Sarà la maglia gialla che gli porta male, oppure la Francia. Fatto sta che Primoz Roglic si suicida un'altra volta, esattamente come al Tour dell'anno scorso. Per il secondo anno di fila la Parigi-Nizza è di Maximilian Schachmann, partito da Le Plan du Var con 52” di ritardo da Roglic e arrivato a Levens con 19” su Vlasov e 23” su Izagirre. Nemmeno a podio dunque lo sloveno, che stava dominando l'edizione con tre vittorie – l'ultima ieri a Valdeblore – e in testa da quattro tappe consecutive, su 7 sin lì disputate.
Fatale l'ottava, vinta in volata da Cort Nielsen, scattato in anticipo e impostosi su Laporte e Letour. A quel punto però la corsa alla gialla s'è già decisa da un pezzo, perché il dramma di Roglic s'è già consumato in un bis di cadute. La prima, in avvio di tappa, gli costa 25”, ma non incide più di tanto. La seconda, fatale, è a circa 25 km dal traguardo: lo sloveno resta senza bici, deve farsene prestare una da un compagno e non riesce a recuperare l'andatura, staccandosi sempre più dal gruppo. Schachmann si ritrova presto maglia gialla virtuale, non si scompone e allunga, limitandosi a marcare Vlasov e Izagirre, i nuovi rivali per il titolo. Che non sarà più in discussione, perché dietro di loro Roglic arranca in una pedalata lenta e legnosa e rischia addirittura il tris di capitomboli. Saranno 3 i minuti di distacco da Schachmann, che trova un bis di successi consecutivi che alla Parigi-Nizza mancava dal biennio 2002-2003, quello della doppietta di Vinokurov.