I magistrati della procura di Torino hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio nel procedimento sui conti della Juventus. L'atto, oltre all'ormai ex presidente Andrea Agnelli e al suo vice Pavel Nedved, riguarda altre undici persone, e ricalca quello contenuto nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari che era stato notificato agli indagati lo scorso 24 ottobre: le plusvalenze artificiali per 155 milioni di euro, le notizie false sulla manovra stipendi, le perdite di esercizio inferiori a quelle reali. False comunicazioni sociali, manipolazione del mercato, dichiarazioni fraudolente con utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, ostacolo alle autorità di vigilanza. La Procura ha altresì rinunciato all’appello contro la decisione del gip di non concedere le misure di custodia cautelare: i pm avevano in precedenza chiesto l’interdizione dalle cariche per Agnelli e altri dirigenti motivandola con il rischio di approvazione di un altro bilancio falsato (reiterazione del reato), esigenza venuta meno con le dimissioni del presidente e del CdA.
Nel frattempo la Juventus gioca d'anticipo. "Sulla base di un solido set di pareri di primari professionisti legali e contabili - si legge in una nota ufficiale - il board di Juventus è pervenuto, con compattezza, alla conclusione unanime da parte dei nove consiglieri in carica alla data del 28 novembre 2022, che il trattamento contabile adottato nei bilanci contestati rientra tra quelli consentiti dagli applicabili principi contabili, e le contestazioni della Procura non paiono fondate". Il club, che ribadisce la convinzione di avere sempre operato correttamente, guarda anche alla giustizia sportiva: "in ragione dell'assenza di qualsivoglia alterazione dei bilanci, le conclusioni delle autorità sportive (che già si sono espresse, con riguardo al tema plusvalenze, in senso favorevole a Juventus) non cambieranno: in assenza di alcuna alterazione contabile, ogni sanzione sportiva risulterebbe del tutto infondata".