Gli insegnanti del CFP mettono nero su bianco tutte le ragioni per cui – a loro avviso – prolungare le lezioni fino al 18 giugno sarebbe penalizzante per studenti e famiglie. Nel mirino la delibera del Congresso del 22 marzo, che non sarebbe stata preceduta da un confronto con il corpo docente. Nella nota ci si chiede quale sia il valore aggiunto di “una settimana in più di scuola”; anche perché “gli alunni – si legge - giungono stanchi al periodo estivo”. E poi altre problematiche, legate ad esempio all'entrata nel mondo del lavoro dei giovani qualificati; oltre alla difficoltà – si osserva - che potrebbero incontrare gli alunni che decidono invece di proseguire gli studi, e necessitano di tempo per preparare esami integrativi. Citati anche i disagi connessi all'uso della mascherina “con l'aumento delle temperature”.
Il corpo docente ricorda inoltre come al Centro di Formazione Professionale, fino a pochi giorni fa, le lezioni si fossero svolte in presenza, non essendosi verificati focolai; e si sottolinea al contempo l'efficacia della didattica a distanza, con l'esperienza acquisita nell'utilizzo degli strumenti informatici. Da qui una domanda: “perché prolungare il calendario se si ritiene che la DAD sia una metodologia comunque valida e assimilabile alla presenza in aula?”. Espressa preoccupazione anche per le notizie circa un inizio anticipato del prossimo anno scolastico; con possibili ricadute negative – si rimarca – sull'organizzazione interna. L'auspicio, insomma, è che alla luce di tutto ciò si possa giungere ad una pianificazione del calendario “più consona e vicina alle necessità degli studenti e delle loro famiglie”.
CFP: docenti puntano il dito contro il prolungamento fino al 18 giugno del calendario scolastico
“Non è un provvedimento fatto nell'interesse degli allievi”, si legge in una nota.
30 mar 2021
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