2.000 euro di ingresso, più 50 euro all’anno per i 20 previsti di conservazione delle cellule staminali, più il costo del kit per raccogliere il cordone ombelicale. Questa la spesa sostenuta dai non sammarinesi che si rivolgono alla Bioscience Institute. Una spesa che – grazie all’accordo raggiunto tra il Segretario di Stato per la sanità Fabio Berardi e l’amministratore della prima cell factory sammarinese Guseppe Mucci - scende al solo costo del kit (4/500 euro) per gli assistiti dell’istituto di sicurezza sociale. A Rovereta vengono ibernate in azoto liquido, a -190gradi, le cellule staminali emopoietiche, ovvero quelle che provvedono alla formazione delle cellule del sangue, prelevate dal cordone ombelicale. Oltre a tutte le procedure necessarie alla crioconservazione, viene eseguita una doppia tipizzazione HLA – un complesso di antigeni gruppoematici e tissutali codificati da una serie di geni – sia sul campione conservato, sia sul ricevente. Le patologie attualmente trattate grazie alla ricerca medico-scientifica comprendono 17 tipi di tumori maligni, 7 diverse immunodeficienze, 7 malattie del sangue, 14 errori congeniti del metabolismo. Sono invece in fase di sperimentazione clinica i trattamenti per il morbo di parkinson e l’alzheimer, la distrofia muscolare e la sclerosi multipla, l’ictus e le malattie del cuore, l’artrite giovanile e quella reumatoide. E’ importante ricordare che la Bioscience Institute non tratta cellule staminali embrionali. Lo impedisce l’oggetto sociale perché il loro utilizzo creerebbe seri problemi di natura etica dal momento che l’estrazione delle cellule comporta la distruzione dell’embrione e lo impedisce l’Authority sanitaria. Va anche sottolineato che esiste un'importante distinzione fra conservazione autologa – come quella sammarinese - ed eterologa. Nella prima, le cellule vengono conservate e utilizzate solamente se la persona ne ha bisogno, nel secondo caso, vengono donate e trapiantate al primo paziente con cellule compatibili, oppure utilizzate a scopi di ricerca. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna la pratica di congelare le cellule del cordone ombelicale è diffusa da tempo. Adesso sta prendendo piede anche in Italia: dalle 300 richieste del 2005 si è passati alle 1.700 del 2006 e tutti sono costretti ad emigrare all’estero. Il laboratorio del Titano al momento può conservare fino a 100mila sacche.
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