Fanno un lavoro duro, spesso mal retribuito, che occupa 24 ore su 24. E la trafila cui sono sottoposte per un permesso di lavoro, quando sono messe in regola, perché anche questo non è scontato, non è semplice. Sono le badanti, tornate agli onori della cronaca dopo la nota della segreteria Sanità, poi meglio chiarita dal Segretario Mussoni, che puntava sull'alto costo sostenuto dal sistema sanitario pubblico per curarle, e del fatto che, visti i Paesi di provenienza, spesso portano patologie di una certa rilevanza. Quando le famiglie hanno bisogno di una badante, si rivolgono alle specifiche agenzie di collocamento che hanno domanda e offerta di lavoro. L'agenzia, saputa la patologia di cui soffre l'assistito, cerca la badante più idonea, che magari abbia già avuto a che fare con patologie simili, e fissa un colloquio: se assistente e famiglia trovano un'intesa, dopo un periodo di prova, parte la procedura burocratica. Intanto la famiglia deve ottenere dal proprio medico di base un certificato che attesta la necessità di assistenza continua per il paziente. La badante deve poi recarsi all'ufficio stranieri della Gendarmeria, con passaporto e visto non scaduti, poi ottenere altri nulla osta dal servizio territoriale e dall'ufficio del lavoro. Infine la visita pre-assuntiva, all'ospedale di Cailungo, al costo di 180-190 euro, in teoria a carico della famiglia, ma non sono infrequenti i casi in cui il costo viene diviso a metà o ricada totalmente sulla badante. La visita prevede anche analisi del sangue, tubercolina, elettrocardiogramma. Una trafila che la Federpensionati Csdl, intervenuta per dire di “impedire l'ingresso di persone che risultassero affette da gravi patologie trasmissibili”, dovrebbe conoscere bene.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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