Si chiamava Pietro Galassi ed era un residente all’estero. Laureato in fisica e matematica, era stato professore e preside in un istituto di Viareggio. Il 2 agosto del 1980 si trovava alla stazione di Bologna in arrivo da Firenze quando alle 10,25 un ordigno ad altissimo potenziale esplose nella sala di aspetto di seconda classe. 85 morti e oltre 200 feriti. Tra i morti anche lui, il professor Pietro Galassi, 65 anni, celibe, poco conosciuto in Repubblica perché viveva in Toscana. Toccante il messaggio di cordoglio e vicinanza che i Capitani Reggenti Pietro Chiaruzzi e Primo Marani inviarono al Presidente Pertini. L’immane tragedia aveva accomunato nell’assurdo, tragico, destino, uomini di ogni nazionalità ed anche - scrisse la Reggenza - “un Figlio di questa Terra”. Le istituzioni della Repubblica resero omaggio al professor Pietro Galassi con solenni funerali di Stato celebrati in Pieve il 6 agosto 1980 e la sua figura fu ricordata con accenti commossi dall’allora segretario di Stato agli Esteri Giordano Bruno Reffi.
In memoria del professor Galassi nel 1994, su iniziativa della Reggenza, venne affissa una lapide nel centro storico di Borgo Maggiore. Per quella strage, a tutt'oggi adombrata da un alone di mistero, sono stati condannati in via definitiva tre appartenenti alla destra eversiva ma resta aperto un ulteriore filone di indagine.
Luca Salvatori
In memoria del professor Galassi nel 1994, su iniziativa della Reggenza, venne affissa una lapide nel centro storico di Borgo Maggiore. Per quella strage, a tutt'oggi adombrata da un alone di mistero, sono stati condannati in via definitiva tre appartenenti alla destra eversiva ma resta aperto un ulteriore filone di indagine.
Luca Salvatori
Riproduzione riservata ©