Non si tira indietro, Mohammed El Baradei, ex capo dell’agenzia atomica internazionale e uno dei leader più conosciuti dell’opposizione egiziana, dichiarandosi pronto a prendere il potere se gli verrà chiesto dalla piazza. Il premio Nobel per la pace, annunciando di voler partecipare alle manifestazioni previste per domani, dopo la preghiera del venerdì, ha detto che la sua “priorità immediata è di vedere un nuovo Egitto, affrancato dal regime Mubarak, e di voler assicurare una transizione pacifica”. Per i più, infatti, quello che sta accadendo in queste ore segna uno spartiacque nella storia dell’Egitto contemporaneo. Anche oggi è stata però una giornata caratterizzata da tensioni in tutto il Paese, scosso da violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Arrestate altre trenta persone. Colpi d’arma da fuoco sono stati sparati a 10 km da Gaza. Disordini a Suez, Alessandria, Ismailia, Assiut e nel Sinai. Ma i venti di protesta soffiano anche altrove. Sulla scia delle rivolte scoppiate in Tunisia e Egitto, migliaia di persone sono scese in strada a Sanaa e in altre città dello Yemen per sostenere la richiesta di dimissioni del presidente Saleh avanzata dall’opposizione.
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