Si chiamava Vigor, come il trapezista che il fratello e la sorella avevano visto al circo. Lui trapezista non era, aveva preferito la pallavolo. Era un centrale di 2 metri e 02, uno sportivo vero, uno di quelli che non mollano mai, probabilmente il primo a mettere la maschera protettiva per il setto nasale per non saltare la finale olimpica. Bovolenta era tante cose, ma soprattutto un vincente. Figlio di quella generazioni di fenomeni che ha portato l’Italia del volley a vincere tutto con Julio Velasco: una Coppa del Mondo, due Europei, quattro World League, ma anche un amarissimo argento olimpico, ed un secondo e terzo posto sempre agli Europei. Una carriera in azzurro da invidiare con 197 presenze. Una vita per la pallavolo iniziata sportivamente a Ravenna, nel 1990 scudetto e Coppa Italia con la Messaggero, ma anche tre coppe dei campioni, una Coppa Cev e due Supercoppe Europee. Un altro scudetto a Modena. Bovolenta veste anche le maglie di Ferrara, Roma, Palermo e Piacenza con quale gioca tre finali scudetto. La pallavolo ha rappresentato la sua vita, un motivo per non smettere, da qui la decisione di continuare a 37 anni con Forlì per rilanciare il progetto della squadra romagnola scesa nel campionato di B/2, lo stesso della Royal Catering, squadra affrontata a Serravalle il 22 ottobre. Bovolenta se nè andato durante una partita, a Macerata contro la Lube. Durante il terzo set l’ex azzurro ha accusato un malore. I tentativi di rianimazione sono continuati per un’ora, poi Bovolenta è stato trasferito al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Macerata dove è stato ricoverato in gravissime condizioni. Dopo la mezzanotte l’annuncio della morte.
Elia Gorini
Elia Gorini
Riproduzione riservata ©