Non avevamo poi tutti i torti - per quel che vale - quando nel 2016, all'indomani delle ormai penultime elezioni, avevamo ragionato con i nostri lettori sul pericolo, per chi aveva vinto, di confondere il 30% dei voti complessivi ottenuti, trattandoli come fossero invece il 90%, cosa che purtroppo in alcuni casi, all'interno dell'ormai ex governo, è puntualmente accaduta. Il fatto era anche che, a ben vedere, la coalizione che aveva vinto il primo turno sembrava essersi persa nel consueto antico gioco delle poltrone, chiudendo di fatto la propria campagna elettorale, mentre la compagine arrivata seconda, di contro, la sua la continuava anzi la incrementava, beffando nel rush finale gli avversari, come qualche volta capita nel ciclismo con chi sta dietro, che brucia sul traguardo all'ultimo istante chi lo precede, magari con le braccia già alzate, vincendo appunto con il 30% dei voti. Capita e non solo nel ciclismo.
Quello che è poi successo è noto. Invece di cercare consenso, certe ormai ex Segreterie - non tutte, grazie a Dio - si distinsero per un modo di fare che potrebbe essere tranquillamente definito presuntuoso, per non dire arrogante, e l'arroganza (fosse pure essa involontaria), non paga mai, come è noto, soprattutto in politica, che è appunto l'arte del consenso. Occorre peraltro dire che il passato governo (ovviamente a giudizio di chi scrive e che fa questo mestiere da qualche anno) di cose positive ne ha fatte e sarebbe ingeneroso negarle, anche se - tanto per entrare nel merito – in particolare su fronti come turismo, territorio, salute, cultura, rapporti con i media - si poteva fare di più e meglio sia come contenuti sia come modalità.
Acqua passata, in ogni caso, anche se c'è da augurarsi che non abbia logorato qualche ponte inutilmente. Il nuovo scenario politico vede le opposizioni di ieri diventare la maggioranza di oggi, nella logica democratica dell’alternanza all’anglosassone, patria del parlamentarismo quindi doc, fra l'altro anticipando di poco altre scelte politiche, come quella austriaca di queste ore con un inedito governo biancoverde. Risanamento del bilancio, lotta concreta e documentata all’evasione fiscale, liquidità, rapporti con Italia e con Europa, ricostruzione del dialogo - senza ovviamente finirne ostaggio - con associazioni di categoria e società civile, con il mondo dei media, con Banca Centrale; ancora, l'amministrazione della giustizia, che la politica non deve condizionare per nessuna ragione e in alcun modo ma - non sia mai, se si sa leggere la Storia - neppure esserne condizionata.
Esiste su tutto questo un buon programma, che come tutti i programmi necessita di verifiche, anche perché un altro errore del precedente governo è stato non voler fare i pit-stop necessari per cambiare le gomme sgonfie o inadeguate, il che porta necessariamente, alla lunga, a non controllare più la macchina e andare fuori strada. Sarà difficile non affrontare anche la fondamentale ricostruzione dell'immagine di un Paese che comunque deve ritrovare nei fatti la sua identità e il suo prestigio a livello internazionale, visto che soffre tuttora di antichi grandi luoghi comuni e di piccole recenti opacità. Vero è però che questo è un governo non soltanto più esperto, ma anche di fatto più equilibrato del precedente quindi in grado di evitare, almeno sulla carta, certe diciamo ingenuità. Il tutto se riesce a garantire quel rispetto e quel dialogo che sono la chiave di volta del nuovo programma, per ricostruire un tessuto sociale lacerato forse più dai modi che dai contenuti delle polemiche. E proprio questa ricostruzione sociale, al di là di tutto, diventa la grande sfida, necessariamente propedeutica per vincere tutte le altre. In bocca al lupo dunque a tutto il nuovo Consiglio Grande Generale, a tutti i parlamentari eletti che rappresentano ognuno l'intera popolazione, quindi non solo chi li ha votati, e che non hanno vincolo di mandato, come la statua di Girolamo Gozi, davanti alle mura di Città, è lì a ricordare.
In bocca al lupo, oggi che si giura sui Vangeli o sul proprio onore, al nuovo Congresso di Stato e a tutti i suoi Segretari per un impegno storico, storico perché di fatto sono questi tempi che impongono che sia tale. Leggo che Clara Boscaglia scriveva non moltissimi anni fa che, prima di tutto in politica, è importante che la gente possa dire dei politici che "agiscono nell'interesse del Paese e non per interessi veri o presunti di parte, di persone o di gruppi". Aveva ragione e le cose da questo punto di vista non è che siano poi molto cambiate, né potrebbero cambiare.
La gente di San Marino ha vissuto e superato insieme momenti molto più tragici, quindi si tratta di avere coraggio e fiducia per impegnarsi tutti perché sia sempre più una buona terra soprattutto per i bambini, che rappresentano ancora oggi il miglior investimento per il futuro. Non a caso, uno che di coraggio e fiducia in politica se ne intendeva, Winston Churchill, diceva che non esiste migliore investimento, per nessuna comunità, testualmente "than putting milk into babies", magari latte condito proprio con la fiducia in se stessi, nella propria comunità, con l'impegno rigoroso di ogni giorno per lavorare insieme per il Paese, ognuno con le proprie responsabilità, grandi o piccole che siano.
cr