Né legalmente, né politicamente vincolante. Questi gli elementi che contraddistinguono l’intesa sul clima, raggiunta dal vertice Onu che si è chiuso a Copenhagen. Il mondo si aspettava un accordo globale e storico per salvare il Pianeta invece la Conferenza ha deluso le aspettative dei più. Il negoziato si è concluso con una semplice “presa d’atto” dell’accordo tra Stati Uniti, Cina, India, Brasile e Sudafrica nonostante la ferma opposizione di buona parte dei Paesi in via di sviluppo. Si fissa come obiettivo un tetto a due gradi del riscaldamento globale rispetto all’era pre-industriale. Vengono poi stanziati 30 miliardi di dollari dal 2010 al 2012 e 100 miliardi al 2020, destinati principalmente ai paesi più vulnerabili per sostenerli a contenere l’impatto dei cambiamenti climatici. Fallimento, fiasco, addirittura tradimento: così il mondo dell’ambientalismo commenta i risultati del vertice. La sensazione è che si debba ricominciare tutto daccapo. “La tempistica non è chiara” - ha detto il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon – “ma faremo di tutto per rendere l’accordo vincolante entro il 2010”.
Silvia Pelliccioni
Silvia Pelliccioni
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