Il Maxiprocesso di Palermo è lo storico processo contro Cosa Nostra che coinvolse 475 imputati per diversi capi d'accusa, tra cui quello di associazione a delinquere di stampo mafioso. Si svolse nell'Aula bunker del Carcere Ucciardone di Palermo tra il 10 febbraio 1986 e il 16 dicembre 1987.
Il processo è considerato la prima vera reazione dello Stato Italiano nei confronti della mafia siciliana. I membri di Cosa Nostra furono per la prima volta condannati in quanto appartenenti ad un'organizzazione mafiosa unitaria e di tipo verticistico.
Il processo fu possibile grazie alla nascita del cosiddetto Pool antimafia di Palermo, la cui direzione unitaria permise ai giudici che ne facevano parte di avere una visione completa del fenomeno della mafia siciliana, almeno al livello militare. Oltre all'accentramento delle indagini nelle mani di un gruppo di magistrati specializzati, l'altro elemento di forza del Maxiprocesso fu l'utilizzo dei pentiti: in primis Tommaso Buscetta, poi Salvatore Contorno e altri collaboratori permisero di squarciare il velo dell'omertà che aveva garantito l'invisibilità di Cosa Nostra per decenni.
Il processo è considerato la prima vera reazione dello Stato Italiano nei confronti della mafia siciliana. I membri di Cosa Nostra furono per la prima volta condannati in quanto appartenenti ad un'organizzazione mafiosa unitaria e di tipo verticistico.
Il processo fu possibile grazie alla nascita del cosiddetto Pool antimafia di Palermo, la cui direzione unitaria permise ai giudici che ne facevano parte di avere una visione completa del fenomeno della mafia siciliana, almeno al livello militare. Oltre all'accentramento delle indagini nelle mani di un gruppo di magistrati specializzati, l'altro elemento di forza del Maxiprocesso fu l'utilizzo dei pentiti: in primis Tommaso Buscetta, poi Salvatore Contorno e altri collaboratori permisero di squarciare il velo dell'omertà che aveva garantito l'invisibilità di Cosa Nostra per decenni.
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