A1, destinazione Cantù. La vittoria di una squadra in grado di sbagliare, soffrire, voltare pagina e piegare chi, fino ad oggi, non aveva lasciato nemmeno le briciole agli affamati rivali.
[Nel servizio l'intervista a Manuchar Markoishvili, MVP Beko Supercup]
Le interviste agli allenatori Luca Banchi e Andrea Trinchieri
Luca Pelliccioni
A mettere il sassolino nella crepa – nelle parole di Andrea Trinchieri – è proprio il suo Cantù che, dopo un primo quarto di grande difficoltà chiuso sotto 23-16 e che non sembrava lasciar spazio al romanticismo dello sport, è stato in grado di piegare la Montepaschi con intensità di gioco, ferocia nelle mezze palle e tantissima energia sotto canestro.
È l’apoteosi di una piazza caldissima, che ben prima della palla a due aveva già vinto la sfida di pubblico, trasformando il 105 Stadium in una protesi del Palasport Pianella. È la serata di un ragazzone alto 1.95, nato a Tbilisi, per poi trasferirsi giovanissimo a Treviso prima di finire, quattro anni fa, alla corte di Trinchieri. Suoi i primi due punti della stagione 2013, suo il primo successo individuale dopo l’ondata verde.
Difficile trovare l’istante esatto in cui la Mapooro ha capito di aver vinto, più facile determinare quanto Siena ha iniziato a perderla, questa Supercoppa. Dal secondo quarto in avanti i verdi scudettati dal 2007 hanno iniziato a giocare con leggerezza, perdendo il ritmo gara e tutti i contrasti. Si aggiunga a questo l’insolita imprecisione ai liberi (69% dalla lunetta per Siena) e un Dave Moss ad intermittenza. Il vantaggio, durato fino al terzo quarto, è stato soprattutto frutto di uno straordinario Sanikidze, in doppia doppia con 17 punti e 16 rimbalzi. Ma un uomo non fa una squadra. Smith, Tyus, Markoishvili, Brooks fanno una squadra. Le idee del play, le bombe del georgiano, la straordinaria fisicità di Brooks e Tyus hanno indirizzato la Coppa sull’A1, destinazione Cantù. La vittoria di una squadra in grado di sbagliare, soffrire, voltare pagina e piegare chi, fino ad oggi, non aveva lasciato nemmeno le briciole agli affamati rivali.
[Nel servizio l'intervista a Manuchar Markoishvili, MVP Beko Supercup]
Le interviste agli allenatori Luca Banchi e Andrea Trinchieri
Luca Pelliccioni
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