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Comitato Civico per la cittadinanza: "Eliminazione dell'obbligo di rinuncia iniziativa frettolosa ed irresponsabile"

Dopo aver consegnato alla Reggenza l'Istanza d'Arengo, chiedono al Governo di sospendere l'iter di approvazione del pdl, mettendo in guardia da una scelta che "mette a rischio la sovranità di san Marino"

di Monica Fabbri
7 apr 2025

“Siamo sempre stati in prima linea in difesa dei diritti ma oggi, in gioco, c'è ben altro”. I firmatari dell'istanza d'arengo presentata ieri alla Reggenza che chiede di mantenere l'obbligo di rinuncia alla cittadinanza d'origine, giudicano l'iniziativa del Governo “improvvisata, frettolosa ed irresponsabile”. Riuniti nel Comitato Civico per la cittadinanza, vogliono difendere la Repubblica, tutelando l'identità e l'interesse nazionale: “Qui non si parla di rivendicazione di diritti – chiarisce Giovanni Giardi - ma di privilegi. Non siamo contrari a qualsiasi legge ma a favore di una legge che sia ragionata, attenta e documentata su possibili conseguenze”. Il provvedimento mette a rischio – avvertono – la sovranità dello Stato. Si dicono preoccupati se, in futuro, sammarinesi-italiani con ruoli apicali nella politica dovessero essere chiamati al dovere di fedeltà a uno dei due Stati in caso di conflitti di interesse. Paventano anche violazioni della Carta dei Diritti. “Temiamo che con la doppia cittadinanza il tema dell'identità si snaturi fino quasi a perdersi”, afferma Piermarino Bacciocchi mentre Orietta Ceccoli fotografa la situazione in altri piccoli Stati.

Non riconoscono la doppia cittadinanza Lichtenstein, Lussemburgo, Monaco, Singapore e anche Andorra, che ritiene “la preservazione dell'identità nazionale indispensabile per l'esistenza giuridica del paese”. C'è poi l'esempio delle Hawaii, passate con referendum da regno indipendente al 50°esimo Stato degli Usa a seguito di una maggioranza elettorale di americani divenuti cittadini hawaiani. “I grandi Stati fagocitano sempre i piccoli” commenta Roberto Tamagnini, che rimarca: “La naturalizzazione non è un diritto ma una concessione. Vogliamo che le leggi siano osservate a garanzia del nostro Stato”. Chiedono sia sospeso l'iter di approvazione del pdl e che la questione sia collocata nell'alveo delle Riforme Istituzionali. Non avendo ricevuto risposte alle loro domande dalla Segreteria Interni, giovedì andranno dalla Reggenza. Hanno già incontrato quasi tutti i partiti tranne Rete – di tutt'altra posizione - e la DC, da cui attendono ancora un riscontro.

“Se non ci ascolteranno andremo avanti”, promette la Ceccoli. Non escludendo il ricorso al referendum: “Abbiamo intenzione di agire perché siamo convinti del ruolo della società civile e democratica, dell'importanza che intervenga nei processi decisionali. Se do il voto non posso aspettare cinque anni per dire che ciò che viene fatto è negativo. Quindi, classe politica, ascoltateci”.





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