“Parola d'ordine: emozioni”. Christian Prudhomme, direttore del Tour de France, sintetizza così l'edizione 2020 della Grand Boucle, presentata al Palazzo dei Congressi di Parigi. La n°107, anticipata di una settimana rispetto al solito per evitare la concomitanza con le Olimpiadi di Tokyo. Si parte il 27 giugno a Nizza – che ospiterà le prime due prove in linea – mentre la passerella finale sugli Champs-Elisées è fissata per il 19 luglio.
Tanti i campioni ad assistere alla levata del velo: il campione in carica Egan Bernal, il plurivincitore Chris Froome, Steven Kruijsvijk e i padroni di casa Julian Alaphilippe, Romain Bardet e Thibaut Pinot. A loro la Francia chiede un successo che manca da quello di Hinault del 1985: 34 lunghi anni, troppi per il Paese della Grandeur. E forse è per questo che il Tour 2020 sembra disegnato proprio per gli scalatori-attaccanti, tra i quali i beniamini transalpini, e meno adatta per le progressioni di Froome e Bernal: solo 36 km di cronometro – nella decisiva penultima tappa, in arrampicata verso Planche des Belle Filles – 29 salite classiche e sei arrivi montani, ma, per la prima volta nella storia, nessuna delle 4 vette principali: fuori Mont Ventoux, Col du Tourmalet, Galibier e Alpe d'Huez, così i picchi saranno il Puy Mary, nel Massiccio Centrale, e il Col de la Loze, nel cuore delle Alpi, inserito, come il Grand Colombier, nella settimana decisiva. Interessante anche la sesta tappa, coi 4mila metri di dislivello sul Mont-Aigual. La frazione 12 da Chauvigny a Sarran sarà, coi suoi 218 km, la più lunga del Tour, ma anche la più breve di sempre nella classifica in questione. A Pau invece è previsto un omaggio a Felice Gimondi.