Sciolte, in nome della semplificazione, altre tre comunità montane emiliano-romagnole. Dopo quelle dell'Appennino bolognese e dell'Appennino piacentino, la Regione ha provveduto - in accordo con i comuni interessati - allo scioglimento della Comunità montana dell'Alta Valmarecchia, a quella dell'Unione Comuni Parma Est e a quella dell'Appennino Forlivese. La prima, in provincia di Rimini, comprendente i comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello; la seconda, in provincia di Parma comprendente i Comuni di Langhirano, Lesignano dé Bagni, Neviano degli Arduini, Calestano, Tizzano Val Parma, Palanzano, Corniglio e Monchio delle Corti e la terza, in provincia di Forlì, comprendente i comuni di Civitella di Romagna, Galeata, Meldola, Predappio, Premilcuore e Santa Sofia. L'obiettivo dello scioglimento, si legge in una nota della Regione, è quello di "risparmiare nei costi di gestione per liberare più risorse possibili per la cura del territorio, i servizi alla persona e il sostegno alle imprese". Il decreto di scioglimento prevede che le Unioni che nasceranno tra i Comuni delle ex Comunità montane subentreranno nella proprietà del patrimonio e nella gestione del personale, a cui sarà, quindi, garantito il posto di lavoro. "In un momento di recessione strutturale della nostra economia e di pesanti tagli agli Enti locali e alle Regioni - spiega Simonetta Saliera, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna - è giusto ottimizzare le risorse disponibili concentrandole su servizi e investimenti mentre si deve risparmiare sui costi fissi di gestione. Con la nascita di Unioni, infatti, i Comuni manterranno tutti servizi e gli sportelli vicini ai cittadini, mentre centralizzeranno gli uffici interni".
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