Il Capitano di Castello di Borgo non intende lasciare l’incarico. I firmatari del documento, votato dalla larga maggioranza dei membri di giunta, in cui si chiedevano le dimissioni di Settimio Lonfernini, non sembrano intenzionati a fare marcia indietro. Risultato: il governo locale di Borgo rischia l’impasse e la legge che regola le giunte di castello non aiuta a risolvere la situazione.
In sostanza, la situazione può essere risolta solo con un accordo interno. La legge del 1994 e le modifiche adottate nel 2002 non prevedono alcuna mozione di sfiducia nei confronti del Capitano, che non solo non è tenuto a dimettersi ma che – come recita il provvedimento legislativo – addirittura non può rassegnare le dimissioni dalla carica nei primi 2 anni del mandato, fatto salvi i casi di malattia grave. E’ anche vero che la stessa legge prevede che la giunta, che non si riunisce per l’espletamento delle proprie funzioni e non adempie nell’anno agli obblighi di legge, può essere dichiarata decaduta e il gruppo di consiglieri che chiede le dimissioni di Lonfernini ha i numeri per mandare deserta ogni convocazione di giunta. Di fatto, con l’elezione diretta del Capitano di Castello e della sua squadra, oggi, per procedere a nuove elezioni la giunta deve perdere la metà più uno dei suoi componenti ed esaurire la graduatoria dei non eletti. Si tratta di una eventualità piuttosto remota, voluta appositamente dai legislatori che volevano evitare tutte quelle consultazioni amministrative, a macchia di leopardo, che avvenivano quando un consigliere di giunta si candidava o veniva eletto in Consiglio Grande e Generale. Adesso, infatti, anche se si dimette, il Capitano di Castello viene semplicemente sostituito. Il Segretario di Stato per i rapporti con le Giunte, Ivan Foschi, non entra nel merito della vicenda, ma si limita ad invitare la giunta ad espletare le proprie funzioni, adoperandosi per il bene del castello e nell’interesse dei borghigiani.
In sostanza, la situazione può essere risolta solo con un accordo interno. La legge del 1994 e le modifiche adottate nel 2002 non prevedono alcuna mozione di sfiducia nei confronti del Capitano, che non solo non è tenuto a dimettersi ma che – come recita il provvedimento legislativo – addirittura non può rassegnare le dimissioni dalla carica nei primi 2 anni del mandato, fatto salvi i casi di malattia grave. E’ anche vero che la stessa legge prevede che la giunta, che non si riunisce per l’espletamento delle proprie funzioni e non adempie nell’anno agli obblighi di legge, può essere dichiarata decaduta e il gruppo di consiglieri che chiede le dimissioni di Lonfernini ha i numeri per mandare deserta ogni convocazione di giunta. Di fatto, con l’elezione diretta del Capitano di Castello e della sua squadra, oggi, per procedere a nuove elezioni la giunta deve perdere la metà più uno dei suoi componenti ed esaurire la graduatoria dei non eletti. Si tratta di una eventualità piuttosto remota, voluta appositamente dai legislatori che volevano evitare tutte quelle consultazioni amministrative, a macchia di leopardo, che avvenivano quando un consigliere di giunta si candidava o veniva eletto in Consiglio Grande e Generale. Adesso, infatti, anche se si dimette, il Capitano di Castello viene semplicemente sostituito. Il Segretario di Stato per i rapporti con le Giunte, Ivan Foschi, non entra nel merito della vicenda, ma si limita ad invitare la giunta ad espletare le proprie funzioni, adoperandosi per il bene del castello e nell’interesse dei borghigiani.
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