In uno studio senza precedenti per dimensioni e durata, pubblicato sulla rivista Lancet, che ha coinvolto quasi 400.000 persone di 38 Paesi, è stato confermato il nesso tra colesterolo alto e rischio di infarto e ictus, in particolare per i giovani adulti sotto i 45 anni.
Benedetta de Mattei ha intervistato il prof. Claudio Borghi – Direttore U.O. Medicina Interna del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna e Direttore Scuola di Specializzazione Medicina d’Emergenza Urgenza presso l’Università di Bologna, per chiarire gli aspetti più importanti del colesterolo.
Professore perché si parla di colesterolo “buono” e “cattivo”?
Il colesterolo è in realtà un’unica sostanza, indispensabile per il corretto funzionamento del nostro organismo. Ciò che lo rende “buono” o “cattivo” è la modalità in cui viene trasportato rispetto alla parete delle nostre arterie: le lipoproteine a bassa densità, le famose LDL, tendono a farlo accumulare nei tessuti mentre le lipoproteine ad alta densità, le cosiddette HDL, si spostano in modalità inversa rimuovendo il colesterolo dalla parete delle arterie per trasportarlo verso il fegato dove viene smantellato.
Quali sono i valori raccomandati di colesterolo?
La colesterolemia totale dovrebbe essere mantenuta sotto i 200 mg/dl, ma oggi grande attenzione è rivolta al colesterolo LDL, poiché più strettamente correlato alla possibilità di complicanze, che dovrebbe essere al di sotto di 130 mg/dl nella popolazione in generale, ma con dei livelli progressivamente ridotti, fino a 55 mg/dl, nei pazienti con pregresso infarto o ictus o che per vari motivi hanno un elevato rischio cardiovascolare.
Quali sono i maggiori rischi a cui andiamo incontro se superiamo questi limiti?
Tanto più il colesterolo è elevato tanto più si deposita ed innesca un processo alla base dell’aterosclerosi, per cui le arterie progressivamente si chiudono e gli organi non ricevono l’ossigeno sufficiente. La conseguenza nel caso siano coinvolte le arterie coronarie può essere l’infarto, nell’arteria carotide l’ictus e nelle arterie periferiche l’arteriopatia periferica, che rappresenta un problema in forte crescita perché vi sono una serie di fattori di rischio, presi poco in considerazione nel passato, che oggi stanno emergendo ed hanno come bersaglio le arterie periferiche, soprattutto le arterie degli arti inferiori. In ospedale vediamo moltissime persone con problemi di arteriopatia agli arti inferiori, che sarà a mio avviso una delle nuove epidemie di questo millennio.
Da cosa dipende l’ipercolesterolemia?
Lo stile di vita ha sicuramente una sua rilevanza ma influenza il colesterolo in una misura di circa il 10-12% mentre il resto ha un’attribuzione genetica poiché il valore del colesterolo circolante è in realtà il risultato finale di tre meccanismi di tipo genetico: la produzione di colesterolo da parte del fegato, l’assorbimento del colesterolo da parte dell’intestino e alcuni sistemi cosiddetti di “contro regolazione”, ossia delle proteine che tendono a fare cambiare sulla superficie del fegato il numero di recettori per il colesterolo. Se uno di questi meccanismi è malfunzionante possiamo avere un aumento del colesterolo che sarà proporzionale al numero di difetti genetici del quale siamo portatori.
Quali consigli per tenere sotto controllo il colesterolo?
Alimentazione, attività fisica e peso corporeo sono importantissimi.
Tutte le linee guida sono concordi sul fatto che una dieta ricca di sostanze antiossidanti, quindi prevalentemente frutta, verdura, pesce e latte, abbia un effetto vantaggioso sui livelli di colesterolo. Per condire prediligere i grassi vegetali, come l’olio di oliva, e usare una quantità moderata di sale, circa 5-6 g al giorno, senza eliminarlo completamente perché ciò genererebbe altri problemi. Attenzione ai grassi saturi come dolci, merendine e formaggi eccessivamente stagionati che potrebbero essere pericolosi. Bere piccole quantità di alcol e naturalmente non fumare. Per quanto riguarda l’attività fisica è importante muoversi almeno 30 minuti al giorno per 5 giorni alla settimana. Un altro aspetto fondamentale è il controllo del peso corporeo, perché il grasso addominale influisce notevolmente sul colesterolo, sulla glicemia e sulla pressione arteriosa, promuovendo le malattie cardiovascolari.
Come si cura l’ipercolesterolemia?
La terapia dell’ipercolesterolemia dipende dal livello di alterazione del colesterolo e dal proprio profilo di rischio. Chi non ha avuto un evento cardiovascolare ed ha una colesterolemia totale inferiore a 270 mg/dl può cominciare modificando il proprio stile di vita e sottoponendosi ad un ristretto regime alimentare. Se ciò non si rivelerà sufficiente, come probabile, si dovrà ricorrere alla terapia farmacologica che oggi si avvale di molte e valide opzioni terapeutiche.
Quando invece si superano i 270 mg/dl al paziente viene prescritta immediatamente una terapia farmacologica e la dieta si associa come supporto perché la probabilità di ottenere un controllo adeguato del colesterolo senza farmaci è pari a zero.
Oggi c’è una possibilità alternativa per i pazienti con valori borderline o leggermente elevati: i cosiddetti nutraceutici, delle sostanze di estrazione naturale che hanno un effetto sulla sintesi o sull’assorbimento del colesterolo con un meccanismo parzialmente farmacologico ma di derivazione naturale.
Benedetta de Mattei