La difesa di Bianchini sta decidendo in queste ore se opporsi all’estradizione. Intanto c’è attesa per l’interrogatorio di uno dei suoi più stretti collaboratori, Riccardo Ricciardi. Dopo aver incassato un no per i domiciliari, gli avvocati di Marco Bianchini, patron della Karnak ormai da una settimana rinchiuso ai Cappuccini, sta decidendo la strategia da seguire, ossia se opporsi all’estradizione in Italia. Gli interrogatori, oltre confine, dovrebbero concludersi entro pochissimi giorni. C’è attesa, ad esempio, per quello di uno dei più stretti collaboratori di Bianchini, Riccardo Ricciardi, fermato a Roma e rinchiuso a Regina Coeli. La Finanza, nel corso dell’operazione, gli ha già sequestrato 8 pc portatili ed una decina di hard disk, nei quali l’indagato ha conservato centinaia di documenti, materiale sicuramente interessante ai fini dell’inchiesta e che potrebbe svelare intrecci per ora sconosciuti, e che ora i periti vorrebbero esaminare. Prima di farlo però, si attendono gli inevitabili ricorsi al Tribunale del Riesame. Se questo dovesse confermare l’attività svolta dalle fiamme gialle, inizierebbero le perizie. A Ricciardi è stata sequestrata anche la casa, a Roma, sulla via Cassia. Ma come è entrato in contatto con Bianchini, anni fa? Qualcuno lo ricorda come agente della Karnak, anche se formalmente non risulta alcun rapporto di collaborazione ufficiale. Ma guidava un’auto di grossa cilindrata riconducibile alla Bi-Holding, il gruppo di Bianchini, e gli inquirenti hanno trovato tutta una serie di documenti che lo legano indissolubilmente al patron della Karnak. Agli inquirenti, sentito in tempi non sospetti, pare che Ricciardi abbia detto: “Io e Bianchini siamo legati da un gentlemen agreement”, un patto tra gentiluomini.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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