11 anni di attività. Un’esperienza di volontariato che sopravvive grazie alle generose donazioni dei cittadini e che ha compiuto passi da gigante. Ecco, allora, la volontà di presentare pubblicamente i servizi offerti, per contrastare la disinformazione che ancora domina il settore. Da nove anni – come ha spiegato il Presidente, Assunta Meloni - l’AOS promuove un servizio infermieristico domiciliare che, oltre ad assolvere funzioni di accompagnamento, si occupa anche di assistenza sanitaria e conforto psicologico ai pazienti. Un vero e proprio punto di riferimento per i malati, e che, non dobbiamo dimenticarlo, ha permesso nel tempo di evitare molte ospedalizzazioni, fornendo sia un contributo economico allo Stato, sia l’impagabile possibilità per il paziente oncologico di vivere la malattia nel proprio ambiente domestico. Al momento sono tre gli infermieri, 2 a tempo pieno e 1 part-time, impegnati anche nei week-end e nei giorni festivi. Pochi, se pensiamo alla forte incidenza della patologia. C’è quindi il timore di non riuscire a stare al passo con la richiesta. Di qui, la necessità di considerare l’assunzione di almeno un altro infermiere, ma soprattutto di stabilire un rapporto di sinergia tra le istituzioni e l’associazione, sull’esempio delle realtà affini che operano in Italia, per poter sviluppare sempre di più il servizio sul territorio. Da tre anni, grazie alle sollecitazioni dell’AOS, il Day hospital Oncologico del nostro ospedale si avvale anche della collaborazione di un servizio di psico-oncologia. Patrizia Buda e Rosita Guidi sono le due terapeute che si prendono cura dei pazienti e delle loro famiglie qualora lo vogliano, aiutando a sopportare il peso di un’esperienza devastante per mille motivi. Viene stabilito un primo contatto attraverso un processo di accoglienza del paziente per dare la possibilità di interagire con gli operatori del servizio e rendere più accettabile la malattia e le terapie che ne conseguono. Il principale obiettivo è quello di curare la persona sotto tutti i punti di vista. Dunque, un servizio che deve crescere perché di grande utilità e per cui si auspica una sempre maggiore integrazione all’interno della nostra struttura ospedaliera.
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