È plausibile supporre che chiunque viva a San Marino sia stato protagonista di almeno un ingresso all’Ospedale di Stato, durante la propria esistenza. Nella stragrande maggioranza dei casi egli sarà stato rincuorato, in certi casi operato, poi curato e guarito. Purtroppo, vi sono anche gli sporadici casi in cui egli avrà vissuto delle brutte esperienze. Non sta certamente alla politica indagare sulle cause e sulle responsabilità degli errori sanitari, perché per farlo ci sono gli organismi preposti: è però compito della politica dare gli indirizzi giusti affinché la Sanità non ampli quei numeri negativi. I mali endemici della nostra sanità li abbiamo sperimentati un po’ tutti: dalle infinite code degli ambulatori alle liste di attesa infinite per gli esami specialistici, alla preoccupante penuria di medici causata da una fuga che sembra non arrestarsi. Il governo uscente ha cercato una soluzione con la famosa legge sulla dirigenza medica, riuscendo solo a peggiorare le cose e scontentando tutti: ha aggravato notevolmente i costi della Sanità e non ha certo portato più medici a San Marino. Nel frattempo, il prontuario farmaceutico – sintesi della politica del farmaco e strumento di governo – subisce continue varianti al ribasso e si cominciano a pagare alcune tipologie di ricette; alcuni servizi, come quello odontoiatrico per i minori, diventano una specie di lotteria dove quelli che pagano sono sempre di più. L’ospedale di San Marino è piccolo, con un bacino di utenza molto ristretto: in qualsiasi altro Paese sarebbe stato chiuso. Tutta la sanità sammarinese, però, è stata impostata sul sistema solidaristico voluto dalla legge del 1955, in tempi davvero duri: noi non possiamo – anzi non vogliamo – cambiarla. Qualche correzione alla rotta, però, è imprescindibile se si vuole eliminare un vortice di spesa che non è più sostenibile, né accettabile. Di solito, quando qualcosa non funziona a dovere, il problema risiede nei vertici. Se ci sono servizi carenti, spese inutili, sprechi incontrollati, macchinari obsoleti ed altri, nuovi, ma mai usati; se mancano i medici, gli infermieri professionali e gli Operatori Assistenziali, se ci sono liste infinite, SIGNIFICA che l’organizzazione è del tutto carente. A San Marino le condizioni retributive e normative rimangono migliori rispetto all’Italia, quindi i problemi vanno ricercati altrove, ma non certamente in quelle pratiche clientelari che sono state prerogativa di tutti i governi, particolarmente di quest’ultimo. Se in ospedale c’è il lavoro nero – che RETE ha denunciato a più riprese – vuol dire che ci sono procedure che non funzionano e che ci sono persone che non fanno il loro dovere. Le autorità non possono fare scena muta in proposito. Se il cibo dell’ospedale, che una volta era quasi al livello del ristorante, è ora diventato insoddisfacente, servirà a poco arruolare uno chef profumatamente pagato. Serve isolare le responsabilità e punire chi non lavora onestamente. Così è per tutto il resto e per tutti i servizi. In tal maniera, finalmente, si riconoscerà il valore di chi lavora con coscienza e onestà. Infine, da rivedere tutta la politica sanitaria, a partire dalla prevenzione, la quale dovrà essere il basamento di ogni piano sanitario nella Sanità di domani. Il Movimento RETE ha predisposto le linee di indirizzo per ridare efficienza alla nostra sanità, all’interno del proprio programma di governo, che andrà ad illustrare giovedì 28 novembre, alle ore 21:00 presso la sala del Castello di Chiesanuova.
Comunicato stampa
Movimento RETE